Circa il 50% delle nuove diagnosi di tumore sono in età lavorativa, ogni anno circa 100mila persone si aggiungono ai quasi 1,5 milioni di “pazienti-lavoratori” oncologici rientrati al lavoro dopo un tumore
La Polizia di Stato a fianco dei pazienti oncologici: presentato il progetto per riportare al lavoro le donne con tumore al seno. Ogni giorno 496 morti e 1071 diagnosi di tumore in Italia
“Lo studio dell’Associazione Onconauti e AUSL Bologna sulle donne operate al seno ha documentato per la prima volta che il 42% ha riscontrato un reinserimento problematico per sintomi psichici e fisici secondari ai trattamenti che dopo un anno tendono a cronicizzare; il 6% non rientra più al lavoro, anche a causa di discriminazioni” sottolinea Stefano Giordani, Direttore Scientifico Associazione Onconauti
Presentato presso l’Auditorium intitolato al Prefetto Vincenzo Parisi della Scuola Superiore di Polizia di Roma il nuovo progetto congiunto dell’Associazione Onconauti con la Polizia di Stato volto a favorire un reintegro professionale e sociale delle donne affette da tumore, le quali spesso, nonostante superino la malattia, si trovano discriminate sul posto di lavoro. Davanti a una platea costituita da molti medici appartenenti alle forze dell’ordine e ufficiali, il progetto “Return to work” è stato illustrato con la toccante testimonianza diretta delle pazienti operate che hanno commosso e toccato le corde e l’anima dei presenti, fra cui molti clinici come Fabrizio Ciprani Dirigente Generale Medico Polizia di Stato, Antonio Magi Segretario SUMAI e Presidente Ordine Medici di Roma, Il Prof. Nicola Magnavita, il Prof. Francesco Schittulli Presidednte LILT, l’oncologa Prof.ssa Stefania Gori Presidente AIGOM, Mauro Valsiglio, Susanna Cantoni, oltre che uomini di legge come il Prof. Paolo Pascucci Docente Diritto del Lavoro all’Università di Urbino.
1071 DIAGNOSI OGNI GIORNO E 496 MORTI QUOTIDIANE IN ITALIA – Come riportano i dati LILT, in Italia ogni giorno vi sono 1071 diagnosi di tumore e 496 morti. Ma è in costante aumento anche il numero di donne operate al seno che sopravvivono a un tumore e convivono con gli effetti collaterali: un report del National Health Institute USA (JAMA Oncology, Aprile 2023) evidenzia che negli ultimi 20 anni il numero di pazienti oncologici lungo-sopravviventi con limitazioni causate dalle terapie oncologiche è aumentato fino a raggiungere il 70% nel 2018. Per affrontare le conseguenze psico-sociali ed economiche di questa condizione, l’Associazione dei pazienti Onconauti ha realizzato in collaborazione con le Istituzioni Sanitarie pubbliche un metodo di riabilitazione con interventi integrati sullo stile di vita che si è rivelato efficace, riproducibile e a basso costo. Già sono state coinvolte oltre duemila pazienti. Un passo ulteriore è stato compiuto con il National Meeting “Dall’invalidità ai percorsi di reinserimento lavorativo nelle donne operate al seno: sintesi degli aspetti clinici, medico legali e riabilitativi per le “pazienti-lavoratrici” nel lavoro e nel follow-up”, con responsabili scientifici il Dott. Fabrizio Ciprani e il Dott. Stefano Giordani.
I NUMERI IN CRESCITA DELLE PAZIENTI-LAVORATRICI ONCOLOGICHE – In Italia, circa il 50% delle nuove diagnosi di tumore vengono effettuate in età lavorativa e ogni anno circa 100mila persone si aggiungono ai quasi 1,5 milioni di “pazienti-lavoratori” oncologici che sono rientrati al lavoro dopo un tumore. Fra questi, le donne operate al seno costituiscono il gruppo più numeroso, con circa 30-40mila casi annui stimati di rientro al termine dei trattamenti e più di 800mila lungo-sopravviventi, che spesso hanno difficoltà nel reinserimento lavorativo. “Lo studio sulle donne operate al seno, promosso dall’Associazione Onconauti a Bologna, ha documentato per la prima volta che il 42% ha riscontrato un reinserimento problematico per sintomi psichici e fisici secondari ai trattamenti che dopo un anno tendono a cronicizzare; il 6% non rientra più al lavoro, anche a causa di discriminazioni – sottolinea Stefano Giordani, Direttore Scientifico Associazione Onconauti – Negli ultimi 10 anni un numero sempre maggiore di pazienti per ridurre l’incidenza di recidive a distanza effettua terapie ormonali preventive fino a 7-10 anni dopo la diagnosi, e usa farmaci biologici per 2-3 anni. Inoltre, sempre più donne con malattia metastastica sono ormai da considerarsi lungo-sopravviventi e possono rientrare al lavoro, pur dovendo eseguire terapie ormonali, farmaci biologici e chemioterapia per il resto della vita. Sulle spalle dei Medici Competenti grava quindi un’enorme responsabilità, che non è però supportata da strumenti adeguati, in quanto nessuno ha mai misurato l’impatto psico-sociale e le conseguenze sulla capacità lavorativa di questa nuova realtà clinica”.
AL LAVORO PER PREVENIRE – Il Piano Oncologico Nazionale e il Piano Nazionale di Prevenzione sottolineano l’importanza degli stili di vita salutari e del recupero del benessere nel follow-up oncologico, con gli ambienti di lavoro identificati come “setting” di prevenzione. “Serve un ampio consenso tra Istituzioni, Società scientifiche, Aziende e Associazioni del Terzo Settore che favorisca una comunicazione tra Oncologi, MMG e Medici Competenti, e percorsi riabilitativi di ‘Return to Work’ dedicati al recupero funzionale delle pazienti lavoratrici. Intervenire sullo stile di vita è difficile, non bastano le raccomandazioni; servono dei percorsi di reinserimento lavorativo adeguati” aggiunge il Dott. Giordani.
IL PROGETTO DEGLI ONCONAUTI – Il metodo di riabilitazione integrata oncologica validato da oltre dieci anni dall’Associazione Onconauti riduce ansia, depressione, dolore, affaticamento e migliora l’efficienza psico-fisica. “Il metodo della nostra associazione consiste in trattamenti non farmacologici che si sono dimostrati di provata efficacia scientifica – spiega Stefano Giordani, Direttore Scientifico Associazione Onconauti – Ai pazienti viene offerto un programma personalizzato di attività come lezioni di yoga, agopuntura o shiatsu, riflessologia e Qi Gong, interventi sullo stile di vita per stabilire un’alimentazione salutare e svolgere attività fisica regolare; ricevere supporto psicologico (arteterapia, mindfulness, ecc); e, in caso di necessità specifiche, sedute di fisioterapia. La combinazione di questi tre elementi (trattamenti integrati, stile di vita corretto, supporto psicologico) in un percorso della durata di tre mesi ha dimostrato il miglioramento della qualità di vita e dei sintomi nell’86% dei partecipanti, che possono così riprendere l’attività lavorativa. Questi interventi, conferma la letteratura scientifica, sono inoltre anche in grado nei tumori più frequenti di ridurre il rischio di recidiva della malattia e aumentano la sopravvivenza. Fondamentali in questo percorso risultano la tecnologia per la Teleriabilitazione, la presenza sul territorio e la personalizzazione degli interventi”.
L’IMPEGNO DELLA PS NEL RECUPERO DEI PAZIENTI – “Siamo lieti di dare ospitalità a questa iniziativa, che rientra appieno nell’attività della struttura medica che abbiamo nell’ambito della polizia – evidenzia Fabrizio Ciprani, direttore centrale della sanità della Polizia di Stato – Nella PS siamo impegnati nel recupero dei pazienti oncologici: se lo fa la polizia che è una realtà con compiti operativi, tanto più si può fare in ambiti dove vi siano incarichi impiegatizi. È molto importante favorire questi processi in quanto il lavoro è una terapia in sé e aiuta psicologicamente le donne che abbiano avuto un tumore e nel nostro ambito cerchiamo di incentivare questo processo”.