Per il suo nuovo singolo “Che ne sai”, Lyant si racconta in un brano che fonde leggerezza e riflessione, dando vita a una canzone nata da un momento di blocco creativo, ma con una carica di energia positiva che celebra la resilienza e il ritorno alla propria autenticità. Su una base musicale ispirata ai timbri degli anni ’70, Lyant esplora il tema della rivalsa interiore, trasformando l’incertezza in una spinta per riscoprire il proprio ritmo. Con uno stile che incoraggia a rispettare i propri tempi e a muoversi nel mondo con consapevolezza, Lyant ci porta in quelle fasi della vita dove ci si può sentire bloccati, ma con l’invito a fare le cose “a modo proprio”.
Nel corso dell’intervista, Lyant condivide come “Che ne sai” rappresenti un nuovo modo di affrontare i momenti di difficoltà creativa, dove il blocco diventa una risorsa e un’opportunità di introspezione. Con un background musicale che spazia tra chitarra, pianoforte e beatmaking, Lyant ci svela l’equilibrio tra l’ispirazione sonora e l’ascolto autentico di sé stessi, sottolineando l’importanza di accettarsi, anche nell’apparente inadeguatezza.
In questo percorso verso una sempre maggiore consapevolezza, l’artista si appoggia alla sua formazione accademica in musica elettronica, ma soprattutto alla libertà creativa che guida il suo lavoro. “Che ne sai” è un invito a riscoprire il proprio valore e a non lasciarsi scoraggiare dai momenti di incertezza: un messaggio potente per chi vuole abbracciare la propria unicità e autenticità.
“Che ne sai” è un brano positivo e allegro, eppure nasce da un momento di difficoltà creativa. Come descriveresti il tuo rapporto con la musica nei momenti di incertezza?
Nonostante ho sempre permesso a questi momenti di bloccarmi creativamente, con “Che ne sai” ho imparato che posso affrontarli e trarne vantaggio. Infatti il brano, seppure all’inizio stentava a nascere, mi ha portato a riflettere su chi fosse a farmi sentire quest’incertezza: me stesso.
Adesso, anche nei momenti più bui, trovo la forza dalla consapevolezza che le difficoltà e le distrazioni sono solo dei test a cui la vita vuole sottopormi affinché torni in carreggiata più forte e con ancora più convinzione.
Il singolo parla di trovare il proprio ritmo e fare le cose nei propri tempi. Cosa rappresenta per te questa libertà di espressione? E quanto è importante per te che la musica rifletta la tua unicità?
Rispettare i propri tempi è, secondo me, l’unico modo per realizzare qualcosa di concreto e che ci soddisfi al 100%. Solo ascoltando sé stessi si raggiunge quella serenità che permette di far emergere la bellezza dei propri progetti. L’unicità è importante tanto nella musica quanto nella vita, e se si è autentici, questo si proietta su tutto. Questo approccio è lo specchio di un’identità unica.
Hai un background musicale vario: chitarra, pianoforte, beatmaking. In che modo questi strumenti influenzano la tua scrittura e produzione? Quale senti più tuo in questo momento?
Mentre la chitarra resta uno strumento a cui mi sono dilettato da ragazzino, il pianoforte ancora oggi è per me non solo un punto di riferimento, ma anche un grande aiuto nell’approccio alla composizione. Il beatmaking invece, è il cuore pulsante del mio modo di fare musica. Mi permette di realizzare l’ambiente perfetto in cui dar vita al brano nella sua totalità, per me necessario ancora prima della scrittura del testo.
La frase “per chi vuole sentirsi adeguato nella propria inadeguatezza” è molto potente. Cosa speri che il pubblico percepisca ascoltando “Che ne sai”?
Il messaggio che voglio mandare con “Che ne sai” è di apprezzare e ascoltare ciò che sentiamo dentro, in tutte le circostanze. Decidere il modo in cui affrontiamo le cose, di quanto tempo abbiamo bisogno per realizzarle e per realizzarci, spetta solo a noi. Spero di indirizzare chi mi ascolta verso una nuova consapevolezza: ascoltare il lato più sincero di sé stessi, senza paure.
Studi musica elettronica al conservatorio. In che modo questo percorso accademico arricchisce la tua musica e le tue capacità di artista?
Penso che il conservatorio non abbia influenzato la mia evoluzione sonora, ma piuttosto portato a riflettere sull’ importanza della libertà nell’approccio creativo.