“Protagonisti”: i ritratti di Sandro Becchetti in mostra a Castiglione del Lago – Le fotografie di Sandro Becchetti sono un viaggio fotografico nella storia della società e della cultura del nostro Paese, scandito dai volti di personaggi, noti e meno noti, della politica, dello spettacolo, dello sport, ritratti in oltre quaranta anni di attività da fotoreporter. In ogni scatto rivive l’anima del “protagonista”. Tra gli illustri, Federico Fellini, Alfred Hitchcock, Moira Orfei, Claudia Cardinale, Pier Paolo Pasolini, Andy Warhol, Joe Cocker, Ugo Tognazzi ed altri.
La fotografia entra nelle sale di Palazzo della Corgna a Castiglione del Lago. La mostra autunnale si intitola “Sandro Becchetti. Protagonisti” e sarà visitabile dal 29 settembre all’8 dicembre 2019, in un percorso per immagini che si propone come un vero e proprio viaggio fotografico nella storia della cultura del nostro Paese.
Personaggi noti e meno noti, della politica, dello spettacolo, dello sport, ritratti in oltre quaranta anni di attività del fotoreporter romano per conto di quotidiani, periodici, agenzie di stampa nazionali e per riviste internazionali e televisioni, si alternano a volti di perfetti sconosciuti mettendo a fuoco sguardi, particolari dell’abbigliamento o della corporeità, focus sulla partecipazione sociale, sul mondo del lavoro, sui disagi non solamente umani ma anche di animali e perfino di città.
Tra i personaggi “illustri” spiccano i ritratti di Federico Fellini, Alfred Hitchcock, Moira Orfei, Claudia Cardinale, Pier Paolo Pasolini, Andy Warhol, Joe Cocker, Ugo Tognazzi ed altri.
La mostra, a cura di Luigi Petruzzellis, è promossa dal comune di Castiglione del Lago e organizzata da Sistema Museo e Cooperativa Lagodarte, in collaborazione con Aurora Group e con Gianna Bellavia.
LA MOSTRA
“Ho ricevuto molto più di quanto abbia dato. Sono cresciuto, grazie all’esperienza fotografica, soprattutto umanamente. Ritengo di essere diventato una persona migliore, perché migliore era il mondo che i protagonisti delle mie foto si auguravano e per il quale si battevano. Di questo non potrò mai ringraziarli abbastanza”.
Sandro Becchetti
Sandro Becchetti inizia a fotografare in un periodo turbolento e complesso della recente storia italiana, ovvero nella seconda metà degli anni ’60 del secolo scorso, periodo contraddistinto da forti scontri ideologici che spesso tendevano ad appiattire qualsiasi ragionamento, cercando nella fotografia uno strumento utile (ma non l’unico) ad interrogarsi costantemente e a confrontarsi con le persone e gli avvenimenti che lo circondavano. Protagonisti per lui erano tanto i personaggi “famosi” che incontrava e immortalava in ambito lavorativo, quanto persone del tutto sconosciute che lo incuriosivano per strada, e grazie ai quali trovava ulteriori spunti di confronto e riflessione.
Grazie a questo bagaglio Becchetti ha sentito la necessità di imprimere anche in forma testuale i ricordi di tali incontri, che in mostra si possono ammirare sotto forma di brevi frasi accanto ad alcune delle foto esposte. Egli può fregiarsi a ragion veduta di essere stato un valente scrittore, proprio perché non riteneva la fotografia il mezzo esclusivo con cui interpretare e fissare per sempre una determinata realtà o un personaggio, ma la riteneva “uno” dei canali, sicuramente importante, ma certamente bisognoso di essere affiancato da altri linguaggi espressivi.
Becchetti, però, ci stupisce: utilizzando un combinato disposto di sapiente tecnica fotografica in bianco e nero (metodo che a suo giudizio consentiva a ciascuno di poter dare la propria interpretazione dell’immagine) e una sensibilità decisamente fuori dal comune, ha eccelso proprio nel saper condensare in un singolo scatto l’anima più profonda del “protagonista”. Ad esempio Moira Orfei, il cui volto è immortalato ritratto su un manifesto affisso ad un bandone, ovvero l’icona che forse identifica più di tutte Moira Orfei con il Circo; o nel caso del celebre pugile Monzon, il cui volto reale per Becchetti non è il viso ma il pugno chiuso che lo ha reso un campione.
La mostra “Protagonisti” non vuole essere una carrellata di personaggi famosi, ma un doveroso omaggio alla persona Sandro Becchetti, prima che al fotografo Sandro Becchetti. A corredo delle foto sarà proposto il documentario, a lui dedicato, dal titolo “Il tempo ritrovato”, realizzato dalle storiche dell’arte Valentina Gregori e Romina Zitarosa.
Il curatore Luigi Petruzzellis: “Posso dirmi onorato di averlo conosciuto di persona (anche se per troppo poco tempo) insieme a Gianna, sua moglie e sua prima estimatrice, nella loro casa di Lugnano in Teverina. Una casa che ricordo bene riflettere le passioni di una vita intera, ovvero, oltre alla fotografia, la realizzazione e l’intarsio di mobili e oggetti in legno (arte in cui Becchetti eccelse nei 15 anni in cui decise di non scattare più), i cavalli, e in generale un profondo attaccamento alle proprie radici contadine. Non posso fare a meno di ricordare i coinvolgenti racconti di Sandro, che ascoltavo per ore, racconti di chi sa di avere molto da dire, e che sa come farlo in modo mai scontato o retorico. Un Protagonista, anche lui, soprattutto lui, suo malgrado”.
SANDRO BECCHETTI
Nato a Roma nel 1935, Sandro Becchetti inizia l’attività di fotografo professionista a partire dalla seconda metà degli anni Sessanta. Ha collaborato con periodici, quotidiani, agenzie di stampa nazionali, riviste internazionali e televisioni (La Repubblica, Il Messaggero, L’Unità, Paese Sera, L’Espresso, Il mondo, Secolo XIX, L’Astrolabio, L’altra Italia, Sipario), e con uffici stampa di partiti e sindacati. Sue foto sono apparse su Life e Liberation e sono presenti negli archivi di France Presse, BBC e RAI, oltre che in importanti collezioni private e musei pubblici. Suoi lavori sono stati esposti in Italia e all’estero in numerose mostre personali e collettive. Nel 1980 ha interrotto l’attività e si è dedicato a eseguire, con notevole successo, lavori di falegnameria. Solo nel 1995 ha ripreso in mano le macchine fotografiche, focalizzando principalmente l’attenzione dapprima sulla vita quotidiana a Roma, di cui ha realizzato un vastissimo archivio documentario, e infine alla terra d’origine della sua famiglia, ovvero l’Umbria, a Lugnano in Teverina, dove ha trascorso gli ultimi anni di vita.