Due colleghi, due amici, ma sopra e prima di tutto due anime unite dalla stessa passione, la Musica. A distanza di un mese dal singolo apripista “Liceo” e a meno di tre settimane dall’attesissimo debut EP, Bori torna a collaborare con Ethos su “Passatempo” (WD Music Italy), un bianco e nero di riflessioni e sentimenti, a mezz’aria tra malinconia e dolcezza, che riconferma il sodalizio artistico tra due dei più seguiti e apprezzati esponenti dell’urban-pop italiano.
In un abito sonoro elegantissimo e ricercato, cucito ad hoc dal fidato tocco di Harley su un testo ricco di intensità, è racchiusa la suggestiva essenza del brano, espressa nel susseguirsi di pensieri e ricordi che le voci e le liriche dei due cantautori ricamano in maniera impeccabile, disegnando la trama di un rapporto di coppia nebuloso e complesso, da cui fluisce uno stato di stordimento e confusione che conduce i protagonisti della narrazione a domandarsi se tutto ciò che stanno vivendo sia l’inizio di un profondo amore o soltanto un gioco per ingannare, oltre a se stessi, i reciproci vuoti interiori tra il ticchettio delle lancette, un futile e improduttivo “passatempo”.
Dubbi, incertezze e perplessità, vengono minuziosamente scandagliati dalla sensibilità autorale ed interpretativa di Bori ed Ethos, che analizzano ogni aspetto della relazione, dal travolgente e inaspettato impeto di passione capace di stravolgere abitudini e programmi – «tu sei una sconosciuta e mi hai cambiato routine» -, a tutte quelle ombre sconosciute che, come un’aura velata, ermetica e criptica, permeano e avvolgono di mistero azioni e atteggiamenti di un partner sfuggente ma al tempo stesso presente in ogni sua voluta mancanza – «se nel suo passato c’è più bene che male» -.
Ma se in solitudine, chiusi tra le sbarre delle proprie gabbie emotive, ogni minuto è soltanto un monito della condizione di impasse in cui ci troviamo – «non passa il tempo da solo»-, il solo sfiorare con il pensiero i tratti dell’altro è la risposta a tutti i quesiti – «io non ho mai visto niente di più bello dei tuoi occhi» -, che trovano nella perdita di autocontrollo tipica dell’innamoramento – «quando ti guardo non capisco niente» – la chiave per aprire quella stessa prigione, oltre ogni parola, oltre ogni resistenza – «mi son pure illuso di cambiarti, ma tu mi hai cambiato nel mentre» -.
Un pezzo che, nella profonda delicatezza dei suoi versi, esamina non soltanto il rapporto con l’altro, ma anche e soprattutto quello con se stessi, in un faccia a faccia crudo e diretto con la parte più fragile e insicura della percezione personale – «certe cose vorrei dartele, però sono cresciuto ai margini, quindi faresti meglio ad andartene»; «non ti meriti tu il casino che ho dentro, tu eri il casino più bello» -, quella che, imperturbabile e austera, giudica e sabota, puntando il dito verso e contro di sé.
“Passatempo” regala al pubblico un’ulteriore prova dell’incisività dei due hitmakers italiani e, con l’emozionalità dei suoi chiaroscuri, aggiunge nuove sfumature al primo EP di Bori, un arcobaleno di ritmi e suggestioni in uscita nel corso delle prossime settimane.
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