I due colossi della musica russa del Novecento, Dmitrij Shostakovich e Sergej Prokof’ev, sono al centro del primo dei cinque appuntamenti in rassegna al Vineyard Music Festival, evento promosso dalla Nova Academia Musica Aetnensis diretta dal M° Carmelo Pappalardo, insieme all’azienda vitivinicola Mondifeso. Il concerto degustazione, che avrà luogo venerdì 15 luglio alle ore 20.00, all’interno del suggestivo vigneto alle pendici del Monte Difeso – in via Tarderia, 121 a Pedara – vedrà la partecipazione del violista Matteo Rocchi e della pianista Ludovica Vincenti. Romano il primo, salentina la seconda, il duo s’incontra per la prima volta durante il corso di musica da camera all’Accademia di Santa Cecilia a Roma, la loro sintonia è tale che iniziano a suonare stabilmente insieme pur vivendo in città diverse. Una collaborazione proficua che dura da sei anni e che li ha spesso portati a scegliere programmi in cui si evidenziano le sonorità ambrate della viola, valorizzando al contempo il repertorio e le trascrizioni di innumerevoli artisti. «La nostra formazione – spiega il violista – nasce per superare il pregiudizio ereditato dal Settecento, che a lungo ha considerato la viola come la seconda scelta dei violinisti meno dotati. In realtà già nel secolo successivo lo strumento riacquistò importanza, venendo per lo più utilizzato in maniera sapiente da autori come Brahms. È nel Novecento però, che se ne riscopre il reale valore; oltre al sapore malinconico, la viola permette infatti di concentra in un unico strumento caratteristiche del violino e del violoncello». L’obiettivo è inoltre quello di vincere il preconcetto che il confitto con l’Ucraina ha portato nei confronti della musica russa. «La guerra è qualcosa di terribile – osserva Vincenti – che non ha nulla a che vedere con i musicisti e gli autori, soprattutto se si considerano i rapporti tesi che Shostakovich ebbe con il regime sovietico».
Eseguita per la prima volta a Leningrado nel 1975, un mese dopo la morte di Shostakovic, la Sonata per viola e pianoforte n.147 fu intitolata al più importante violista di allora Fjodor Druzinin, membro del Quartetto Beethoven. Provato dalle gravi conseguenze di un ictus che gli aveva paralizzato un braccio, Shostakovich impiegò circa un mese a scrivere i primi due movimenti: il Novello e lo Scherzo, arrivando giusto in tempo a stilare dal letto dell’ospedale in cui era ricoverato, l’Adagio, prima che un infarto lo strappasse alla vita. «È un pezzo di grande carica emotiva che raccoglie al suo interno una serie di vicende personali: se il primo movimento è dedicato a se stesso, il secondo fu pensato per il padre mentre il terzo, dove si può cogliere in maniera netta il rimando alla Sonata al chiaro di luna, al suo padre spirituale, Beethoven». Da un testamento a un atto di autoaffermazione con il Romeo e Giulietta di Prokofiev. Composto nel 1935 per il Teatro Kirov di Leningrado, due anni dopo il ritorno in Unione Sovietica del compositore, accolto in patria con sospetto dall’ambiente culturale russo. «Come secondo brano – aggiunge Rocchi – abbiamo scelto la trascrizione che Vadim Borisovsky fece del celebre balletto di Prokof’ev per il violista William Primrose. Delle quindici scene inziali ne abbiamo scelte sei, quelle più rappresentative della vicenda e che esaltassero le peculiarità dei due strumenti». Riarrangiato per una formazione insolita, l’opera conserva intatta la sua linea narrativa. «Abbiamo mantenuto i punti salienti, come la scena del balcone o la morte di Giulietta, – chiosa Vincenti – preservando il filo conduttore della storia. La difficoltà maggiore, poi, è stata quella di trovare soluzioni pianistiche agevoli, che restituissero gli aspetti timbrici caratteristici dell’orchestra. Ecco perché ho riadattato ciò che non funzionava o non rendeva al meglio il senso dell’opera». Un profondo viaggio nella musica russa per calarsi meglio nella contemporaneità e comprenderne le radici.
Per info e prenotazioni: 349 1046397 – namaect@gmail.com
Biglietto: intero euro 15,00, ridotto under 30 e over 65 euro 12,00.