Il cantautore Pagoda pubblica “Amerigo Hotel”, l’atteso album di debutto, dopo aver svelato tre singoli apripista che hanno dato subito l’idea della direzione concreta ma anche variegata di questo primo album sotto questa firma.
Giacomo Asti, musicista di Parma, non è nuovo nel mondo della musica, ma il progetto in questione è una creatura fresca di battesimo, seppur con una certa ossatura robusta e strutturata, figlia dell’esperienza maturata in anni nel mondo del rock, che sfocia con questo progetto in territori cantautorali a metà tra tradizione e voglia di rinnovamento.
Ma è la carica personale che questo progetto porta con sé a fare da fiore all’occhiello. Pagoda da voce a se stesso ma è in grado di sfiorare le vite e le storie di tutti, di quelle persone che si incrociano nel quotidiano, dando un nuovo, intenso, significato al termine “storytelling”.
Come sia arrivato ad “Amerigo Hotel”, è tutta una storia già di suo.
Pagoda rivela:
“Ho iniziato a scrivere canzoni appena prima che scoppiasse la pandemia, nel novembre del 2019. Inizialmente l’ho fatto a scopo terapeutico. Avevo bisogno di indirizzare le mie energie e i miei pensieri in qualcosa di pratico, tangibile e creativo. Ho trascorso i due mesi e mezzo del lockdown a scrivere incessantemente, mattina, pomeriggio e sera. A fine anno avevo abbastanza materiale per tre dischi. In quel momento ho capito che avrei dovuto scegliere una decina di canzoni e andare a registrarle. Ho scelto le canzoni più semplici, dirette e orecchiabili del mio repertorio. Oggi quei brani fanno parte di un album che si chiama Amerigo Hotel e ancora non ci credo. Non vedo l’ora che la gente possa sentirlo tutto intero, dall’inizio alla fine e ad alto volume.”
Se alle radici dell’ispirazione musicale che ha portato alla nascita di Pagoda troviamo monumenti come REM e Tom Petty and the Heartbreakers, è il lavoro in sala prove e in studio che è riuscito a dare una forma nuova ai pezzi composti per questo album, anche grazie a collaborazioni di forte intesa, proficue e importanti.
Il cantautore infatti ammette:
“Ovviamente non avrei potuto realizzare questa cosa da solo. È servito il contributo di persone con molta più esperienza e talento del sottoscritto. A partire da Leonardo Barbieri, che oltre ad aver suonato la chitarra su quasi tutte le tracce, ha anche partecipato attivamente a tutta la fase di pre-produzione e arrangiamento del disco. Ma tutta la band è stata fantastica: Leonardo Cavalca, Nicolas De Francesco, Emanuele Nidi e Lorenzo Zambini sono musicisti colmi di talento, da cui posso solo imparare. Nel pezzo che chiude l’album poi canto insieme a Domiziana Pelati, con cui ho diviso il palco tantissime volte negli ultimi anni (quelli in cui si poteva suonare), è stato bello averla anche sul disco. Devo dire grazie anche a Stefano Vanoni, che l’ha masterizzato cercando di esaudire ogni mia richiesta. Infine, devo ringraziare i ragazzi de La Buca Recording Club, Davide Chiari e Simone Piccinelli, che l’hanno registrato e mixato. Due persone stimolanti, divertenti e competenti. Spero di poter tornare da loro il prima possibile a registrare altro materiale.
Come dicevo prima, siamo solo all’inizio.”
Amerigo Hotel è disponibile su tutte le piattaforme digitali e in CD.
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Pic Credits: Maria Buttafoco