È da pochissimo uscito “Pensare”, il nuovo singolo di Marsenio, pseudonimo di Manuel Fronterrè. A un anno di distanza dalla sua ultima pubblicazione, l’artista siciliano torna a collaborare con la cantante Caterina Catalano per regalarci un brano rap introspettivo dalla sonorità rock, nel quale l’artista racconta l’impatto negativo che hanno avuto su di sé certi pensieri ossessivi che lo hanno accompagnato durante un lungo periodo della sua vita.
Qual è stato il momento che ti ha fatto dire “voglio fare musica”?
Il momento in cui ho capito che volevo fare musica è stato la prima volta che ho messo piede in uno studio di registrazione, nel lontano 2012. In quel momento avevo già intuito che quel tipo di realtà sarebbe stata la mia migliore compagna di viaggio: quell’esperienza in studio mi aveva lasciato delle emozioni talmente tanto intense da farmi sentire, per la prima volta, davvero felice. La musica ha sempre rappresentato per me qualcosa di grande, il vero ponte di collegamento tra il mio mondo interiore e quello degli altri. È stato grazie ad essa che ho avuto la possibilità di mettermi in gioco, di creare connessioni, di far emozionare le persone. Tra tutte le varie forme d’arte è sempre stata quella con cui mi sono identificato di più: è la più astratta, la più libera e la più universale, proprio come me.
Raccontaci “Pensare” in qualche riga.
“Pensare” parla di me e della mia tendenza all’introversione. Ma non solo. Parla anche di un evento disagevole della mia vita di cui, però, non faccio mai riferimento esplicito. Quando l’ho scritta stavo attraversando un momento di profonda crisi, ero nel pieno di un cambiamento radicale. Un cambiamento che mi ha scosso dentro, che mi ha totalmente rivoluzionato. “Pensare” è stata concepita proprio durante quella fase turbolenta della mia vita in cui avevo la necessità di scrollarmi di dosso una parte di quel dolore e di condividerla con il mondo esterno attraverso la musica.
Qual è l’aspetto della tua musica di cui sei più fiero?
La pianificazione e la capacità di trasformare eventuali “problemi” in opportunità. Durante la stesura di un brano, sia per quel riguarda il testo che per quel che riguarda la musica, tendo a prestare particolare attenzione al dettaglio, a seguire degli schemi prestabiliti che mi sono autoimposto. E talvolta questa cosa può anche avvenire in maniera un po’ maniacale. Quando realizzo un brano cerco di pormi volutamente degli obiettivi anche un po’ irrealistici, in modo da spronarmi a dare il meglio di me. In questo modo, alla fine, rimango sempre e comunque soddisfatto del risultato ottenuto.
Qual è invece il tuo tallone d’Achille, l’aspetto su cui senti di dover migliorare?
Il burnout. Per via del mio essere eccessivamente perfezionista in tutto ciò che faccio, tendo a raggiungere dei livelli di stress molto elevati. Questo mi costringe a dovermi prendere delle lunghe pause a seguito di un lavoro svolto. Poiché tendo ad investire sempre una quantità di energie psicofisiche notevoli anche nella musica, tendo a dedicarmi ad un progetto alla volta. Il solo modo che ho poi di ricaricarmi al termine di tutto è quello di isolarmi dal mondo esterno per lunghi periodi.
Come speri di continuare la tua esperienza musicale?
Spero di riuscire un giorno a realizzare un progetto musicale nel quale poter includere tutti gli artisti emergenti che stimo maggiormente. La condivisione per me è fondamentale e poterla vivere anche in ambito musicale è qualcosa di molto stimolante e significativo. Oltre a questo, credo che la mia esperienza musicale solista proseguirà in maniera totalmente diversa rispetto a com’è oggi: inizierò a dare un po’ più di spazio a quella parte di me più autentica che finora ho lasciato emergere solo per metà. E quando questo accadrà, so già che se ne vedranno delle belle!