Dal 12 settembre 2024 al 6 gennaio 2025
Museo Civico Archeologico
Bologna
Oltre 60 fotografie selezionate dall’autore insieme all’installazione Common Sense composta da 250 scatti e una intervista inedita, per ripercorrere la carriera di uno dei più famosi fotografi documentaristi contemporanei.
Un progetto di
24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE
In collaborazione con
Settore Musei Civici Bologna | Museo Civico Archeologico
Magnum Photos
A cura di
Martin Parr
“Si può imparare di più sul Paese in cui si vive da un comico che dalla conferenza di un sociologo.”
Martin Parr
Il suo sguardo è immediatamente riconoscibile, una lente di ingrandimento a colori vivaci che crea storie partendo dalla realtà, che cattura momenti autentici e spesso eccentrici della vita quotidiana cogliendo l’essenza di un luogo o di una situazione attraverso la ricerca del dettaglio perfetto, che offre una prospettiva unica e spesso provocatoria della società contemporanea.
Martin Parr (classe 1952) – senz’altro uno dei fotografi documentaristi britannici più affermati e riconosciuti del nostro tempo – sceglie il Museo Civico Archeologico di Bologna per presentare il progetto espositivo Short & Sweet, da lui direttamente curato, insieme a Magnum Photos, dopo l’ampio successo di pubblico recentemente ottenuto al Mudec – Museo delle Culture di Milano.
Dal 12 settembre 2024 al 6 gennaio 2025 la mostra Martin Parr. Short & Sweet – prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE in collaborazione con il Museo Civico Archeologico del Settore Musei Civici Bologna e Magnum Photos, e con il patrocinio del Comune di Bologna – presenta oltre 60 fotografie da lui selezionate appositamente per questo progetto e affiancate al corpus di immagini della serie Common Sense, che lo ha reso famoso, per ripercorrere, anche attraverso una intervista inedita a cura della storica e critica della fotografia Roberta Valtorta, la carriera di uno dei più famosi fotografi della nostra epoca.
Gruppo Hera è sponsor della mostra.
LA MOSTRA
Attraverso una cronaca fotografica senza filtri e fuori dalla retorica, il percorso espositivo si apre ‘in bianco e nero’, ovvero con la serie The Non-Conformists, immagini scattate dal 1975 al 1980 da un inedito, giovane e ispirato Parr, appena terminata la scuola d’arte. Per questo progetto, l’autore all’età di ventitré anni, insieme alla sua compagna (e futura moglie) Susie Mitchell, si muove della metropoli londinese verso le periferie dello Yorkshire. Per cinque anni la coppia documenta quotidianamente gli eventi a cui assiste, in particolare quelli dei Non Conformisti, dal nome delle cappelle metodiste e battiste che stavano diventando numerose nella zona. Martin fotografa sia l’ambiente circostante che le vite dei colletti blu di operai, minatori, agricoltori, devoti, guardiacaccia, allevatori di piccioni e “mariti presi per il naso”, realizzando un documento storico e toccante che definisce il carattere ferocemente indipendente dell’Inghilterra settentrionale dall’anglicismo di Stato.
Prima di approdare alle più conosciute serie a colori, la mostra prosegue con l’ultimo progetto in bianco e nero sviluppato da Parr, Bad Weather, realizzato tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta e pubblicato nel 1982. L’idea era quella di creare un lavoro incentrato su un’ossessione britannica. Il tempo atmosferico ha fornito un soggetto ideale. Con una fotocamera subacquea, Parr si getta sotto le tipiche condizioni meteorologiche inglesi: acquazzoni, pioggerelline, tempeste di neve documentate rigorosamente tra Inghilterra e Irlanda. “Di solito ti viene detto di fotografare solo quando la luce è buona e c’è il sole – afferma l’autore – e mi piaceva l’idea di scattare fotografie solo in caso di maltempo, come modo per sovvertire le regole tradizionali”. Con scanzonata serietà, la serie unisce espressioni e reazioni delle persone che vivono costantemente sopportando temperature pungenti e clima uggioso. Parr, in questo modo, rivolge lo sguardo all’umanità piuttosto che all’iconico e ben noto paesaggio britannico.
Il primo progetto a colori è The Last Resort (1982-1985), amaramente ironico reportage condotto dal fotografo sulle spiagge di Brighton, sobborgo balneare di Liverpool, nella metà degli anni Ottanta, ovvero in un periodo di profondo declino economico in cui versava il nord-ovest dell’Inghilterra. Tra satira e crudeltà – non priva di una certa tenerezza per i suoi connazionali inglesi – ritrae famiglie a basso reddito in vacanza a New Brighton, piccola località balneare in declino vicino a Liverpool. Vista attraverso il suo obiettivo, quella che avrebbe dovuto apparire come una località di villeggiatura estiva assume l’aria di una zona industriale. In The Last Resort Martin Parr evoca la sua nostalgia per gli anni Sessanta, creando il primo esempio di reportage spietato e lucido sulla fine di un mondo (quello operaio) e dei suoi valori, nonché l’avvento di una nuova concezione consumistica della vita, la decadenza della società del benessere e del consumo.
Probabilmente il suo lavoro più famoso, The Last Resort presenta foto scattate con una macchina fotografica di medio formato e un flash a luce naturale, primo esempio del caratteristico e audace colore saturo di Parr, che aggiunge energia e vitalità alle sue immagini, influenzate dalla fotografia a colori americana di William Eggleston (nato nel 1939) e Garry Winogrand (1928-1984).
Sullo stesso registro si mantiene l’installazione Common Sense: al Museo Civico Archeologico di Bologna saranno visibili 250 fotografie in formato A3, selezionate tra le 350 esposte nella mostra omonima del 1999, che offrono uno studio ravvicinato del consumo di massa e della cultura dello spreco, in particolare occidentale ed europea. Combinando tutti gli elementi che avevano caratterizzato la fotografia di Parr negli anni Settanta e Ottanta, la serie dà seguito all’ossessiva ricerca visiva dell’artista di tutto ciò che è volgare, stonato, assurdo.
Quando viene presentato in mostra, Common Sense viene installato come un’ampia e compatta serie di immagini dai colori vivaci tra loro accostate, stampate a buon mercato con l’utilizzo di una macchina Xerox a colori. La mostra fu allestita contemporaneamente in quarantuno sedi in diciassette Paesi, conquistando così il Guinness World Record. Parr eccelle qui nella resa di soggetti legati spesso al cattivo gusto e alla volgarità contemporanea, che coglie con un cinismo di fondo e un sarcasmo senza precedenti.
Gli scatti e le composizioni dinamiche, fatte di accostamenti audaci, di oggetti pesantemente kitsch, vengono riprese da angoli insoliti, con inquadrature ravvicinate e utilizzando prospettive inedite, creando così scatti che catturano l’attenzione e suscitano interesse. Fondamentale diventa l’attenzione al dettaglio, attraverso il quale Parr riesce a cogliere gli elementi distintivi di un luogo o di una situazione, e quindi in ultima analisi della cultura e della società che egli si trova a descrivere. Per la mostra Short & Sweet, Common Sense si presenta come un accumulo di immagini dai colori vivaci, stampate a basso costo su carta A3 con una macchina Xerox a colori e riadattate nello spazio secondo un ordine originale.
Negli anni Novanta lo sguardo si rivolge al resto del mondo e allo strano universo del turismo di massa. La serie Small World (1989-2008) riguarda ancora una volta questo tema e la volontà del del fotoreporter di condurci in molti tra i siti più frequentati e famosi, mostrando la differenza tra la mitologia idealizzata del luogo e la realtà depredata dall’“uso” che il turista fa del luogo stesso. In questa serie, l’autore segue le orme del turista medio – come potremmo esserlo tutti noi – e, attraverso le sue fotografie, tenta di rivelare la grande farsa del viaggio, che è, per la maggior parte delle persone, un’attività di svago resa possibile solo di recente, in seguito allo sviluppo degli aerei di grandi dimensioni e delle compagnie aeree a basso costo. Con il turismo Martin Parr ci presenta uno specchio particolarmente crudele, standardizzato fino all’assurdo, il mondo del turismo assomiglia sempre più a un sogno annacquato e omogeneizzato, il cui modello ultimo sarebbe Las Vegas.
Insieme al turismo c’è poi il tema del ballo con la serie Everybody Dance Now (1986-2018). Secondo Parr, a parte la fotografia, la danza è probabilmente la forma di espressione più democratica. Unisce le due arti in questa ricerca nella quale, da San Paolo in Brasile alle isole scozzesi, ha fotografato per oltre trent’anni, tra il 1986 e il 2018, svariati tipi di ballo, ballerini vivaci, lezioni di aerobica, feste in ogni parte del mondo, danze del tè. Il lavoro è uno studio puntuale sui corpi, sulle loro proporzioni e sulla pelle, sui movimenti, i diversi abiti, le calzature, i make-up, le espressioni dei volti in quella particolare attività del tempo libero, insieme naturale e culturale, che per tutti è il ballo. Emerge dai suoi scatti una folle energia, dove il corpo collettivo si manifesta senza riserve e pudori.
L’Inghilterra è sempre stata la materia preferita di Martin Parr. Le sue numerose serie fotografiche comiche, dogmatiche, affettuosamente satiriche e colorate documentano cosa significa essere inglese oggi. Con la serie recente Establishment (2010-2016) prosegue dunque il grande progetto di fotografare l’establishment britannico, le élite che governano il Paese e i loro rituali, rendendo sorprendente ciò che è ovvio, reinventando i cliché dell’“inglese”, trasformandoli in rivelazioni provocatorie. Parr continua il suo grande progetto di fotografare le élite che governano il paese e i loro curiosi rituali. Ecco dunque i luoghi e i personaggi della politica, le sedi del potere, le università più famose. La ricerca mette crudamente in luce, come è tipico dell’autore, le convenzioni sociali che si ripetono nel tempo, i comportamenti analizzati fin nei minimi gesti, l’abbigliamento, le espressioni, gli sguardi, le piccole ossessioni, le tradizioni che si esprimono negli arredi e negli oggetti.
Si prosegue con un soggetto con cui Parr si è sempre confrontato, la spiaggia. La serie Life’s a Beach (2013) mostra scatti provenienti dalle spiagge di tutto il mondo, in un caleidoscopio di immaginari del corpo svestito e del suo mostrarsi in pubblico. Nel Regno Unito, è impossibile trovarsi a più di 75 miglia dalla costa, e con così tanto mare non sorprende che in Gran Bretagna esista una forte tradizione di scattare foto sulla spiaggia. Le persone possono rilassarsi, essere se stesse e sfoggiare tutti i piccoli aspetti di quel comportamento leggermente eccentrico che è tipico dei Britannici. Negli Stati Uniti c’è una forte tradizione della fotografia di strada, nel Regno Unito della ‘fotografia da spiaggia’. Martin Parr fotografa questo soggetto da molti decenni (gli scatti presentati in mostra vanno dal 1986 al 2018), documentando tutti gli aspetti di questa tradizione, compresi primi piani di bagnanti, nuotate e picnic.
Attento al costume, alle convenzioni sociali e alle regole dell’apparire che influenzano la vita di chi vive nel mondo globalizzato, Martin Parr non poteva non osservare la moda nelle sue varie accezioni, allontanandosi dal glamour convenzionale associato al genere, ma piuttosto insistendo sempre su un approccio spiritoso e satirico. Per molti anni ha fotografato in Europa, negli Stati Uniti, in Africa e in Asia non solo gli abiti e gli accessori a volte esagerati o assurdi, ma, come sempre, anche le posture e le espressioni.
La serie Fashion raccoglie immagini prodotte tra il 1999 e il 2019 per riviste di moda e in occasione di sfilate, ma del tutto simili alle molte che Parr ha realizzato nei più vari contesti sociali in tanti anni di puntuale e implacabile osservazione delle debolezze dell’umanità massificata.
Attraverso un percorso dentro i progetti più noti, l’inedito stile documentario che da oltre cinquant’anni caratterizza il linguaggio del fotografo inglese Martin Parr diventa cartina tornasole per osservare la società contemporanea e le sue pieghe più contraddittorie, quelle che appartengono al mondo occidentale, in particolare europeo, restituito da una cronaca fotografica tagliente, a volte raccontata con pungente sarcasmo, più spesso presentata con ironia e umorismo. Le immagini di Parr catturano momenti comici o inaspettati, offrendo uno sguardo critico ma anche divertente sulla vita quotidiana di tutti noi.
Il catalogo della mostra Martin Parr. Short & Sweet, edito da 24 ORE Cultura, è disponibile presso il bookshop della mostra, nelle librerie e online.
SCHEDA TECNICA
Titolo
Martin Parr. Short & Sweet
A cura di
Martin Parr
Mostra prodotta da
24 ORE Cultura
In collaborazione con
Settore Musei Civici Bologna | Museo Civico Archeologico
Magnum Photos
Con il patrocinio di
Comune di Bologna
Progetto di allestimento
Cesare Mari, PANSTUDIO Architetti Associati con Carlotta Mari
Sponsor
Gruppo Hera
Biglietteria
Ticket 24 Ore
Didattica
Education 24 ORE Cultura
Sede
Museo Civico Archeologico
Via dell’Archiginnasio 2, Bologna
Periodo di apertura
12 settembre 2024 – 6 gennaio 2025
Orari di apertura
Lunedì, mercoledì, giovedì e venerdì 10.00-18.00
Sabato, domenica e festivi 10.00-19.00
Martedì chiuso
La biglietteria chiude 40 minuti prima (ultimo ingresso ore 18.10)
Aperture o chiusure straordinarie
4 ottobre 2024 (Festa Patrono di Bologna) 10.00-19.00
1 novembre 2024 (Ognissanti) 10.00-19.00
25 dicembre 2024 (Natale) chiuso
26 dicembre 2024 (santo Stefano) 10.00-19.00
1 gennaio 2025 (Capodanno) 11.00-19.00
6 gennaio 2025 (Epifania) 9.00-19.00
Biglietti
• Ingresso singolo intero € 14,00
• Ingresso singolo ridotto € 12,00
Visitatori dai 13 ai 25 anni, persone con disabilità (Legge 104), insegnanti, militari, forze dell’ordine non in servizio, possessori biglietto museo
• Ingresso singolo ridotto speciale € 10,00
Giornalisti muniti di tesserino ODG con bollino dell’anno in corso non accreditati (non si accredita sabato, domenica e festivi)
• Ingresso mercoledì universitari € 5,00
Tutti i mercoledì gli studenti universitari muniti di tesserino senza limiti di età dalle ore 14.30 alle 18.30 (esclusi giorni festivi)
• Bambini 6-13 anni € 6,00
• Omaggio
Minori di 6 anni, guide turistiche italiane munite di tesserino di abilitazione (no salta coda), giornalisti con tesserino ODG previo accredito presso l’Ufficio Stampa (scrivere con almeno 24 ore di anticipo a elettra.occhini@ilsole24ore.com specificando la testata e il giorno della visita. Non si accredita sabato, domenica e festivi), 1 accompagnatore per persone con disabilità che presentino necessità e regolare documentazione.
• Speciale famiglia (da 2 a 5 persone)
Adulto (1 o 2 adulti) € 12,00
Primo e secondo figlio (da 6 a 13 anni) € 6,00
Omaggio terzo figlio (da 6 a 13 anni)
• Biglietto open (valido fino al 31/12/2024)
€ 16,00 Intero (prevendita obbligatoria esclusa)
€ 14,00 Ridotto (prevendita obbligatoria esclusa)
Biglietto a data aperta, valido dal giorno successivo a quello di acquisto, consente l’accesso diretto alla cassa prenotati.
• Gruppi adulti (min 15 – max 25 persone) € 12,00
Gratuità 1 accompagnatore per ogni gruppo
• Scuole
€ 5,00 gruppi scuole di ogni ordine e grado, dal lunedì al venerdì (esclusi martedì, sabato e domenica), min 15 max 25 persone (tolleranza fino a 29)
Gratuità 2 accompagnatori per ogni gruppo scolastico
Prevendita
€ 2,00 visitatori individuali e gruppi
€ 1,00 scuole
Per garantire una regolare programmazione delle visite, la prenotazione con prepagamento è obbligatoria nel caso di scolaresche e gruppi, sia quando è richiesto l’ausilio di una guida sia nei casi in cui tale servizio non sia richiesto.
È inoltre obbligatoria per gruppi da 7 persone con guida.
Visite guidate gruppi adulti *
Costo visita guidata adulti € 110 – € 120 in lingua
Costo visita guidata scuole € 70 – € 80 in lingua
Visite guidate singoli adulti*
€ 22 (costo comprensivo di ingresso alla mostra ridotto + visita guidata)
*Non comprensivi di prevendita
Sabato ore 15.30
Informazioni e prenotazioni
Tel. +39 051 0828398
www.ticket24ore.it
www.museibologna.it/archeologico
Catalogo
24 ORE CULTURA