Niky Marcelli (ph. Simona Poni)
Un vero gentiluomo non segue la moda, la fa!
Questo è da sempre il Vangelo dello scrittore Niky Marcelli, considerato uno degli ultimi dandy e una vera e propria icona dello stile maschile.
Dieci libri pubblicati tra gialli, romanzi d’avventura, racconti e manuali di cucina, alla media di uno all’anno. A Natale è uscito libreria La Donna di Lana, terzo volume della saga de La Contessa Rossa e già sta lavorando al secondo giallo della Lince.
La sua è un’eleganza “comoda”, da “gentiluomo di campagna” e al tempo stesso rigorosamente classica, che se da una parte getta un lungo e intenso sguardo al passato, non è tuttavia scevra di alcune piccole contaminazioni più contemporanee che contribuiscono a dare l’idea di un fascino senza tempo.
Niky, che cosa non dovrebbe mai mancare nell’armadio di un gentiluomo?
Forse è meglio partire da quello che, per converso, dovrebbe mancare nella maniera più assoluta. Perché più mi guardo intorno e più sono costretto amaramente a constatare il trionfo di una ineleganza e di una volgarità, non solo nei modi ma anche nel vestire, che fa veramente accapponare la pelle a qualsiasi persona dotata di una minima briciola di buon gusto.
Va bene, allora parliamo di quello che non ci dovrebbe assolutamente essere.
Potrei farti un lungo elenco, ma cercherò di tenermi sull’essenziale. No, nella maniera più assoluta ai pantaloni corti per qualsiasi persona di sesso maschile che abbia superato i dieci anni di età. Non si possono davvero guardare quelle gambe pelose, spesso anche storte. Oltretutto, non è che il novanta per cento della popolazione mondiale sia composta da adoni, io stesso non lo sono assolutamente, quindi dover vedere in giro per la città, esposti come sui banchi del mercato, corpi sfatti, con le pance, in “canotta e t-shirt”, magari con l’ascella “pezzata” e le ciabatte, è veramente il massimo del minimo. È il trionfo della cafonaggine e della rozzezza. Meno che mai i cosiddetti pinocchietti, quelli tagliati sotto al ginocchio, che rendono la gamba di chi li indossa ancora più corta di quanto magari gliel’ha già fatta Madre Natura. Sembrano tanti bambini scemi, soprattutto se poi portano anche l’immancabile cappellino da baseball con la visiera sulla nuca e magari hanno cinquant’anni suonati.
E per cortesia, già che siamo in tema di pantaloni, evitiamo quelli a vita bassa con corollario di mutanda che sporge, quando non direttamente il solco delle chiappe! Può essere forse tollerabile su una fanciulla ventenne, ma su un uomo – magari abbondantemente adulto – è solo ributtante.
Anche per le t-shirt dovrebbe esserci un limite di età o, perlomeno, un minimo di buon senso. Se giri con un cocomero sotto la pancia e, oltretutto, sei alto un metro e sessanta, innanzitutto mettiti a dieta e, inoltre, cosa indossi a fare un capo attillato?
Ma il top del top dell’orrore è senz’altro il sandalo! Con e senza calzini! Ritengo che le uniche persone di genere maschile autorizzate ad indossare questo tipo di calzature siano i frati. Nessuna cittadinanza nemmeno per gli zoccoli, Crocks e simili. Un uomo elegante non li concepisce nemmeno nei suoi peggiori incubi.
Mi sembra che la panoramica generale delle cose da evitare sia abbastanza chiara…
Diciamo che questo è – come si dice oggi – lo starter-pack. Le basi. Poi, se dovessimo entrare nel dettaglio, l’elenco sarebbe senz’altro più lungo.
E cosa, invece, un gentiluomo elegante dovrebbe avere assolutamente nell’armadio?
Ci sono molti indumenti secondo me irrinunciabili, ma il capo-principe – se mi permetti il gioco di parole – è il capospalla. Le giacche, segnatamente. Che devono essere ovviamente sobrie e scelte in colori che non “sbattano”, ma soprattutto devono essere di materiali naturali. Il sintetico dovrebbe essere assolutamente bandito da un armadio elegante. Abiti, camicie, polo, maglie, giacche, pantaloni… Tutto dovrebbe essere rigorosamente – a seconda del clima e delle stagioni – di lana, di seta, di cotone, di lino. Le uniche concessioni al sintetico sono per l’abbigliamento cosiddetto “tecnico”: Impermeabili, cerate, piumini, tute da sci… Laddove non sia ovviamente praticabile l’utilizzo di succedanei in fibre naturali.
Tute da ginnastica?
Nì. Ma sono comunque da preferire quelle tipo “felpa”, più sobrie e che si trovano anche in cotone, a quelle in acetato. Tute che – lo chiarisco subito – vanno lasciate nell’armadietto della palestra o del centro sportivo e indossate solo ed esclusivamente in quell’ambito. È abominevole, infatti, vedere persone – di entrambi i sessi – in giro per strada o a far la spesa con la tuta da ginnastica, o con i pantaloni di detta tuta. E, magari, sotto indossano mocassini o decolté.
Visto che hai aperto il discorso scarpe…
Mi taccio su quelle femminili perché apriremmo un vaso di Pandora e perché, in ogni caso, stiamo parlando di abbigliamento maschile. Tuttavia, ti sembrerà forse strano, ma ritengo che sulla scarpa possiamo permetterci un filo di eccentricità e “osare” qualcosina di più anche noi maschietti. Ho detto “qualcosina”, sia chiaro! Consiglio in genere di acquistare prevalentemente scarpe confezionate con fibre naturali, tuttavia la suola di gomma non è certo proibita. Oltretutto, isola meglio. E, se la sobrietà deve comunque essere sempre il nostro faro, se parlando di scarpe sportive possiamo comunque allargare un po’ le maglie, soprattutto d’estate. Ad esempio, io ho una collezione di Vans, di foggia sobria ma di tutti i colori, che abbino alle camicie o alle polo. Oltretutto ho scoperto che hanno praticamente gli stessi colori delle Lacoste e mi diverto molto a giocare con gli accostamenti. E anche nella mezza stagione, molte scarpe sportive hanno fogge e tinte che possono dare un tocco casual senza sfigurare, ma anzi “sdrammatizzano”, anche sotto giacche e pantaloni di taglio più classico. L’importante è evitare la pacchianeria e regolarsi secondo le occasioni. Se non sei una rock-star, ad esempio, magari non è il caso di presentarsi ad un matrimonio con il tight e le Nike Air. O con gli anfibi Timberland – vieppiù quelli classici gialli, per altro bellissimi in altri contesti – sotto lo smoking ad una cena formale.
Nessuna concessione alla mode del momento?
Le “concessioni” ci possono essere, ma devono essere – appunto – concessioni. Centellinate e ben ponderate. E soprattutto non bisogna essere dei fashion victim ed inseguire costantemente l’ultima tendenza. In primis perché farci imporre da terzi quello che “dobbiamo” indossare è assolutamente spersonalizzante e, in seconda istanza, perché può capitare che “l’ultimo grido della moda” una volta indossato, ci stia da cani. Infatti, non tutti stanno bene con tutto e ci sono capi che magari donano al mio vicino ma addosso a me fanno ribrezzo. Perché, checché ne dicano i filosofi, gli uomini non sono tutti uguali. Perlomeno fisicamente.
Non hai mai disdegnato i jeans…
Come farne a meno? Ovviamente di taglio classico. Classico per i jeans, intendo. I pantaloni con le pinces in denim mi sembrano uno strano connubio. C’è solo un piccolo accorgimento di carattere anagrafico, che mi sento di suggerire: dopo i sessant’anni – a meno che non si sia artisti affermati o la rock star di cui sopra – magari non indossiamoli proprio tutti i giorni.
È nota la tua passione per i cappelli, al punto che ti sei fatto confezionare una linea personalizzata di panama. Ma, l’uomo elegante, può prescindere da questo accessorio?
Certo! Soprattutto se, al contrario del sottoscritto, è dotato di una bella chioma. L’importante è che – con o senza cappello – la suddetta capigliatura sia pulita e curata. Come tutto il resto del corpo, che – non dimentichiamolo mai – è l’unico che possediamo e per il quale dobbiamo avere il massimo rispetto e la massima cura, nel “mantenimento” come nel “vestimento”. E questo non solo per ovvii motivi di salute, ma perché è il biglietto da visita con cui ci presentiamo agli altri.