Mike Orange: l’abbraccio di un cantautore “Sensibile”

“Sensibile” è il nuovo album del cantautore lombardo Mike Orange: storie di provincia (ma non solo) che si presentano con gentilezza e anche un po’ di ironia. Lo abbiamo intervistato

Quali sono le principali ispirazioni dietro le canzoni presenti in “Sensibile”?

Ciao a tutte le lettrici e i lettori di Oltre le Colonne e un abbraccio. Sensibile in realtà è una raccolta di canzoni che per la maggior parte ho fatto durante il secondo periodo del Covid, dal 2021 più o meno. Ci sono anche canzoni che sono più vecchie, come Alcol e Scotch. Come reference principale abbiamo utilizzato i dischi dei gruppi indie italiani (quando aveva un senso diverso questa parola) come i Tre Allegri Ragazzi Morti, Giorgio Canali, tutta quella cosa lì della Tempesta che secondo me è una figata. Poi, certo, Calcutta, tutta la vita.

Poi mi piace Battisti ma non mi azzardo neanche a usarla come reference perché sarebbe veramente troppo. Questo per quanto riguarda la musica. Per i testi in realtà scrivo cose che mi succedono, fatti ispirati alla mia vita vera (e don’t try this at home, come diceva qualcuno) che poi diventano dei grovigli di rami che servono a sostenere la melodia delle canzoni.

Come hai affrontato il processo di scrittura e composizione delle canzoni per “Sensibile”?

Ho fatto una cosa che non avevo mai fatto prima, mi sono calato nelle sensazioni e ho cercato di farle mie e in qualche modo riviverle durante il processo di scrittura. Perché secondo me un testo lo senti tuo quando è autentico, e tutti noi umani abbiamo un modo di vedere le cose simile in qualche modo. Pensa al famoso arché dei greci, lo spirito originario. Ci sono per forza delle cose che nella storia umana accomunano tutte le popolazioni. Pensa alle religioni. Si sono sviluppate in diversi territori, sono diverse ma in qualche modo si somigliano tutte e qualcuna ha anche qualche storia in comune. Non so come sono finito a parlare di questo, ma quello che volevo dire è che sei sincero in quello che scrivi allora in qualche modo arriva a chi ti ascolta. Non è facile e non credo di riuscirci sempre, ma è una bella sfida.

Come vedi la tua crescita artistica e personale riflessa in questo album?

Devo dire che sono molto soddisfatto del lavoro che ho fatto con Luca Alfiero, il produttore di questo disco che ha base al Loops_Studio di Latina. Molte recensioni parlano di questa crescita, forse la vedono negli arrangiamenti e nella produzione. Però forse si, questo possiamo definirlo un disco maturo. E quindi sono migliorato, quello sicuramente. Però non ci penso troppo, lo lascio dire agli altri.

C’è qualche canzone in “Sensibile” che ti ha sorpreso nel modo in cui è evoluta rispetto alla tua idea iniziale?

La canzone iniziale in realtà è un errore. Cazzeggiavo sulla tastiera (che non sono assolutamente in grado di suonare) e cominciano a uscirmi questi accordi di una malinconia devastante. Va bene, ok, vado avanti. Ritornello che apre. E poi c’è quel bridge molto rock. Il problema è che la canzone l’ho ricavata in realtà dagli errori e accordi che mi suonavano strani. Poi ho messo insieme le idee e mi sono proprio sorpreso quando è successo. E’ speciale quando succede quella cosa lì.

In che modo il tuo background lombardo influisce sulla tua musica e sulle tue canzoni?

Credo che se vuoi essere un musicista, un artista, devi essere pronto ad andare e a spostarti, soprattutto con la mente prima che con i piedi. Però si, mi sento legato a dove vivo, perché è da lì che guardo quando comincio a muovere le idee. Legato forse non molto ora, non è la parola giusta. Ci sono stati periodi della mia vita in cui credevo che il mio territorio (la provincia est di Milano) fosse una bomba e si potevano fare molte cose a proprio modo. Direi che la parola giusta è “influenzato”, nel bene e nel male.

Come è stata l’esperienza di preparare il tour per promuovere “Sensibile” e cosa possiamo aspettarci dai tuoi concerti?

Dopo la presentazione dell’album sono partito per una settimana di concerti nel Centro Italia. E’stato tutto molto complicato da organizzare ma alla fine sono riuscito a suonare con la band e da solo per 5 date su 7 giorni di tour. Ho cominciato a contattare amici e locali nel mese di febbraio e da lì piano piano sono venute fuori tutte.

Sono stato molto felice di farlo perché ovviamente è il risultato di due anni di lavoro e poterlo portare in giro è prima di tutto un privilegio. E poi ho suonato sia con la mia band con cui suono di solito (Nico, Maz, Bird, Alberto) e siamo riusciti a fare un paio di date con i musicisti di Latina che hanno registrato il disco (Jacopo De Pinto, Luca Alfiero, Stefano Cesari, Chiara Sella). E poi belle situazioni e belle persone. Come ti ho scritto prima, un bell’impegno ma ne è valsa la pena.

Come ti prepari per affrontare il rapporto diretto con il pubblico durante i tuoi concerti?

Se il pubblico ha voglia di divertirsi ovviamente è sempre meglio. Nel senso che sei carico anche tu, e di solito quando è così puntiamo molto alla partecipazione del pubblico. Alla fine è un concerto e le persone vengono per divertirsi e sentire qualcosa che gli piaccia.

Suonare bene è fondamentale ma è importante avere il giusto mood nell’affrontare le cose. C’è pieno di gente che suona bene, è importante anche la personalità. Così le persone si ricordano di te. Una volta a un house concert ho raccontato una barzelletta. La volete sentire? Allora, ci sono un carabiniere, un finanziere e un poliziotto…

Dai scherzo! Grazie e alla prossima

 

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