Quando lo sport si tinge di giallo – Due scrittori, due giallisti numeri uno, hanno presentato in piazza Duomo i loro ultimi romanzi. Luca Crovi – con “L’ombra del campione” ambientato nella Milano di fine Anni ’20, frizzante commedia noir sui misteri intorno alla vita di Giuseppe Meazza – e Marco Malvaldi con “A bocce ferme”, settimo volume di una fortunata serie legata alle vicende dei vecchietti del BarLume che spesso e volentieri leggono la Gazzetta dello Sport.
In un’intervista moderata da Massimo Arcidiacono, giornalista de La Gazzetta dello Sport, sono state presentate le ultime fatiche letterarie di due numeri uno del Giallo italiano, Luca Crovi e Marco Malvaldi.
Luca Crovi, critico letterario e storico conduttore di “Tutti i colori del giallo” su Radio2, ha recentemente pubblicato il suo ultimo libro “L’ombra del campione” ambientato nella Milano di fine Anni ’20. Un viaggio nel mondo della mala milanese degli anni Venti. Un romanzo che conquista con gli odori di un personaggio d’altri tempi in una città d’altri tempi, dove il crimine rivela il suo lato più umano e più crudele. Dove il commissario è uno di quelli che non si dimenticano e rimangono nel cuore.
Il libro di Crovi in realtà è nato da una sfida. Il Milan è la squadra del cuore della famiglia dello scrittore ma Mondadori chiede a Crovi di fare un libro sull’inter. “La chiave di volta per uscire da questa grana – racconta lo scrittore – è stata la figura di Giuseppe Meazza. Indagando, ho scoperto cose meravigliose su questo campione che venne preso all’Inter perché fu l’unica squadra a dargli da mangiare. Scopro poi che in questo periodo posso calare un grande commissario, il Commissario De Vincenzi. E il gioco è fatto”.
Le vicende del libro di Crovi giocano tra realtà e fantasia. I passi che affascinano maggiormente sono quelli che raccontano gli allenamenti di Giuseppe Meazza. Tutto ciò che è successo nella sua vita rasenta la fantasia e cambia il modo di guardare il calcio. Meazza fu un campione di altri tempi, è impossibile fare parallelismi con i campioni di oggi.
Marco Malvaldi. Chimico teorico, umorista, autore di romanzi storici, divulgatore (in un saggio ha persino spiegato le imprese dello sport attraverso la scienza), giocatore agonista di ping pong, appassionato di calcio, tifoso granata, è soprattutto, uno dei più affermati giallisti italiani.
L’ultimo dei suoi romanzi è “A bocce ferme”. Malvaldi sa che il lato comico è il motivo principale del grande successo del suo ciclo più importante, quello dedicato agli immarcescibili vecchietti del BarLume. A bocce ferme è il settimo volume in una serie iniziata nel 2007. L’aspetto sportivo del suo libro “A bocce ferme” è strettamente legato al tifo e soprattutto come si formano alleanze tra tifoserie diverse. L’autore ricorda la tifoseria della squadra della sua città, Pisa.
“I miei vecchietti sono figli della teoria del pluscalore di Gianni Brera – spiega lo scrittore – ovvero le calorie non sono destinate solo al lavoro. Ecco che la bicicletta è uno strumento per divertirsi, per fare attività fisica. Chi si gode la pensione inizia a vivere il proprio tempo in movimento”.
Il filrouge che lega tutti i libri di Malvaldi è il gioco, presente infatti anche in tutti i titoli. “Giocando si imparano un sacco di cose – dice l’autore – il gioco è la metafora dell’esistenza. Ogni situazione tipica tra esser umani è paragonabile ad un gioco ed i giochi sono particolarmente adatti per esemplificare i modi di vita degli esseri umani. Come il gioco del biliardo – dice Malvaldi – ha una stretta analogia con l’omicidio. Con la stecca colpisci la palla ma il percorso che fa è molto contorto prima di arrivare al birillo. Così come quando uccidi una persona devi creare una serie di presupposti per nascondere il fatto. Ogni atto umano – continua il giallista – è descrivibile come metafora di un gioco. Giocando si possono capire molte cose sull’essere umano. Succede quando conosci la stessa persona nella realtà e contemporaneamente come compagno di squadra. Possono essere due persone completamente diverse o puoi scoprire aspetti suoi che mai immagineresti. Far giocare una persona a qualcosa, è il modo migliore per scoprire come un essere umano è realmente.”