Terzo appuntamento al Teatro Parioli Peppino De Filippo per la rassegna PRIMO SALE con La monaca di Monza, in scena il 16 e 17 ottobre alle ore 21. La scelta di un autore come Giovanni Testori nasce dal desiderio di dare risalto alla parola: una parola italiana, pura, letteraria ma dotata di una forza sanguigna straordinaria.
Il rapporto carnale-sacro che Testori ha con la “parola” ha affascinato Yvonne Capece e Walter Cerrotta spingendoli a lavorare sulla sua Monaca di Monza, un personaggio che riesce — come poche altre figure — a rappresentare il binomio fede/peccato, ribellione/pentimento: punto nodale del corpus del poeta lombardo.
1591: Marianna de Leyva, figlia del conte Martino e di Virginia Maria Marino, divenne monaca assumendo il nome di Suor Virginia Maria. Vent’anni dopo, durante il processo che la vide coinvolta nell’omicidio della conversa Caterina Cassina da Meda, dichiarò di essere stata chiusa in monastero dai suoi contro la propria volontà e di essere stata iniziata agli ordini sacri in modo non conforme alle regole. Venne accusato con lei il conte Gian Paolo Osio, suo amante da quasi dieci anni. Nel 1610 Suor Virginia fu murata viva in una cella larga due metri per tre, con un solo foro nella parete per ricevere cibo e aria. La condanna prevedeva che rimanesse rinchiusa per il resto della vita; ma fu il cardinale Federico Borromeo, colpito dall’eccezionalità del percorso di redenzione della monaca, a liberarla tredici anni dopo e a lasciarne la prima testimonianza scritta. Ad essa si ispirerà Alessandro Manzoni, che trasformò suor Virginia in una delle più famigerate e controverse icone letterarie di tutti i tempi