Pagghiòla, la commedia romantica di Simona Pennisi, edita dall’editore milanese Bookabook, con la sua ironia acuta ha già conquistato molti lettori. Un libro di duecentosettanta pagine che già di per sé si presenta come qualcosa di puramente artistico, a partire dal suo aspetto formale.
Non per casualità l’opera stampata sulla copertina verde di Pagghiòla è stata realizzata proprio dall’autrice. La testa di una bellissima mora dal cui capo fioriscono tulipani, raggiunge l’effetto desiderato, quello di introdurre immediatamente il lettore alle sonorità del romanzo, in una commistione di sapori, odori e atteggiamenti che riflettono – talora in maniera volutamente caricaturale – l’intenzione di voler raccontare una delle più belle isole d’Italia, la Sicilia.
Simona Pennisi, un’artista eclettica
Simona Pennisi potrebbe essere definita un’artista eclettica, non si occupa esclusivamente di scrittura ma anche di arte pittorica: in entrambi i casi la sua arte si rivela un omaggio alla sicilianità, ma non esclusivamente: all’emancipazione delle donne, alla libertà dei corpi, all’auto-consapevolezza, temi tanto cari all’autrice da essere facilmente rintracciabili nell’intera produzione artistica di Simona Pennisi. Non sarà neanche una casualità che Simona Pennisi sia una psicoterapeuta professionista, ragione per cui non stupisce scoprire una spiccata sensibilità davanti a temi di manifesta importanza – influenza che si ritrova soprattutto nella costruzione del lato psicologico di ognuno dei singoli inquilini del condominio siciliano.
Il simbolismo dietro i personaggi di Pagghiòla
La storia di Pagghiòla ha innumerevoli personaggi, ognuno di loro tratteggiato con meticolosità, ma si può dire che la protagonista assoluta sia Caterina. A lei, da un punto di vista tecnico, è offerta la trasformazione migliore: di pari passo con l’avanzare della narrazione, raggiungerà nuove certezze, fino a scoprire di sé molto più di quanto sapeva in partenza. Dovrà imparare che cosa significa rapportarsi agli altri, trovare la forza di lasciarsi andare, di aprirsi alla conoscenza di ciò che è ritenuto diverso o inaccettabile. D’altronde, la sua è anche una storia di integrazione, rappresentazione della convivenza tra un mondo antico e un mondo nuovo, tra un inedito modo di vedere le cose spesso in combutta con la tradizione.
Caterina abita nell’appartamento ereditato da sua nonna in uno scalcinato condominio siciliano, dove pare proprio che la preoccupazione comune a tutti i condomini sia quella di riuscire a ficcare il naso nelle vite degli altri inquilini del palazzo. Caterina per carattere non ama molto quello stile di vita, trascorre le sue giornate con il suo adorabile Pinscher, dividendosi tra gli studi universitari e un lavoro grazie a cui riesce a mantenersi. Accanto a sé non ha alcun uomo, nessun amore che le sconvolga la testa e il cuore. Forse è questa la sua maggiore forza: essere indipendente e determinata nel suo agire, raggiungere la propria pienezza al di là degli altri, prima di abbandonarsi alla scoperta di ciò che non conosce e che a primo acchito giudica come sbagliato.
Ma riuscirà Caterina a sottrarsi alla tentazione del cuttìgghiu?
Sembra proprio che anche lei non possa sottrarsi del tutto a questa attitudine condominiale, e prima o poi, persino Caterina potrebbe cominciare a comportarsi come i suoi condomini quando la quotidianità sarà scombussolata dall’arrivo di una famiglia non-convenzionale.
Diventerà allora l’occasione per un piano di spionaggio costruito a tavolino e capeggiato dalla Signora Pulvirenti, che ha un unico cruccio: scoprire di più di Veronica, la donna arrivata da sola con i suoi figli chiassosi…
Perché in fondo, l’arte del cuttìgghiu è qualcosa a cui tutti bene o male non possiamo sottrarci. Tuttavia, Pagghiòla si presenta proprio come un invito a guardare oltre l’involucro – no, non oltre gli spioncini dei condomini –, a non fermarsi mai davanti alle apparenze prima di conoscere una persona di cui sappiamo poco o nulla. Possiamo essere tutte cummàri, a patto che la curiosità non si trasformi mai in giudizi verso gli altri: anche la signora Pulvirenti, rappresentazione per eccellenza di questo agir comune, non incarna questa tendenza con negatività, ma si fa nota caratteristica di un atteggiamento spesso ilare e divertente per il lettore.
Tanto di cappello, perciò, se Simona Pennisi ha deciso di raccontare una storia nascondendovi tra la trama, qui e lì, temi importanti e fondamentali al giorno d’oggi. Perché a questo dovrebbero servire i libri: portare al pensiero, indurre alla riflessione, e con Pagghiòla, la Pennisi c’è riuscita perfettamente.