Con “Nomea”, Giorgia D’Artizio ci regala un album che è molto più di una semplice raccolta di canzoni. Pubblicato da Lilith Label, questo terzo lavoro in studio è una suite musicale che intreccia jazz, folk e indie in un’arte rigenerativa che si adatta e si evolve a ogni ascolto.
L’album si apre con “L’Umile Perso”, una traccia che introduce il tema del disagio esistenziale attraverso la storia di una pendolare stanca e un senzatetto. La musica di Max Ravanello, caratterizzata da tonalità luminose, contrasta efficacemente con la cupezza del testo, creando un equilibrio perfetto tra luce e ombra.
Le voci di Caterina De Biaggio, Daisy De Benedetti e Laura Giavon arricchiscono ulteriormente l’album, aggiungendo profondità e complessità. Gli arrangiamenti corali di Giavon sono magistrali, con un uso intelligente della polifonia che conferisce un senso di coesione e continuità all’intera opera.
Uno degli elementi più distintivi di “Nomea” è l’uso delle “Strambe”, improvvisazioni che fungono da interludi tra le tracce principali. Questi momenti di sperimentazione sonora, caratterizzati da risate, sospiri, urla e pianti, aggiungono una dimensione emotiva e quasi teatrale all’album. La “Stramba Numero 4”, con la sua melodia suadente e mantrica, è particolarmente efficace nel confondere e disturbare l’ascoltatore, portandolo in un mondo dove i confini tra realtà e follia sono sfumati.
“Insolita Allegria” è un altro punto forte dell’album, con il suo testo che esplora il tema del distacco dall’identità e della liberazione dalle definizioni rigide. La melodia leggera e giocosa offre un contrasto ironico con il messaggio serio del brano, dimostrando l’abilità di D’Artizio nel giocare con le aspettative dell’ascoltatore.
La traccia “Nomea” è un brano reggae che affronta temi come l’anaffettività e la perversione mentale. La figura di Maria, presentata nel testo come un’alleata nella lotta contro le sofferenze mentali, aggiunge una dimensione di speranza e conforto, suggerendo che anche nelle circostanze più difficili, esiste sempre una possibilità di redenzione.
Il finale dell’album, con “Terra Madre” e “Terra Madre Outro”, offre una riflessione potente e provocatoria sul rapporto tra l’umanità e il pianeta Terra. La prima traccia è dominata da un coro polifonico che risponde alle domande esistenziali del protagonista, mentre la seconda utilizza fiati e ritmiche incalzanti per creare un finale folclorico e corale. La lirica, con il suo riferimento alle guerre e alle migrazioni, aggiunge una dimensione politica e sociale all’album, rendendolo non solo un’opera artistica, ma anche un commento critico sul nostro tempo.
“Nomea” è un album che richiede attenzione e introspezione. Giorgia D’Artizio, con la sua voce unica e la sua visione artistica, ha creato un’opera che non solo intrattiene, ma invita anche alla riflessione. Un ascolto essenziale per chiunque sia interessato a esplorare i confini della musica contemporanea e della poesia.