MamaBaba è una donna carismatica, un’artista ricca di talento, una cantante dalla voce incredibile e una cantautrice con un amore spassionato per la musica. Sguardo ad Oriente rappresenta una parte del suo nuovo percorso, un racconto sincero e puro, dove in 7 brani, racconta la sua seconda vita, quella fatta di sacrifici, di momenti no, ma anche di resilienza, di forza e coraggio per raggiungere il suo obiettivo. Un percorso evolutivo che parte con la malinconia e termina con la speranza per la realizzazione dei propri sogni. Sguardo ad Oriente descrive così un attimo di sana follia, un momento di studio e di curiosità verso un genere inusuale, ma che l’ha avvicinata a mondi musicali differenti e lontani. Sonorità tratte dal pop cinese e brani in lingua italiana utili ad unire percorsi e attimi di vita. Sguardo ad Oriente è per MamaBaba il modo più naturale e interessante per raccontarsi senza filtri.
Come nasce l’esigenza di quest’album?
Ho cominciato ad ascoltare queste sonorità asiatiche con curiosità e in seguito con l’intenzione di scoprirle. Non c’era un fine particolare, ma solo un grande interesse personale. Tuttavia, solo in seguito, cercando di canticchiare quello che ascoltavo, ho sentito l’esigenza di provare a inserire un testo in lingua italiana. La curiosità del momento mi ha portato ad osare con delle sonorità innovative e fuori dal mercato.
Oltre alla curiosità, cosa hanno scaturito in te queste sonorità e questi ascolti?
La volontà di esprimermi in modo diverso, ma portando uno stesso filo conduttore. Musicalmente c’è una grande varietà nei brani presenti, ma c’è anche la volontà di proporre un album per tutti e destinato a tutti. Queste sonorità in me hanno scaturito la curiosità, ma anche la volontà di studiarle, cantarle e di farle conoscere.
Un miscuglio di generi all’interno di questo album…
Ed è proprio per questo che la gente deve ascoltarlo. Questo è un album dove all’interno c’è di tutto. Infatti, c’è del pop, c’è dell’elettronica, ci sono le chitarre metal, c’è del rock e tanti altri mondi musicali. Quindi, è riduttivo parlare di quest’album solo per il pop cinese; anche perché presenta una varietà di generi. Questo disco genererà curiosità e spero quindi che in tanti possano incuriosirsi proprio come successo a me.
Fai in fretta come singolo trainante. Perché questa scelta?
È una canzone di mezzo e rappresenta in pieno l’idea dell’album. Nel disco racconto un’evoluzione ben definita, da un momento di apparente malinconia e tristezza, ad una sorta di risveglio, con la speranza di realizzare i propri sogni e i propri desideri. Ecco, Fai in fretta si posiziona nel centro; è una canzone dura, cruda e con degli atteggiamenti rock, ma è anche un brano che si apre al futuro, con uno sguardo quasi speranzoso al domani che verrà.
C’è un altro singolo che potrebbe rappresentare questo progetto?
Potrei indicarne due: Come il sole, anche se è un brano molto malinconico e Pensami domani! In particolare, Pensami domani, è forse il brano che più di tutti rappresenta la mia seconda vita. Ci sono frasi e immagini che identificano perfettamente me, la mia storia e la seconda parte del percorso.
Un album che dimostra anche la tua libertà espressiva…
Sicuramente sì! In Sguardo ad Oriente faccio mio il concetto di libertà; anche perché con la musica ho la possibilità di esprimere quello che sono e che voglio attraverso l’utilizzo delle sonorità che più mi colpiscono. Non ho l’esigenza di piacere a tutti, ma voglio far vedere chi sono a chi avrà voglia di ascoltarmi. Senza questa libertà, probabilmente non riuscirei a raccontarmi senza filtri.
Un calendario fitto di impegni, eventi e concerti, ma porterai in giro anche questo progetto?
Onestamente non penso! Ogni tanto canterò qualche canzone e proverò a portarle in qualche evento, ma questo è un album da ascolto e non suonato. Infatti, non ho avuto il supporto di una band in fase di realizzazione. La mia idea, con Sguardo ad Oriente, era di proporre un qualcosa che potesse stare su un supporto fisico e venire ascoltato con tranquillità in qualsiasi momento. Mi piacerebbe che venisse ascoltato, ma soprattutto che venisse capito.
Qual è il più bel complimento che ti hanno fatto sul palco?
Ce ne sono stati diversi, ma se ne devo sceglierne uno, dico quello che mi ha detto un signore alla fine di un concerto, dopo che ho cantato in inglese: non ho capito nulla di quello di quello che hai cantato, ma sei riuscita ad emozionarmi tantissimo. Ecco, questo è quello che mi ha colpito di più; perché la musica non va sempre capita, ma deve emozionare.
In questo album tocchi tanti generi diversi, ma il tuo primo amore rimane il blues: cosa rappresenta però per te questo genere?
Il blues è la mia casa. Posso fare mille progetti, cantare ogni tipo brano, toccare ogni genere o scrivere pezzi su sonorità differenti, ma alla fine, la necessità è quella di tornare sempre al mio amore. Il blues è il mio porto sicuro, è il posto musicale dove sento di essere me stessa.