Massimo Priviero: la sua vita dal suono folk-rock

Evocativo, libero, dalle tradizionali tinte di quel folk che ripercorre le abitudini e le soluzioni. È fermo di personalità anche dentro questo taglio di voce che non smette mai di affascinare. Massimo Priviero oggi ci regala anche in vinile questo nuovo disco di inediti dal titolo “Diario di vita” che ovviamente va ascoltato con pochissime luci, pochissime distrazioni e la voglia di abbandonarsi alla nostalgia. Sono storie che in fondo ci appartengono un po’ tutte…

Tanti anni di carriera e mai una sosta. Ma fermarsi… complimenti davvero. Ma se ti chiedessi se esistesse un motivo per fermarsi? Domanda che sembra negativa in realtà vorrei che ci leggessi tanta fame di vita…
Non è tanto questione di fermarsi, almeno per me. La fame di vivere magari mi porterà ad andare a scrivere un libro trasferendomi per un anno in un paesello di montagna. E’ un’idea che ho molto forte. Ma non è neppure quello un modo di fermarsi intendo dire. In fondo ho già da tanti anni, per mia scelta, un’esistenza parecchio “laterale” rispetto alle modalità del mondo della musica e di quel che ci gira intorno. Per mia fortuna e per conservarmi testa e anima. In tutto questo, fame e forza di vivere sono ancora ben presenti. Vedremo dove porteranno.

Chi è Priviero oggi? In quale di questi nuovi brani ti riconosci di più?
Sono ancora molto quel che scrivo, suono e canto. La mia musica è quasi sempre ciò che sono. Sono un uomo vivo. Sono un artista. Che fa la sua strada e difende i valori di vita in cui crede. Naturalmente si aggiungono anni con tutto quel che si portano dietro. Ma questo vale per tutti. Dovessi dirti tre titoli che più mi specchiano ti direi “Il mio fiume”, “Il sogno” e “Ritratto”. Ma aggiungici anche “Il suono”.

Nella produzione esiste qualcosa che ha fatto la differenza con il tuo presente e con il tuo passato? Come a dire: questo disco è particolare per…?
C’è il mio rock d’autore. Declinato nei suoi chiaroscuri. Fatto di canzoni con gran tiro ed altre molto più introspettive che cercano poesia da fermare. Forse il tratto caratteristico del “Diario di vita” è proprio nell’essere profondamente autobiografico. Il bambino, il ragazzo, l’uomo. Foto che si susseguono. Squarci d’anima che cercano di comporsi e di trovare equilibrio. Uso i codici armonici e melodici che mi appartengono e mi emozionano. Da condividere poi con la mia gente.

Ho sempre letto la tua musica come un rifugio sicuro dentro cui trovare quel che hai sempre mostrato. Ho come l’impressione che tu stesso ti rifugi nella tua musica per proteggerti dal mondo… o sbaglio?
Bella considerazione! Molto pertinente. Entri in qualche modo in una specie di bolla spesso intensa e anche felice. Il mondo che hai intorno lo conosci e spesso per tua scelta lo eviti. In qualche modo ti salvi anche in questo modo. Ho spesso un atteggiamento “stoico” rispetto a quel che ho intorno. Ho forti ideali da un lato ma allo stesso modo cerco anche una sorta di attenuazione delle passioni che possa rendermi più sereno. Una felice “apatia” direbbe appunto uno stoico. Disprezzo profondamente troppe cose del mondo che ho anche bisogno di questo per non finire travolto. Spero d’essermi spiegato. Ma hai colto perfettamente con la tua domanda.

Porterai questo disco all’estero anche?
Stiamo a vedere. L’ho fatto in passato. Vedremo che opportunità ci saranno. Per certo la cosa non mi spiacerebbe affatto.

Un video? Ci stai pensando?
Abbiamo fatto ora un video su “Il Suono”. Usando molte immagini già esistenti. Certamente ne faremo altri anche se non sono un fanatico dei video. Ho sempre avuto l’idea che limitino la fantasia e l’ispirazione individuale che può venire dall’ascolto. Che prefigurino un’emozione intendo dire. Per questo cerco di usarli poco. Ma certo ne faremo.

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