La danza che celebra la dimensione storica dei luoghi, entra in simbiosi con lo spazio che la accoglie, raccoglie le idee, genera il processo creativo. Logos, come luogo che crea nuove dimensioni culturali, dialoga e interagisce con lo spazio e con il pubblico, e Cortoindanza, i progetti in forma breve della nuova danza d’autore internazionale che dialoga con i diversi linguaggi artistici. Sono le esperienze di scambio individuali e collettive tra i giovani artisti europei e del mondo con il pubblico locale promosse dall’associazione Tersicorea guidata da Simonetta Pusceddu. Giunta alla XIV edizione Logos/Cortoindanza ha terminato un altro lungo viaggio da luglio a novembre 2021 in dieci luoghi diversi della Sardegna tra ventotto creazioni di danza, arte circense, arte performativa e teatro.
Il via al Cortoindanza è partito il 10 luglio a Cagliari nello spazio teatrale InOut con i sette progetti selezionati dalla commissione artistica, tra centinaia di domande pervenute. “È il cuore della rassegna che costituisce il motore dell’innovazione coreografica nazionale, con progettualità che si snodano tutto l’anno. Il bando alla scrittura Cortoindanza è finalizzato a sedimentare processi creativi e relazioni inedite tra opere e spettatori. In questi quattordici anni ha concretamente sostenuto e sostiene la giovane danza e la creazione artistica di tanti coreografi e interpreti. Grazie al festival oltre duecento progetti sono potuti decollare e circuitare nei migliori festival europei. Una vetrina importante per lo sviluppo dell’arte contemporanea in Sardegna”, spiega Simonetta Pusceddu, anima instancabile di Tersicorea che dal 1989 promuove e sostiene gli artisti attraverso le residenze artistiche: percorsi creativi, in un dialogo stretto e ininterrotto fra corpo e ambiente. Quattrordici danzatori-interpreti per sette titoli diversi, tutti di ottimo livello tecnico e dai contenuti profondi e sempre attuali, hanno portato in scena le loro coreografie in pillole, selezionati dalla commissione artistica di quindici esperti: “Beautiful Chaos” di e con Sin Yi Lau; “Oh Peter, hello.“Goodbye” di Laura Matano con Diletta Antolini e Francesco Corvino; “Prometeo?” di e con Lorenzo Cavello; “Rua da Saudade” di Adriano Bolognino con Rosaria di Maro; “No Caption needed” di e con Giulia Cannas; “Tutto nel segno di Lei_at the first glance” di Roberta Ferrara con Antonello Amati e Laila Lovino; “Unsaid” di Alessandra Scalambrino con Giulia Barbera e Gaia Melluzzo. Ospite fuori bando a conclusione della serata “Comme un symbole” di e con Alexandre Fandard, Compagnia Al-Fa Parigi. “C’è una iperproduzione di spettacoli, più di quelli che si devono consumare. Molti lavori muoiono prima che incontrino il pubblico. Noi abbiamo una responsabilità per porre le migliori condizioni per salvaguardare questi giovani artisti e i loro progetti – sottolinea Enrico Pastore, critico di teatro e danza, componente della Commissione artistica del Cortoindanza – Noi non diamo premi, cerchiamo di creare le condizioni economiche, distributive, formative, e cercare con i nostri pochi mezzi di fornire questo supporto. Sta a loro costruire un futuro diverso, ma la sinergia tra generazioni può fare molto”.
La rassegna internazionale Logos/Cortoindanza si è articolata nell’edizione 2021 in ventotto appuntamenti che sino a novembre hanno traghettato nell’isola una cinquantina di giovani artisti da Italia, Francia, Spagna e Slovenia che nelle scorse edizioni hanno portato la loro creazione in forma embrionale, ora sviluppata nella forma compiuta nel percorso di tutoraggio delle residenze artistiche promosse dal festival in collaborazione con i diversi partner della danza internazionale. L’11 luglio è stato presentato “Elegia delle cose perdute”, una riscrittura del romanzo “I poveri” dello scrittore portoghese Raul Brandau, con la regia di Stefano Mazzotta che mette in scena sette danzatori-interpreti: Amina Amici, Damien Camunez, Manuel Martin, Miriam Cinieri, Gabriel Beddos, Alessio Rundeddu; Riccardo Micheletti. “Un progetto sul tema dell’esilio che ha la forma della nostalgia, della memoria come materia che determina la traccia delle nostre radici e identità, sviluppato all’interno di un intenso percorso triennale di residenze con Interconnessioni e che a novembre ha visto la luce anche in un mediometraggio”, racconta Mazzotta. Sei le tappe nell’isola di questa profonda narrazione in quadri, tra i Parchi degli ulivi millenari di Villamassargia e Villacidro, in un dialogo stretto tra archeologia, botanica e danza contemporanea, le bellissime chiese antiche di San Sisinnio a Villacidro e di San Giuliano a Selargius, e i Comuni Allai e Bitti. Una creazione pensata per spazi a cielo aperto interpretata dai danzatori Amina Amici, Damien Camunez, Manuel Martin, Miriam Cinieri, Gabriel Beddos, Alessio Rundeddu e Riccardo Micheletti. E poi dallo spazio scenico al grande schermo. Mazzotta ha diretto anche il film dal titolo omonimo, frutto poetico della residenza artistica triennale Interconnessioni, promossa, organizzata e curata da Simonetta Pusceddu per Tersicorea, prodotto e interamente girato in Sardegna, presentato il 27 novembre 2021 in prima nazionale a Cagliari, al Teatro Ersu di Cagliari, dopo l’anteprima a Rovereto. Il film Elegia delle cose perdute ha trovato la sua geografia d’elezione tra le case campidanesi di Settimo San Pietro e Dolianova, la spiaggia e il mare di Kal’eMoru, il rifugio Don Bosco a Cagliari e lo stagno di Sal’e Porcu a Oristano e conosce più formati di fruizione, essendosi concretizzato anche in una produzione in situ e in un libro fotografico in uscita per l’editore Elisso.
Il 18 luglio Logos-Cortoindanza ha portato in scena altre due creazioni: “Graft”, di e con Sofia Casprini e “752 Giorni”, di e con Silvia Bandini. Nella prima, l’autrice elabora con leggera ironia il conflitto tra pensiero e irrazionalità, in una società che tende all’omologazione, a creare stereotipi e a chiudere gli individui in schemi predefiniti. Un dialogo muto e sospeso tra due personaggi invece nella seconda creazione: una danzatrice ed una marionetta di legno si incontrano in uno spazio rarefatto dove il tempo si dilata e il silenzio ne scandisce il ritmo.
Il 24 e il 31 luglio la compagnia indipendente di ricerca artistica “Oltrenotte”, fondata da Lucrezia Maimone e Riccardo Serra, ha presentato al TOff tre opere in fase di creazione dove “L’indagine artistica ruota attorno all’immaginario rivelatore del sogno, alla vita quotidiana trasposta su un piano metafisico, alla frantumazione dell’io e l’enigma dell’identità, fino alla costruzione di un luogo dove la verità si confonde con l’invenzione”, spiega Maimone. Tre progetti in forma di studio che si sviluppano intorno alle tecniche coreografiche, l’acrobatica e la manipolazione d’oggetto: “Eterna”, regia e coreografia di Lucrezia Maimone, in scena. Violino: Elsa Paglietti; allestimento luci e scenografia; “Il sogno di Giacobbe”, regia e coreografia di Lucrezia Maimone. In scena: Elie Chateignier; pianoforte: Lucia Paglietti; Cappello Pepebianco; allestimento luci e scenografia: Riccardo Serra e Gerardo Gouvela. Produzione Tersicorea; e “Notte”, scrittura di Lucrezia Maimone e Riccardo Serra; regia e coreografia di Lucrezia Maimone; in scena Amedeo Podda e Giulia Cannas. Quest’ultima rappresenta il cuore dell’indagine, fondamentale per avviare una ricerca sul corpo e portarla verso una narrazione singolare.
Il 22 agosto ancora due creazioni di Logos-Cortoindanza all’Ex Lazzaretto di Cagliari: “Mapa”, un’indagine sul movimento migratorio, basato sul mondo dei rifugiati e dei confini, e a seguire “Vicina distanza”, un viaggio alla scoperta della nostra profonda complessità e sul precario equilibrio delle relazioni; il 5 settembre a Selargius, l’antica Chiesa di San Giuliano ha fatto da palcoscenico suggestivo per altri due progetti: “C’est toi qu’on adore” della giovane coreografa e danzatrice francese Leila Ka, in scena con Alexandre Fandard, che si interroga ancora una volta sul destino e sulle possibilità di cambiamento, e subito dopo ancora la coppia di coreografi e danzatori francesi in “Tres loin, à l’horizon”, in cui hanno ripercorso il tema vasto e infinito, dell’alterità, stavolta dal punto di vista della nostra posizione in rapporto al divenire del “sé” nel tutto, nel mondo; il 6 settembre nello spazio InOut il progetto multidisciplinare “La donna che aveva due ombelichi”, di Sara Angius, in scena insieme a Stefano Roveda: danza contemporanea e teatro di figura che esplorano aspetti esistenziali dell’identità, in particolare la connessione tra i due poli, passato e futuro, concepiti come due ombelichi che si influenzano a vicenda. Il 17 settembre all’Ex Lazzaretto il progetto di residenza di co-creazione Logos 2021 ha visto l’incontro tra i due autori provenienti da territori, culture e esperienze diverse, Milan Tomasik (Slovenia) e Sara Angius (Italia) in “Match?”. Insieme hanno dato anima alle poetiche di creazione di ciascuno per creare un tessuto drammaturgico a più voci. Il mondo grigio di due adulti che riescono a tuffarsi nell’immaginario dei bambini, dove tutto diventa nuovamente possibile nella creazione di danza “La crisi de la Imaginacion”, nello spazio scenico del TOff il 25 settembre; e ancora un racconto tra danza, clownerie e teatro, pensato e costruito come un viaggio fiabesco nel mondo oscuro dell’inconscio, in “Simposio del silenzio”, di Lucrezia Maimone, in scena con Damien Camunez nell’appuntamento del 20 novembre al Teatro Conservatorio di Cagliari, co-organizzazione CeDAC. “È un complesso viaggio che ci traghetta dall’infanzia all’età adulta, dove l’adolescenza è il luogo delle trasformazioni, dei sogni e dei desideri. Al centro l’inquietudine e la fragilità di una giovane protagonista e la sua goffa relazione interrogativa con grossi e pesanti libri, metafora di ipotetiche risposte e strade percorribili, in un viaggio alla ricerca di sé”, spiega la coreografa e danzatrice cagliaritana.
Gli ultimi due appuntamenti della XIV edizione di Logos/Cortoindanza si sono tenuti il 21 novembre al TOff: la commovente storia di “Piramo e Tisbe” raccontata da Ovidio nelle sue Metamorfosi, di Claudio Malangone, con Adriana Cristiano e Antonio Formisano e “Ain”, una ricerca di ricordi dimenticati o esiliati, di e con Elie Chateignier. Una creazione questa che “nasce dal desiderio di un’arte plurale che abbatta i diversi confini: quelli che separano le lingue, che dividono i vari atti della creazione e che murano lo spazio pubblico al di fuori dello spazio scenico”, racconta la coreografa e danzatrice francese. Tra le novità di questa edizione la nascita del primo progetto di formazione professionale Anatomie Teatrali, rivolto a danzatori e circensi nella città di Cagliari, con l’obiettivo di fornire gli strumenti necessari per la creazione artistica contemporanea e multidisciplinare. Il workshop, partito a gennaio, si è articolato fino a dicembre, sostenuto dalla Tersicorea con la direzione artistica di Simonetta Pusceddu e dal Teatro del Sottosuolo diretto da Vincenzo De Rosa.
“Trentadue anni fa nel 1989, anno in cui cadde il muro di Berlino, nacque la Tersicorea crocevia di libertà, crogiuolo d’arte e creazione, centro di sperimentazione, ricerca confronto, di scambio intergenerazionale e di metodologie e poetiche, attraverso residenze artistiche e rurali in forma di “cantiere”, di cui Tersicorea è promotrice in Sardegna – prosegue Simonetta Pusceddu – Un impegno ultratrentennale che l’associazione, centro cagliaritano di diffusione e produzione della danza contemporanea nel dialogo continuo con i differenti linguaggi artistici, porta avanti attraverso le residenze artistiche, i cantieri permanenti, la valorizzazione dei siti identitari. Grazie al mio grande amore e a chi ha voluto condividere questi anni di grande lavoro”.