“Pop Punk!” di Marco Conte: lo spirito ribelle della gioventù

“Pop Punk!” è un inno alla ribellione e alla passione che permea il cuore di ogni giovane. Con le loro chitarre elettriche che urlano di rabbia e batterie che martellano come il battito cardiaco di chi sogna ad occhi aperti, Marco Conte ed Helena ci trasportano in un viaggio attraverso i labirinti della nostalgia e dell’inesauribile desiderio di cambiamento.

Come è iniziata la tua avventura nel mondo della musica?

La mia avventura musicale, in un certo senso, inizia ogni giorno quando mi sveglio, dopo aver sognato una canzone che ancora non esiste, e quando nei momenti liberi vago per i social a cercare nuovi artisti da supportare, o quando in pausa pranzo organizzo eventi e quando studio e analizzo criticamente la discografia che ascolto in radio…è un’avventura che costantemente nasce, costantemente si rinnova: così oggi, così quando a 14 anni ho preso in mano la chitarra per la prima volta.

C’è stato un momento decisivo in cui hai detto “questa è la mia strada”?

Sinceramente ho sempre preso la musica come un bello ed istruttivo passatempo, niente di più; come uno dei miei tantissimi hobby. A dire “fa per me” per la prima volta è stato in un certo senso uno dei miei maestri e mentori, che mi ha detto “Insisti! investici tempo ed energie, perchè potrebbe diventare un lavoro!”. E sono ancora oggi estremamente grato a lui e pieno di rispetto per chi lavora “dietro le quinte della musica”, magari come insegnante, o manager o autore o vocal coach. Perchè tante volte sono davvero loro a fare la differenza, come l’hanno fatta per me nel mio piccolo, rendendo gli artisti che conosciamo come li conosciamo, e rendendo le canzoni che ascoltiamo esattamente come le ascoltiamo.

Come hai superato le sfide che hai incontrato e cosa hai imparato da esse?

Fare musica ti espone a tantissime sfide, a tantissimi ostacoli soprattutto dal punto di vista personale (critiche, hating, ansia da prestazione, paura del palco e di esibirsi in pubblico). Molti artisti ne rimangono schiacciati, hanno paura di non farcela. Sono da soli o con accanto il team e il manager sbagliato, vittime della loro stessa creatività e rara sensibilità. A me hanno salvato le persone che mi vogliono bene, ho imparato ad amare me stesso e quello che faccio, ad amare e ringraziare per i fallimenti (un flop discografico, una stonatura live, una canzone mal recensita, le minacce sui social ecc): essi possono davvero stimolarti e motivarti, se tieni a ciò che sei e a ciò che fai.

Come hai visto evolvere il tuo stile musicale e artistico nel corso degli anni?

Sono veramente soddisfatto nel vedere i piccoli grandi frutti portati da un lavoro costante e quotidiano: pratica giornaliera di scrittura creativa, vocal coach, sessioni di produzione e scrittura, seminari e masterclass. Fare il cantante è un lavoro e chiede costante pratica, sforzo, esercizio. Mi sento davvero come un atleta in preparazione sportiva che vede, millesimo di secondo dopo millesimo di secondo, migliorare la sua prestazione.

Quali consigli daresti a chi sta iniziando la sua carriera artistica?

Buttati, prova, sbaglia, imita, copia, sperimenta e impara. E quando ti sentirai bravo e raggiungerai i primi risultati (gli applausi live, migliaia di streams, un suono virale sui social), “azzera” tutto e ripeti!

C’è un messaggio o un’emozione che speri di trasmettere attraverso questo singolo?

Divertirsi, essere sinceri con se stessi, essere ciò che davvero si è. Solo così, con le nostre contraddizioni, potremo scoprire ed assaporare l’ammirazione e l’amore degli altri.

Hai intenzione di esplorare nuovi generi musicali nei tuoi prossimi progetti?

Assolutamente. Dopo questa pagina “rap-punk” sono pronti brani con un sound che sicuramente spiazzerà chi mi ascolta da un po’…chi seguirà, vedrà!

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