Qual è stato il momento che ti ha fatto dire “voglio fare musica”?
Immagino sia stato quando ho iniziato ad appuntare su una Moleskine le cose che mi venivano in mente, più o meno in rima. Avrò avuto 17 anni e al contempo iniziavo a buttare giù degli accordi cercando di unire le due cose insieme.
Raccontaci “Sintonia” in qualche riga.
“Sintonia” parla di compatibilità e di sensazioni, luoghi, stagioni. Vuole essere incisivo e minimale.
Vuole portare l’ascoltatore in varie situazioni, per interrogarsi.
La cover di Riccardo Cocciante, come ultimo brano, dovrebbe fornirne un riassunto.
Qual è l’aspetto della tua musica di cui sei più fiero?
Credo di avere un mio stile, in un certo senso riconoscibile. Immagino che chiunque si possa rivedere in un mio testo, poi portare le persone conoscermi e ad avere voglia di ritrovarsi nelle mie emozioni è comunque sempre l’obiettivo più difficile.
Qual è invece il tuo tallone d’Achille, l’aspetto su cui senti di dover migliorare?
La costruzione delle strutture delle canzoni forse può ancora essere spinta maggiormente verso l’immediatezza, purtroppo sempre un po’ a scapito della loro particolarità.
Come speri di continuare la tua esperienza musicale?
Quando l’ispirazione porta a qualcosa di buono da condividere sarebbe sempre bene riconoscerlo e accoglierlo, compatibilmente con il fatto che produrre e lanciare dei brani è in ogni caso un investimento economico. Continuare in questo senso è sempre più difficile con il tempo, ma è ciò che ogni autore prova nel suo piccolo a fare.