Esce “Solipsistic Horizon” il nuovo disco di inediti degli Obici, ovvero Francesco Armani, polistrumentista e voce, Maurizio Viviani batteria. Un disco che penso parli di uomini dentro un suono rock decisamente privo di compromessi, anzi decisamente apolide e sperimentale… libero anche, anzi soprattutto, se pensiamo alla grande varianza che troviamo anche dentro la progressione e lo sviluppo di una stessa traccia. Un disco moderno, di un rock antico che torna a cambiare le carte delle aspettative quotidiane.
Quanta geometria dentro la copertina di un disco che parla di uomini… non è un controsenso?
Credo che la copertina sia più concettuale che geometrica. Nella rappresentazione base dell’idea la geometria è stata la risposta. Ma è comunque una copertina che parla di idee e quindi di uomo nella sua essenza.
Che poi dentro l’uomo ci sono linee concentriche… sembra quasi di ritrovarci nella Pulsar tanto famosa alla New Wave… vero?
Le linee concentriche sono in realtà le isoipse della Cima degli Obici in Val Rendena, vicino allo studio di Raoul Terzi dove abbiamo registrato. Il testo dell’ultimo brano, Mount Howitzers appunto, parla proprio dell’ascesa in montagna come crescita individuale. Questa è una delle tematiche principali dell’intero album e Maddalena Cumer, la nostra grafica, ha voluto rappresentare così questo concetto.
Secondo questo suono, la vita è un conto matematico oppure è follia romantica senza ragione?
Nella nostra musica c’è molto calcolo matematico e gran parte del merito va a Maurizio che ci ha portati a creare ritmiche veramente particolari. La follia credo sia generata più dalla parte noise che poi è stata domata magistralmente in fase di mix rendendo il tutto fruibile. Quindi nel nostro suono, e probabilmente anche nella nostra vita, compaiono entrambi gli elementi in un giusto equilibrio necessario per raggiungere qualunque obiettivo.
E che ragione c’è dietro un brano come “Catafalco”? Perché cioè l’italiano? O ancora: perché l’inglese ovunque…
Il dibattito sulla lingua c’è stato. Io (Francesco) vengo da progetti quasi tutti in italiano e dopo queste esperienze ho maturato la convinzione che le sonorità della nostra lingua non sono adatte al genere che facciamo. Finisce sempre in una specie di ulutato/guaito/miagolio fastidioso in quanto proprio le parole non hanno gi accenti giusti per essere cantante. Massimo rispetto per la musica leggera italiana di qualità dove la lingua italiana è perfetta. Ho quindi preferito cantare in inglese pur ammettendo di avere una pronuncia non impeccabile. Anche scrivere testi in inglese non è stato assolutamente facile. A livello di sonorità e di rimica il risultato mi convince e lo rifarei in futuro.
Maurizio al contrario viene da lavori tutti fatti in inglese, sia con gruppi italiani che a Londra, quindi voleva sperimentare con l’italiano. Lo ha fatto scrivendo e cantando il testo di Catafalco, un brano al quale tiene molto. Questo ci ha permesso di dare anche una sfaccettatura in più e non è escluso che anche negli album futuri ci siano altri brani in italiano.