Nel primo DANTEDÌ le parole della Commedia additano la speranza e il futuro

Dante2021, il festival dedicato alla figura e all’opera di Dante, che da dieci anni si svolge a Ravenna, promosso e sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, e posto sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica,  stato tra i promotori del Dantedì, individuato nel 25 marzo, possibile giorno d’inizio del viaggio ultramondano del Poeta.

Sono ora in rete sul sito www.dante2021.it le letture di amici, studiosi, artisti, giornalisti che hanno voluto testimoniare, attraverso Dante, in questi giorni dolorosi e pieni di turbamenti, le ragioni della speranza e del futuro. Insieme a Francesco Sabatini, presidente onorario dell’Accademia della Crusca, sono stati scelti in particolare i versi iniziali e finali dell’Inferno. Dante2021 si associa all’Accademia della Crusca, che collabora al festival con la sua direzione scientifica, che lancia oggi forti iniziative per il Dantedì collegate a questi versi (www.accademiadellacrusca.it).
Sono presenti le voci e le immagini, tra gli altri, di attori come Virginio Gazzolo, Sandro Lombardi, Enrico Bonavera, Amerigo Fontani, di studiosi come Stefano Carrai, Lorenzo Renzi, Claudio Ciociola,Emanuele Banfi, Ugo Vignuzzi, Franco Zabagli, di storici dell’arte come Cristina Acidini e Giovanni Curatola, di scrittori come Marco Vichi e Santo Piazzese, di artisti come Lorenzo e Simona Perrone

Il direttore di Dante2021, Domenico De Martino ricorda: “Dante continua a insegnarci a credere nel futuro, a contrastare quello “stato di miseria” (status miseriae – sono le sue parole) con cui la nostra specie, con la sua fragilità, deve sempre fare i conti. E oggi lo sappiamo bene – e drammaticamente.  Ma con Dante, che ci aspetta sempre nel futuro, possiamo frequentare appunto quel futuro, quella speranza, alzando gli occhi verso quelle stelle che ci guardano da lassù”.
www.dante2021.it

Foto di Romana Zambon: Scultura di Lorenzo e Simona Perrone ispirata ai versi di Dante: «tanto c’i’ vidi de le cose belle / che porta ‘l ciel, per un pertugio tondo» (Inferno XXXIV)

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