Alla AOC F58 Galleria Bruno Lisi, dal 7 Giugno al 20 Giugno, a cura di Camilla Boemio.
La mostra si potrà visitare solo su appuntamento. On line saranno presenti approfondimenti.
Raid è un progetto di ricerca iniziato l’anno scorso con la personale di Jérôme Chazeix: The coat of hipness (materiali velati), curata per il calendario di Altaroma, la mostra pensata per la Galleria Bruno Lisi il cui sviluppo rimanda ad una costellazione capace di attivare connotazioni sulle arti tessili e le pratiche partecipative, ma anche di annettere una serie di progetti paralleli che si sarebbero dovuti sviluppare nella primavera del 2020.
Una nuova estetica evidenzia una ricerca fervida dell’utilizzo del tessile aprendo la discussione ad una rinnovata analisi del linguaggio nelle sue forme più ibride ed attente al tessuto sociale.
Raid mette in dialogo la pratica degli artisti Maria Elisa D’Andrea e Greig Burgoyne. La mostra presentandosi come uno specchio rifletterà sottigliezze diverse sul linguaggio d’arte; in un rimando atemporale nel quale l’installazione e il video consentono prospettive di pensiero sperimentali.
La ricerca di Maria Elisa D’Andrea abbraccia metodi non convenzionali e un’attenta sperimentazione dei materiali, esplorandone i vari stati di esistenza formale e allegorica. I suoi soggetti sono tratti da narrazioni personali e fonti che abbracciano storia e mitologia e riflettono l’interesse dell’artista per la filosofia, l’antropologia e il pensiero contemporaneo.
Ogni disegno e/o dipinto su carta, come le sue opere tessili, sono il risultato di tecniche altamente virtuosistiche che spesso richiedono lunghi periodi di tempo (e pazienza) per essere eseguite. Le opere nascono da esperienze personali, visioni e sensazioni che portano a immagini iconiche e riflessioni incarnate sulla simbologia femminista; ognuna è come un amuleto carico di fervore devozionale. Nel catturare il ciclo di vita della natura, la D’Andrea allude al potere della memoria e all’inevitabilità dei cicli della vita.
Il significato dell’opera esposta in galleria Cieloterra – Terracielo riguarda la memoria personale e la testimonianza di una civiltà contadina radicata nella natura. L’installazione site-specific è composta da stelle di lana e cotone lavorata all’uncinetto, di cui alcune ricamate con perline in pasta di vetro. In questa periodo sospeso il messaggio dell’artista diventa ancora più intenso e ci ricorda come “lo sguardo sempre al cielo in cerca di un segno, di una speranza, di preghiere” sia un gesto che ci riporta in pace con noi stessi e il cosmo. La D’Andrea scrive “(…)dalla cultura dalla quale proviene, terra e cielo sono strettamente legate nell’esercizio di un culto magico religioso, dove la terra è magia e il cielo è miracolo, la terra è fatica e il cielo è speranza; la terra è dono, il cielo è le mani che donano.”
Come descrive la curatrice, “Sono fantasie scarne e precise, guidate da necessità interiori, e implicano indagini su argomenti antropologici, sia allettanti che inquietanti. L’intensa attenzione dei materiali è parte computabile per perseguire questa direzione. Le sue installazioni, ed il modo di realizzarle hanno implicazioni tanto semplici, quanto complesse riuscendo a coinvolgere lo spettatore in modi impliciti e letterali ”
In dialogo con l’installazione verrà presentato il video di Burgoyne. Il lavoro è un documento della sua performance realizzata nel 2016 nella cella di una prigione. L’artista lavora con la futilità e l’estasi insiti nella resistenza, in questo particolare caso con un frustrante sforzo è alle prese con il tentativo di nascondere una sua limitazione, andando al di là della condizione della prigione, avvicinandosi piuttosto alla realtà della condizione umana. Una realtà che rimanda al saggio Le mythe de Sisyphe. Essai sur l’absurde di Albert Camus; al Processo di Kafka ma anche a una realtà attuale amara scaturita dal confinamento per contrastare il Covid-19 e dagli effetti causati dall’isolamento forzato.
Secondo la Boemio “Se inizialmente sembrano essere azioni senza senso, nel momento nel quale le osserviamo con attenzione incarnano esteticamente la disperazione di vivere; il destino comune dell’uomo. L’artista medium diventa colui che si immedesima nel sopportare il peso dell’esistenza”.
Links:
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