NORMA DI VINCENZO BELLINI
TORNA AL TEATRO REGIO DI PARMA DOPO 20 ANNI
Sesto Quatrini dirige l’opera sul podio dell’Orchestra Filarmonica Italiana
e del Coro del Teatro Regio di Parma, maestro del coro Martino Faggiani.
Nel cast Angela Meade, Stefan Pop, Michele Pertusi, Carmela Remigio,
John Matthew Myers, Mariangela Marini.
Nicola Berloffa firma la regia del nuovo allestimento, in coproduzione con Teatro Municipale di Piacenza e Teatro Comunale di Modena, con le scene di Andrea Belli, i costumi di Valeria Donata Bettella, le luci di Marco Giusti.
Teatro Regio di Parma
venerdì 18 marzo ore 20.00, domenica 20 marzo ore 15.30
venerdì 25 marzo ore 20.00, domenica 27 marzo 2022 ore 15.30
Norma, tragedia lirica in due atti su libretto di Felice Romani, musica di Vincenzo Bellini, debutta al Teatro Regio di Parma, ove torna in scena dopo 20 anni, venerdì 18 marzo 2022, ore 20.00, recite domenica 20 marzo ore 15.30, venerdì 25 marzo ore 20.00, domenica 27 marzo 2022, ore 15.30. Sesto Quatrini dirige l’opera per la prima volta sul podio dell’Orchestra Filarmonica Italiana e del Coro del Teatro Regio di Parma, maestro del coro Martino Faggiani. Protagonisti Angela Meade (Norma), Stefan Pop (Pollione), Michele Pertusi (Oroveso), Carmela Remigio (Adalgisa), John Matthew Myers (Flavio), Mariangela Marini (Clotilde).
L’opera va in scena nel nuovo allestimento realizzato in coproduzione con Teatro Municipale di Piacenza e Teatro Comunale di Modena, con la regia di Nicola Berloffa, le scene di Andrea Belli, i costumi di Valeria Donata Bettella, le luci di Marco Giusti, collaboratore alle luci Giorgio Valerio.
Composta per il debutto al Teatro alla Scala, dove l’impresario Giuseppe Crivelli mirava ad assicurarsi un titolo belliniano per l’inizio della stagione dopo i successi milanesi de Il pirata, La straniera, I Capuleti e i Montecchi e La sonnambula, l’opera fu rappresentata il 26 dicembre 1831 con un cast d’eccezione composto dai soprani Giulia Grisi e Giuditta Pasta, dal tenore Domenico Donzelli e dal basso Vincenzo Negrini.
Tratto dalla tragedia Norma, ou L’infanticide di Alexandre Soumet, andata in scena al Théâtre Royal de l’Odéon di Parigi nell’aprile del 1831, il libretto di Felice Romani riutilizza il soggetto ambientato nella Gallia al tempo dell’antica Roma sfrondandolo degli elementi fantastici, introducendo elementi legati alla ritualità pagana e modificando il finale. “Non è improbabile – spiega Giuseppe Martini – che, essendo il ruolo di Norma destinato a Giuditta Pasta che l’anno precedente al Carcano di Milano aveva cantato un’aria di pazzia nel finale di Anna Bolena di Donizetti, evidentemente ancora ben vivo nella memoria del pubblico milanese, Romani e Bellini abbiano per questo deciso di cambiare anche il finale di Soumet, in cui Norma alla fine impazzisce e uccide i figli per poi gettarsi da una rupe, optando invece per il classico motivo dell’unione degli amanti nella morte e della generosità d’animo di Norma che accusa se stessa scagionando Adalgisa, più coerente alla psicologia sentimentale della protagonista. I nodi drammaturgici riprendevano idee già impresse nell’immaginario teatrale del pubblico (la figura della sacerdotessa che infrange i voti per amore era stata resa popolare dalla Vestale di Spontini e l’infanticidio come reazione al tradimento amoroso risale a Medea). L’opera attualizza perciò in chiave romantica elementi propri della tragedia classica spostando l’ambientazione nel mondo barbarico”.
L’allestimento firmato da Nicola Berloffa sceglie di ambientare la vicenda nel XIX secolo, nel periodo delle lotte e delle rivoluzioni indipendentiste che hanno segnato l’Europa. “Sullo sfondo di una guerra continua – scrive il regista Nicola Berloffa – osserviamo i detriti di una società vinta e conquistata. Da un lato troviamo i Galli sconfitti che vivono reclusi in un palazzo ottocentesco incendiato e devastato, ultime vestigia di un potere perduto. Nessun druido con la barba, ma vecchi generali e soldati attaccheranno con le poche forze restanti Norma cercando di estorcerle il segnale atto a una agognata e penosa nuova Rivoluzione. In questo adattamento si è spostata l’azione del dramma verso un Ottocento europeo, nel periodo delle grandi lotte e delle rivoluzioni interne che hanno segnato il XIX secolo, ma sono state rispettate assolutamente le dinamiche conflittuali tra vincitori e vinti, i deliri amorosi e le gelosie uterine delle eroine belliniane. Potremmo trovarci a Solferino o a Parigi ai tempi della guerra prussiana. Vedremo cadere Norma, da ‘donna del popolo’ a nuova vittima designata, perché nell’arco del racconto la sacerdotessa passa da beniamina a traditrice con una logica assolutamente moderna e marziale: nessun processo l’attende, solo una condanna urlata dalla piazza con una relativa violenta esecuzione. I temi suggeriti dal libretto potrebbero portarci a una facile attualizzazione, ma questo non è necessario perché la scrittura musicale di Bellini riesce in modo moderno a farci scoprire personaggi che, una volta liberati dai numeri di parata, provano sentimenti umani. Che sono gli stessi che proviamo noi oggi”.
“Con Norma” – continua Giuseppe Martini – “l’opera italiana, profondamente legata ai modelli rossiniani, entrava definitivamente nella sensibilità romantica, e non solo per l’ambientazione della vicenda, ma soprattutto per la capacità di interpretare il presente nella sublimazione di un sentimento amoroso puro e assoluto, dotato di un’insostituibile forza rigeneratrice, verso il quale la figura maschile si rende prima colpevole e poi è costretta al pentimento di fronte alla superiorità morale della figura femminile. Questa scelta comporta il potenziamento assoluto della centralità della protagonista, che lascia poco spazio agli altri interpreti e sgombra il campo da veri antagonisti, poiché il dramma è nei sentimenti che intercorrono fra i personaggi. La grandezza di Bellini sta nell’esprimere quei sentimenti attraverso mezzi squisitamente musicali: articolazione strutturale (il duetto fra Norma e Adalgisa del primo atto, ad esempio, sfocia in un terzetto al calor bianco); finali innovativi (il secondo addirittura non ha un concertato né un’aria della prima donna); compenetrazione profonda d’invenzione melodica e colore orchestrale; abolizione delle regolarità metriche e delle simmetrie, che rendono le sue melodie inconfondibili e più percepibile il tramestio emotivo; varietà di mezzi vocali che, combinando il canto fiorito di matrice rossiniana a canto sillabico, declamato e arioso, consentivano una vasta gamma di sfumature espressive; capacità di individuare l’atmosfera della singola opera attraverso una perspicua fusione di armonie, melodie e timbri, una lezione di cui l’opera italiana avrebbe subito fatto preziosissimo tesoro.”.
PRIMA CHE SI ALZI IL SIPARIO
Il compositore, lo stile, la genesi dell’opera sono alcuni dei temi approfonditi da Giuseppe Martini in Prima che si alzi il sipario, sabato 12 marzo 2022, ore 17.00, al Ridotto del Teatro Regio di Parma, con l’esecuzione delle arie più celebri a cura dei giovani cantanti del Conservatorio di Musica “Arrigo Boito” di Parma: il tenore Chen Zizhao, i soprani Alessia Panza e Angela Gandolfo, accompagnati al pianoforte da Ilario Nicotra, con il coordinamento musicale di Donatella Saccardi. Ingresso libero con prenotazione obbligatoria a questo link.
PROVE APERTE
Sono aperte al pubblico le prove di Norma nei giorni che precedono il debutto. È riservata al pubblico degli under30 la prova dell’opera di lunedì 14 marzo 2022, ore 20.00, al costo di € 5,00, mentre è aperta a tutta la cittadinanza e alle associazioni musicali che seguono il percorso di promozione culturale la prova di mercoledì 16 marzo 2022, ore 15.30.
BIGLIETTERIA DEL TEATRO REGIO DI PARMA
Biglietti da €10,00 a €100,00. Riduzioni del 50% per gli under 30.
Strada Giuseppe Garibaldi, 16/A 43121 Parma Tel. +39 0521 203999 biglietteria@teatroregioparma.it
ORARI DI APERTURA dal martedì al sabato ore 11.00-13.00 e 17.00-19.00 e un’ora precedente lo spettacolo. In caso di spettacolo nei giorni di chiusura, da un’ora precedente lo spettacolo. Chiuso il lunedì, la domenica e i giorni festivi. Il pagamento presso la Biglietteria del Teatro Regio di Parma può essere effettuato con denaro contante in Euro, con assegno circolare non trasferibile intestato a Fondazione Teatro Regio di Parma, con PagoBancomat, con carte di credito Visa, Cartasi, Diners, Mastercard, American Express. È inoltre possibile utilizzare i voucher di rimborso ricevuti a fronte degli spettacoli annullati per l’emergenza sanitaria. I biglietti per tutti gli spettacoli sono disponibili anche su teatroregioparma.it.it. L’acquisto online non comporta alcuna commissione di servizio.
PROMOZIONI E AGEVOLAZIONI
UNDER 30 I giovani fino a 30 anni hanno diritto a una riduzione del 50% sul prezzo di abbonamenti e biglietti della Stagione Lirica e del 20% su quelli della Stagione Concertistica e di ParmaDanza, per i posti di platea e di palco. La promozione è valida fino a esaurimento posti.
BONUS CULTURA 18APP E CARTA DEL DOCENTE Il Teatro Regio di Parma aderisce a 18App e Carta del Docente, le iniziative a cura del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero dell’Istruzione riservate ai neo-maggiorenni e ai docenti. Per informazioni www.18App.italia.it; www.cartadeldocente.istruzione.it
SPECIALE GRUPPI Si accettano via email richieste di prenotazioni per gruppi organizzati. Ai gruppi composti da più di 20 persone è riservata una riduzione del 5% sui biglietti degli spettacoli al Teatro Regio. I palchi sono venduti per l’intera capienza e i posti all’interno del palco non sono numerati. È possibile usufruire di alcuni retropalchi in cui intrattenersi prima dell’inizio dello spettacolo e durante gli intervalli; è prevista in questo caso, in aggiunta al costo del biglietto, una quota da concordare con la Direzione del Teatro. Per informazioni groups@teatroregioparma.it
PARTNER E SPONSOR
La Stagione del Teatro Regio di Parma è realizzata grazie al contributo di Comune di Parma, Parma Capitale Italiana della Cultura 2021, Ministero della Cultura, Reggio Parma Festival, Regione Emilia-Romagna. Major partner Fondazione Cariparma. Main partners Chiesi, Crédit Agricole. Main sponsor Iren, Barilla. Sponsor Unione Parmense degli Industriali, Dallara, Opem. Sostenitori GHC Garofalo Health Care, Poliambulatori Dalla Rosa Prati, Glove ICT, CePIM, Oinoe, La Giovane, Agugiaro&Figna, Sicim, Mutti, Parmalat, Colser, Parmacotto, Grasselli. Legal counselling Villa&Partners. Con il supporto di “Parma, io ci sto!”. Advisor AGFM. Hospitality Partner Novotel. Con il contributo di Ascom e Ascom Confcommercio Parma Fondazione, Camera di Commercio di Parma Fondazione Monte Parma. La Stagione Concertistica è realizzati da Società dei Concerti di Parma, con il sostegno di Chiesi, in collaborazione con Casa della Musica. ParmaDanza è realizzata in collaborazione con Arci Caos. Il Concorso Voci Verdiane è realizzato in collaborazione con Comune di Busseto, Verdi l’Italiano. Radio Ufficiale Radio Monte Carlo. Sostenitori tecnici Azzali editori, De Simoni, Milosped, MacroCoop, IgpDecaux, Cavalca, Graphital. Il Teatro Regio di Parma aderisce a Fedora, Opera Europa, Operavision, Emilia taste, nature, culture.
Parma, 7 marzo 2022
Teatro Regio di Parma strada Garibaldi, 16/A, 43121 Parma – Italia
Tel. +39 0521 203969
www.teatroregioparma.it
APPROFONDIMENTI
L’opera in breve
Giuseppe Martini
Dopo l’ottima accoglienza del Pirata nel 1827 e della Straniera nel 1829, dopo l’apertura della Stagione di Carnevale 1831 con la ripresa di I Capuleti e in Montecchi e con La sonnambula ormai pronta per il marzo 1831, l’impresario del Teatro alla Scala di Milano Giuseppe Crivelli aveva provveduto ad assicurarsi un titolo nuovo di Vincenzo Bellini per l’inizio della Stagione di Carnevale 1832, nella quale era previsto un quartetto di interpreti di primo piano: i soprani Giulia Grisi e Giuditta Pasta, il tenore Domenico Donzelli e il basso Vincenzo Negrini. La partitura fu compiuta fra settembre e novembre ma molti pezzi ritoccati durante le prove, fra cui “Casta diva” che la Pasta giudicava troppo acuta per sé (e Bellini la abbassò di un tono).
Il debutto avvenne il 26 dicembre 1831 con una pessima accoglienza del pubblico che lasciò Bellini sconfortato ma non sorpreso: se ufficialmente attribuì le cause alla stanchezza del cast dopo un mese di prove e alla novità dell’impianto drammaturgico, dentro di sé era convinto che a remargli contro fosse stata una fronda di sodali di Giovanni Pacini, che considerava il suo più accanito rivale. L’esito andò però migliorando dopo la prima replica, e alla fine rimase in scena per altre ventidue serate. Da lì in poi fu allestita in tutti i maggiori teatri europei anche grazie all’interpretazione di prime donne di grido come Maria Malibran, Giuditta Grisi, Jenny Lind, e non ha mai conosciuto momenti di oblìo fino alla “reinaissance” belcantista di metà Novecento, quando anche grazie al contributo di Maria Callas fu restituita a una più corretta interpretazione stilistica dopo gli abusi stilistici sul canto operistico prodotti dal gusto del periodo verista.
Con Norma l’opera italiana, profondamente legata ai modelli rossiniani, entrava definitivamente nella sensibilità romantica, e non solo per l’ambientazione della vicenda, ma soprattutto per la capacità di interpretare il presente nella sublimazione di un sentimento amoroso puro e assoluto, dotato di una insostituibile forza rigeneratrice, verso il quale la figura maschile si rende prima colpevole e poi è costretta al pentimento di fronte alla superiorità morale della figura femminile. Questa scelta comporta il potenziamento assoluto della centralità della protagonista, che lascia poco spazio agli altri interpreti e sgombra il campo da veri antagonisti, poiché il dramma è nei sentimenti che intercorrono fra i personaggi.
La grandezza di Bellini sta nell’esprimere quei sentimenti attraverso mezzi squisitamente musicali: articolazione strutturale (il duetto fra Norma e Adalgisa del primo atto, ad esempio, sfocia in un terzetto al calor bianco); finali innovativi (il secondo addirittura non ha un concertato né un’aria della prima donna); compenetrazione profonda d’invenzione melodica e colore orchestrale; abolizione delle regolarità metriche e delle simmetrie, che rendono le sue melodie inconfondibili e più percepibile il tramestio emotivo; varietà di mezzi vocali che, combinando il canto fiorito di matrice rossiniana a canto sillabico, declamato e arioso, consentivano una vasta gamma di sfumature espressive; capacità di individuare l’atmosfera della singola opera attraverso una perspicua fusione di armonie, melodie e timbri, una lezione di cui l’opera italiana avrebbe subito fatto preziosissimo tesoro.
Il libretto
Giuseppe Martini
Il libretto di Norma è rielaborato sulla vicenda dell’omonima tragedia in cinque atti di Alexandre Soumet andata in scena al Théâtre Royal de l’Odéon di Parigi nell’aprile del 1831. Felice Romani era solito attingere a drammi francesi (era anche una questione di affrancamento dai diritti d’autore) e il dramma di Soumet era andato in scena da pochissimo: dopo aver deciso di rivolgersi a questo testo, lo comunicò tempestivamente a Bellini e in luglio era già pronto lo schema del libretto. Romani vi fece rifluire elementi tratti da altri due suoi libretti, quello della Medea in Corinto scritto per Simon Mayr nel 1813 e quello di La sacerdotessa d’Irminsul per Giovanni Pacini del 1820, più qualche suggerimento dall’episodio della sacerdotessa Velleda in Les martyrs di Chateaubriand (niente a che vedere con il soggetto per il futuro grand opéra di Donizetti).
A differenza del dramma di Soumet, nel libretto sono eliminate tutte le situazioni fantastiche, introdotti momenti legati alla ritualità pagana gallica, ridotta la presenza dei bambini, potenziati i conflitti fra i personaggi e accentuato il ruolo di Adalgisa, poiché destinato a Giulia Grisi. Non è poi improbabile che, essendo il ruolo di Norma destinato a Giuditta Pasta che l’anno precedente al Carcano di Milano aveva cantato un’aria di pazzia nel finale di Anna Bolena di Donizetti, evidentemente ancora ben vivo nella memoria del pubblico milanese, Romani e Bellini abbiano per questo deciso di cambiare anche il finale di Soumet, in cui Norma alla fine impazzisce e uccide i figli per poi gettarsi da una rupe, optando invece per il classico motivo dell’unione degli amanti nella morte e della generosità d’animo di Norma che accusa se stessa scagionando Adalgisa, più coerente alla psicologia sentimentale della protagonista. Del resto sembra sia stato proprio Romani a insistere sulla volontà di concludere i due atti in modo non convenzionale, rifiutando la soluzione di affidare il primo finale a un coro di druidi e il secondo a un’aria di forza della protagonista.
Certamente alle stesure dei versi contribuì lo stesso Bellini, ma l’assenza di documenti in proposito (si trovavano entrambi a Milano) non permette di capire fino a che punto il compositore sia intervenuto. Alla luce degli abbozzi librettistici sopravvissuti, oltre a numerose intenzioni iniziali poi cambiate, pare ormai certo che sia stata eliminata l’idea di un’aria con pertichini di Norma all’esordio del secondo atto per sostituirla con un recitativo drammatico. Anche sui metri è probabile l’intervento di Bellini, tanto più che spesso concepiva la musica prima della realizzazione dei versi: a fianco dei consueti quinari e settenari, qui si trovano quinari doppi (Finale II), ottonari e decasillabi (cori “Guerra, guerra!” e aria “Tutti, ah, tutti tradisco i suoi voti”).
La censura intervenne sui versi del tempo di mezzo della cavatina di Norma ma, stranamente per quanto dopo lunghe riflessioni, non sulle parole “aquile nemiche” nell’aria iniziale di Oroveso, che avrebbero pericolosamente potuto essere interpretate come allusioni all’Austria.
I nodi drammaturgici riprendevano idee già impresse nell’immaginario teatrale del pubblico (la figura della sacerdotessa che infrange i voti per amore era stata resa popolare dalla Vestale di Spontini e l’infanticidio come reazione al tradimento amoroso risale a Medea). L’opera attualizza perciò in chiave romantica elementi propri della tragedia classica spostando l’ambientazione nel mondo barbarico. Ne risulta uno fra i libretti italiani più lodati dell’Ottocento, persino da Schopenauer e Wagner, giustificando così Romani che fra i suoi libretti lo considerava platealmente «La più bella rosa della ghirlanda».
Sinossi
Atto primo. Nella foresta sacra dei druidi, in Gallia, al tempo della dominazione romana, troneggia la quercia del dio Irminsul, ai piedi della quale si trova l’altare per i riti. Fra i boschi si vedono luci: sono le fiaccole dei Galli, che di notte vanno a chiedere alla loro divinità come comportarsi per scuotersi dal gioco romano (coro: “Ite sul colle”).
Il coro è formato anche dai druidi e dal loro gran sacerdote Oroveso, il quale ordina che al primo chiarore della luna si dovrà compiere il sacro rito della mietitura del vischio, che sarà compiuto dalla sacerdotessa Norma, sua figlia. Si avviano così nella foresta in attesa del momento. La scena si sgombra e arriva il proconsole romano Pollione, insieme all’amico Flavio. Pollione ha avuto segretamente due figli da Norma, violando così il voto di castità della sacerdotessa. Ma ora a Flavio confida di essere innamorato di Adalgisa, ingenua giovane sacerdotessa di Irminsul. Teme però incorrere nella reazione di Norma, timore confermato da un sogno in cui si vedeva con Adalgisa davanti all’altare di Venere a Roma e Norma appariva come un fulmine scatenando la sua vendetta (cavatina “Meco all’altar di Venere”).
Si sente però echeggiare il rumore dell’arrivo dei Galli. Pollione congeda Flavio e si apparta lanciando invettive contro di loro. Arriva il corteo. Poi ecco Norma (coro “Norma viene”), che ammonisce i Galli che l’ora della rivolta non le è ancora stata decretata dagli dèi, frena le loro intenzioni di colpire il proconsole e intona una preghiera alla luna (cavatina “Casta diva, che inargenti”), al termine della quale congeda l’assemblea, che si disperde invocando il giorno della vendetta.
Rimane solo Adalgisa, subito avvicinata da Pollione che la stringe in un serpentino corteggiamento spingendola ad abbandonare il sacerdozio in nome di Amore, e a seguirlo a Roma (duetto “Va, crudele, al Dio spietato”). Dopo non pochi tentennamenti, Adalgisa promette che l’indomani fuggirà con lui.
Nella propria abitazione Norma è intanto agitata da presentimenti foschi. Sa che Pollione è stato richiamato a Roma e chiede alla confidente Clotilde di nascondere i figli. Arriva intanto Adalgisa e confida a Norma il proprio amore, chiedendole di scioglierla dai voti sacerdotali. Norma si immedesima nella passione di Adalgisa quando questa le racconta la propria vicenda, senza far nome dell’amato (duetto “Sola, furtiva, al tempio”), e la libera dai voti, invitandola a vivere felicemente con il suo amore. In quel momento però entra proprio Pollione. Adalgisa lo indica come il suo innamorato. E la reazione di Norma non si fa attendere: mette in guardia Adalgisa di essersi innamorato di un fedifrago e gli rivela la propria storia con lui (terzetto “Ah, di qual sei tu vittima”). Adalgisa è sconvolta. Accusa Pollione di averla ingannata e si rifiuta di partire con lui. I druidi, intanto, richiamano Norma ai sacri riti. Pollione si allontana, in preda al furore, e Adalgisa dichiara a Norma di voler rinunciare a Pollione.
Atto secondo. Sempre nella dimora di Norma, decisa a vendicarsi di Pollione uccidendo i figli. Ma appena li vede dormienti, le manca il coraggio di pugnalarli. E cambia idea. Convoca Adalgisa e glieli affida (duetto “Deh, con te, con te li prendi”), pregandola di portarli all’accampamento romano, perché ha deciso di suicidarsi. Adalgisa non accetta. La convince anzi ad abbandonare quel proposito e le promette di intercedere in suo favore presso Pollione. Dopo qualche resistenza orgogliosa, Norma cede e abbraccia Adalgisa commossa. Nella foresta intanto Oroveso avverte i Galli che la partenza di Pollione non cambia il quadro della situazione, e che a lui si sostituirà un proconsole forse più feroce, per cui – visto che Norma non ha ancora ricevuto istruzioni dalla divinità – invita tutti a dissimulare il proprio stato d’animo e ad aspettare (sortita “Ah, del Tebro al giogo indegno”).
Nel tempio però Norma riceve da Clotilde notizie scoraggianti: Adalgisa non è riuscita a convincere Pollione, che pare intenzionato a rapirla sull’altare di Irminsul pur di portarla con sé. Norma reagisce con violenza. Percuote lo scudo sacro di Irminsul, chiama i guerrieri galli e annuncia che è arrivata l’ora della rivolta. Si leva il grido dei soldati (coro “Guerra, guerra!”). Norma non fa in tempo a rispondere alla richiesta di Oroveso circa il nome della vittima designata al sacrificio propiziatorio perché in quel momento viene annunciata la cattura di un romano sorpreso nel recinto delle vergini sacre alla divinità: è proprio Pollione. Norma vorrebbe dapprima ucciderlo. Poi, impietosita, non si attenda, allontana tutti con il pretesto di interrogare il prigioniero per scoprire l’identità della sacerdotessa complice e, rimasti soli, si confronta con lui. Prima gli impone di lasciare Adalgisa, altrimenti lo ucciderà (duetto “In mia man alfin tu sei”) e, al rifiuto di Pollione, minaccia di uccidere i figli e mandare al rogo Adalgisa. A quel punto Pollione addiviene a più miti consigli. Norma ordina perciò il rientro dei guerrieri e dei sacerdoti, annuncia di aver scoperto il nome della sacerdotessa colpevole ma, nella costernazione di tutti, accusa se stessa. Tutti la accusano e chiedono la punizione dei colpevoli. Norma ordina che venga preparato il rogo, prega il padre di prendersi cura dei figli (finale “Deh, non volerli vittime”) e, mentre Oroveso cede alla pietà, si avvia verso il supplizio piangendo, e piangendo purificandosi del proprio peccato. Solo ora Pollione si rende conto di aver amato e di amare ancora una donna straordinaria, e decide di seguirla sul rogo.
Note di regia
Nicola Berloffa
Questa produzione arriva finalmente in Italia dopo una tournée europea, si tratta non di una ripresa ma di un riadattamento dovuto alle regole sanitarie imposte dall’emergenza Covid. Lo spettacolo è stato pertanto ricostruito seguendo la regola del distanziamento. L’idea centrale resta, comunque, quella originale. Sullo sfondo di una guerra continua osserviamo i detriti di una società vinta e conquistata. Da un lato troviamo i Galli sconfitti che vivono reclusi in un palazzo ottocentesco incendiato e devastato, ultima vestigia di un potere perduto. Nessun druido con la barba, ma al posto loro vecchi generali e soldati attaccheranno con le poche forze restanti Norma cercando di estorcerle il segnale atto ad una agognata e penosa nuova Rivoluzione. In questo adattamento si è spostata l’azione del dramma verso un Ottocento europeo, nel periodo delle grandi lotte e delle rivoluzioni interne che hanno segnato il XIX secolo, ma sono state rispettate assolutamente le dinamiche conflittuali tra vincitori e vinti, i deliri amorosi e le gelosie uterine delle eroine belliniane. Potremmo trovarci a Solferino o a Parigi ai tempi della guerra prussiana. Vedremo cadere Norma, da “donna del popolo” a nuova vittima designata, perché nell’arco del racconto la sacerdotessa passa da beniamina a traditrice con una logica assolutamente moderna e marziale: nessun processo l’attende, solo una condanna urlata dalla piazza con una relativa violenta esecuzione. I temi suggeriti dal libretto potrebbero portarci ad una facile attualizzazione, ma questo non è necessario perché la scrittura musicale di Bellini riesce in modo moderno a farci scoprire personaggi che, una volta liberati dai numeri di parata, provano sentimenti umani. Che sono gli stessi che proviamo noi oggi.
Teatro Regio di Parma
venerdì 18 marzo 2022, ore 20.00 Opera A
domenica 20 marzo 2022, ore 15.30 Opera B
venerdì 25 marzo 2022, ore 20.00 Opera C
domenica 27 marzo 2022, ore 15.30 Opera D
Durata complessiva 2 ore e 40 minuti circa, compreso un intervallo
NORMA
Tragedia lirica in due atti su libretto di Felice Romani
Musica VINCENZO BELLINI
Casa Ricordi, Milano
Norma ANGELA MEADE
Pollione STEFAN POP
Oroveso MICHELE PERTUSI
Adalgisa CARMELA REMIGIO
Flavio JOHN MATTHEW MYERS
Clotilde MARIANGELA MARINI
Maestro concertatore e direttore SESTO QUATRINI
Regia NICOLA BERLOFFA
Scene ANDREA BELLI
Costumi VALERIA DONATA BETTELLA
Luci MARCO GIUSTI
Collaboratore alle luci GIORGIO VALERIO
ORCHESTRA FILARMONICA ITALIANA
CORO DEL TEATRO REGIO DI PARMA
Maestro del coro MARTINO FAGGIANI
Nuovo allestimento del Teatro Regio di Parma
In coproduzione con Teatro Municipale di Piacenza, Teatro Comunale di Modena
STAGIONE LIRICA 2022
Teatro Regio di Parma
18, 20, 25, 27 marzo 2022
NORMA
Musica Vincenzo Bellini
26, 28, 30 aprile 2022
ASCESA E CADUTA DELLA CITTÀ DI MAHAGONNY
Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny
Musica Kurt Weill
CALENDARIO
MARZO 2022
12 sab 17.00 PRIMA CHE SI ALZI IL SIPARIO Norma
14 lun 20.00 NORMA prova riservata agli under 30
16 mer 15.30 NORMA prova aperta
18 ven 20.00 NORMA Opera A
19 sab 10.30 OPERA MENO 9 per le famiglie
20 dom 15.30 NORMA Opera B
21 lun 20.30 ANNA TIFU, GIUSEPPE ANDALORO
25 ven 9.00 e 11.00 DOLCE CENERENTOLA per le scuole
20.00 NORMA Opera C
26 sab 15.30 e 18.00 DOLCE CENERENTOLA per le famiglie
27 dom 15.30 NORMA Opera D
APRILE 2022
9 sab 10.30 OPERA MENO 9 per le famiglie
22 ven 17.00 PRIMA CHE SI ALZI IL SIPARIO Ascesa e caduta…
23 sab 15.30 e 18.00 CENERENTOQUA CENERENTOLA per le famiglie
24 dom 15.30 ASCESA E CADUTA DELLA CITTÀ DI MAHAGONNY prova aperta
26 mar 20.00 ASCESA E CADUTA DELLA CITTÀ DI MAHAGONNY Opera A
28 gio 20.00 ASCESA E CADUTA DELLA CITTÀ DI MAHAGONNY Opera B
30 sab 20.00 ASCESA E CADUTA DELLA CITTÀ DI MAHAGONNY Opera C
MAGGIO 2022
6 ven 20.30 BALLETTO DI PARMA Contemporaneamnete
8 dom 15.30 e 18.00 BLACK AIDA per le famiglie
20 ven 9.00 e 11.00 CENERENTOLA Grand Hotel dei sogni per le scuole
21 sab 15.30 e 18.00 CENERENTOLA Grand Hotel dei sogni per le famiglie
28 sab 20.30 NUOVO BALLETTO DI TOSCANA Quartetto per la fine del tempo
29 dom 17.30 DAVID RUSSELL