Mavaffanguru. Guida spirituale per mistici senza Dio, il libro di Prem Dayal

Mavaffanguru. Guida spirituale per mistici senza Dio è un’opera di difficile collocazione, che sfugge a qualunque tentativo di contenerla in un genere definito, e probabilmente è lo specchio dello stesso autore, un uomo sui generis, maestro di meditazione e artista giramondo, sempre in cerca delle verità nascoste sotto le pesanti maschere di un’umanità vincolata all’apparenza, non interessato alle etichette e alle identificazioni ma solo alla vera natura, a quell’essenza primordiale che tenta disperatamente di sopravvivere in ogni essere vivente. L’opera è diventata un best seller da più di duecentomila copie vendute nella sua versione messicana dal titolo Me vale madres, pubblicata dalla casa editrice Penguin Random House.

Titolo: Mavaffanguru

Autore: Prem Dayal

Genere: Satira socio-spirituale

Casa Editrice: Ilmiolibro

Pagine: 303

Codice ISBN: 9788892352001

«[…] L’identificazione è il vero cancro della coscienza. Karl Marx disse che la religione è l’oppio dei popoli, e ha sicuramente ragione; ma Peppino Cocozza, il nostro “Vaffanguru” che ci guida in questo viaggio – a cui è impossibile far capire che Marx è morto già da tempo – ci spiega che la causa del rimbambimento generale non è dovuta tanto alla religione in sé, quanto alla “identificazione”; e alzando un bicchiere di vino a un matrimonio in cui si è trovato per caso, trasforma una perla di saggezza in un brindisi: “L’identificazione è l’oppio della coscienza… brindisi faccio alla sposa Vincenza”. Fra le tante identificazioni, la religione è solo una delle tante droghe che ci impediscono di vedere le cose così come sono. La droga più pesante, sicuramente, che spesso richiede anni o vite di disintossicazione per potersene liberare. Verrà il giorno in cui il mondo si accorgerà del tesoro nascosto nella lingua italiana, e il santo Mantra della Disidentificazione “Non sono cazzi miei” sarà usato in tutti gli istituti di riabilitazione, riumanizzando intere popolazioni che per millenni, drogate da idee primitive, hanno dato di sé uno spettacolo tutt’altro che decoroso».

Mavaffanguru. Guida spirituale per mistici senza Dio si può definire, come affermato dallo stesso autore, una satira socio-spirituale, in cui con tagliente sarcasmo si prende di mira la prigione dorata fatta di conflitti (esterni ma soprattutto interni) e mistificazioni in cui l’uomo è costretto e si è costretto, a scapito della sua salute mentale e spirituale. E a leggere Mavaffanguru non si può non essere d’accordo con l’autore: solo la satira, con la sua potenza scaturita da una risata consapevole, riesce a mostrare le contraddizioni della società in cui si vive, e a promuovere quindi un cambiamento necessario come non mai. Prem Dayal affida al guru Peppino Cocozza le sue riflessioni, instaurando con lui un dialogo irriverente e dai risvolti comici e a volte grotteschi, in cui si affrontano temi fondamentali come la ricerca spirituale e il risveglio della coscienza. Con un linguaggio “corrosivo” e un cinico e paradossale umorismo, l’autore racconta l’amarezza per un’umanità che sembra arrivata alla fine del suo viaggio, costretta in ruoli e comportamenti contrari alla propria natura, indifferente ai suoi stessi desideri in nome di un’identificazione con un’immagine alterata dell’essere umano e dei suoi valori, divenuta estranea non solo al mondo ma anche a sé stessa: “L’uomo è una specie di malattia della Terra che, esattamente come un cancro, lavora contro l’equilibrio generale della natura”. L’autore punta il dito della sua critica contro la “ortodossia” intesa nel senso più ampio del termine, e con sguardo provocatorio osserva i meccanismi messi in atto dall’uomo nei secoli per controllare ogni manifestazione spontanea, e per reprimere ogni gesto svincolato dal rispetto di regole arbitrarie e di fedi discutibili. A partire dall’educazione, descritta come un procedimento alchemico al contrario, in cui si “trasforma l’oro in piombo”, in cui si prendono degli esseri sani, innocenti e rilassati e, come Dayal afferma, li si tramuta in nevrotici, bugiardi, avvelenati da sensi di colpa, ambizione, gelosia, paura, avidità e violenza. Pur nel suo apparente estremismo e nella sua divertita dissertazione, l’autore centra il punto e palesa la serietà di un percorso professionale e di vita che l’ha portato a una consapevolezza di sé e della società ammirevole. Attraverso i suoi “Mantra italiani” Prem Dayal lancia un grido volto a disturbare il sogno di una umanità che ha scelto di rinunciare a sé stessa in cambio di valori fittizi e vuoti rituali. Non stupisce quindi che l’opera, in Messico, ha attirato l’attenzione della Penguin Random House e ha avuto un grande successo editoriale, che continua anche per il suo romanzo autobiografico Mi volevano normale, una storia di riscatto e di “errori necessari”, un viaggio iniziatico, che racconta di una fuga dalla normalità, quella normalità che offre una sicurezza (solo apparente) al modico prezzo della propria libertà e del rispetto di sé stessi.

TRAMA: Mavaffanguru. Guida spirituale per mistici senza Dio è un libro provocatorio che si propone di tracciare un autentico percorso di risveglio della coscienza, utilizzando un linguaggio comico e uno strumento improbabile: i “Mantra italiani”. Scrollandosi di dosso le facce serie, l’odore di muffa e gli eterni sorrisi New Age che spesso affliggono i lettori di testi spirituali, l’opera provoca le tradizioni nazionali e le credenze religiose di qualsiasi parte del mondo. Danzando fra la secchezza del trattato, il calore della narrativa, la corrosività di un foglio satirico e la delicatezza della poesia, invita il lettore a ridere, riflettere, ispirarsi o rimanere semplicemente scandalizzato. Il libro è diviso in due parti: “La Malattia” e “La Medicina”, e l’autore affida a Peppino Cocozza, un personaggio fantasioso che incarna la saggezza paradossale e borderline di un outsider abituato a vivere alla giornata, il compito di spiegare nel dettaglio i Mantra Italiani del Distacco, della Purificazione e della Disidentificazione, fondamentali nella ricerca del sé più autentico.

BIOGRAFIA: Prem Dayal, al secolo G. Pasculli, ha la classica biografia di un outsider che, saltando da un continente all’altro, ha diretto la sua ricerca su due traiettorie parallele: l’arte e la spiritualità. Attualmente vive in Messico dove è un riconosciuto maestro di meditazione e terapeuta, oltre che scrittore. La sua carriera artistica inizia al principio degli anni ottanta come artista di strada (mimo), per poi diventare coreografo, regista e drammaturgo. Per anni collabora con Armando Pugliese ed è aiuto di Dario Fo nell’allestimento dell’Arlecchino alla Biennale di Venezia. Fra le sue opere teatrali: Il Claus, C’ho l’Aids, Il Miles di Plauto, Un Negro Chiamato Nicola, I Love you… Bambolina, Aria Ruvida, Rock Pantomime. Gli anni novanta li trascorre quasi interamente in India, dove apprende la meditazione e studia la terapia transpersonale. In quegli anni vive e lavora nell’Osho International Commune di Puna, senza trascurare le sue attività teatrali. Dal 2001 vive in Messico, dove ha fondato L’Osho Meditation Center Mexico, attraverso cui ha iniziato migliaia di persone alla ricerca interiore, formando intorno a sé una piccola comunità. Conduce conferenze sul “risveglio della coscienza” e segue decine di gruppi in cui usa uno stile terapeutico originale che combina la terapia con la meditazione e che ha chiamato “Reconnecting”. La Penguin Random House ha pubblicato il suo best seller Me Vale Madres (in Italiano Mavaffanguru. Guida spirituale per mistici senza Dio) con più di 200.000 copie vendute. Ha inoltre pubblicato Tantra e Salsiccia, Il Calendario Eterno e Autobiografia de un Pinche Guey (in italiano Mi Volevano Normale).

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