I PROSSIMI APPUNTAMENTI
miart
miart, 14-16 aprile 2023, Allianz MiCo
Ribot gallery
Bénédicte Peyrat e Andrei Pokrovskii
PAD. 3 stand 08 sezione ESTABLISHED
Il progetto espositivo pensato da RIBOT per questa edizione di miart pone in dialogo le opere di Bénédicte Peyrat (Parigi, 1967) e Andrei Pokrovskii (Mosca, 1996), due nuovi artisti di RIBOT che dal 2023 sono parte della programmazione della galleria.
Il linguaggio formale ed espressivo che i due pittori adottano si muove su registri stilistici molto differenti; tuttavia, dà vita a composizioni in cui si riscontra un’atmosfera simile, di sospensione, di straniamento, di “disattivazione dell’azione” in favore di una ritrovata poesia.
Bénédicte Peyrat concepirà una serie di lavori che metteranno in risalto la forza espressiva e la versatilità della sua tecnica, capace di riecheggiare la nobile tradizione della grande pittura europea: dalla scuola veneta rinascimentale, fino al Romanticismo francese. Un’ampia porzione dello stand verrà dedicata a tale ricerca: saranno esposte tele dipinte ad acquarello o ad olio. Parte di queste si troveranno direttamente a muro, mentre altre emergeranno da una sorta di carta da parati creata attraverso la giustapposizione di diversi disegni eseguiti dalla stessa artista. Il particolare allestimento contribuirà a trasformare lo spazio in un environment esistenziale, intimo e unico.
Se per Peyrat è l’en plain air il contesto privilegiato, per Andrei Pokrovskii sono l’architettura e la sua rappresentazione ad essere scenario dominante e utilizzato per innescare una percezione non abituale della realtà, rivelatrice di aspetti nuovi o inconsueti e suggeritrice di significati alternativi. Le opere del giovane pittore, che occuperanno un’intera parete dello stand, rappresenteranno ambienti quali chiostri, interni di abbazie, cortili o teatri, resi attraverso una perizia da miniaturista o da maestro incisore e talvolta caratterizzati dalla presenza di elementi “metonimici” quali il legno. Spazi al contempo reali e virtuali, mitici ed emozionali che rimanderanno all’esperienza della permanenza al loro interno.
In occasione di Art Brussels, RIBOT propone un dialogo tra due artisti emergenti di nazionalità diverse: un percorso visivo tra le sculture di Olivia Bax (Singapore 1988, vive e lavora a Londra) e i dipinti di Stefano Perrone (Monza 1985, vive e lavora a Milano).
La ricerca dei due artisti svela aspetti e interessi comuni, come l’attrazione nei confronti del potere dinamico dell’opera e l’attenzione al rapporto che esiste tra pieno e vuoto nella composizione.
Entrambi traggono i soggetti delle loro opere dal quotidiano; nelle tele di Perrone si possono riconoscere ritratti, corpi, nature morte e oggetti che fanno parte di un immaginario che è al contempo individuale e collettivo e che si rifà a temi domestici, alla pubblicità e a realtà virtuali come quella dei social network; le sculture di Bax, invece, echeggiano vasi, tasche, maniglie, balconi e oggetti contenitori.
Un altro tratto distintivo che accomuna queste due ricerche riguarda un particolare uso della linea intesa come valore costruttivo. Nelle opere di Bax, il tratto che definisce i volumi delle sculture è essenziale e slanciato. Questo si origina da schizzi su carta che si fanno tridimensionali e che divengono forme realizzate con armature di acciaio e rete metallica ricoperta di carta macerata, colla e intonaco. Bax gioca con un attento equilibrio tra pieno e vuoto in cui lo spettatore è invitato ad indagare più da vicino, conducendo lo sguardo da uno spazio all’altro, da una cavità all’altra. La linea adottata da Perrone è invece un segno vettoriale che nasce dal suo background maturato nell’ambito della grafica pubblicitaria. Una linea sinuosa che interagisce con il soggetto dipinto, a volte lo accompagna, a volte lo ridefinisce nei caratteri ed altre volte ancora si fonde con lo sfondo. Un movimento libero che si rinnova continuamente sulla tela e che crea una tensione con la cromia spesso gradiente della superficie pittorica.
Parte delle opere esposte all’interno dello stand saranno realizzate nei prossimi mesi appositamente per la fiera e nasceranno da una sorta di conversazione aperta tra i due artisti. Il loro confronto diretto è volto ad ottenere un percorso visivo particolare, armonioso e stimolante per il visitatore.
Bénédicte Peyrat
Ecco, faccio una cosa nuova
in galleria fino al
6 maggio 2023
Prosegue in galleria fino al 6 maggio 2023 Ecco, faccio una cosa nuova, la prima personale di Bénédicte Peyrat (Parigi, 1967, vive e lavora in Borgogna, FR e Karlsruhe, DE) da RIBOT.
Ispirata da un versetto biblico tratto dal Libro del profeta Isaia (da qui il titolo ironico della mostra), Peyrat ha trasformato l’intera galleria in un vero proprio environment, intervenendo direttamente sui muri, diventati supporto dei wall paintings che l’artista ha eseguito ad acquerello. Questi sono diventati al contempo opera e sfondo, poiché al di sopra di essi l’artista ha allestito una serie di lavori ad acrilico su tela. Ha preso così vita un ambiente costruito attraverso due modi di vivere e intendere la pittura completamente diversi. Il primo, più immediato e istintivo, è privo della possibilità di un ripensamento e connesso ad una visione quasi ancestrale della creazione artistica; il secondo, legato ad immaginario più classico e a un’idea più meditativa del dipingere, implica addirittura la possibilità di rimanere anni intorno all’esecuzione di un quadro.
I motivi dei wall paintings sono tratti da schizzi “veloci” e pieni di luce, opere caratterizzate dall’utilizzo di colori tenui e di forme dai profili labili, dipinti dotati di una libertà espressiva unica che si dissolve nella materia. I quadri sembrano invece appartenere ad un altro mondo, capace di riecheggiare la nobile tradizione della grande pittura europea: dalla scuola veneta rinascimentale, fino al Romanticismo francese. Soggetti delle tele sono i caratteristici personaggi bizzarri e quasi metamorfici ricorrenti nell’iconografia dell’artista, unitamente a oggetti o animali simbolici posti in relazione alla figura senza un nesso apertamente dichiarato. L’ambientazione nella natura dell’immagine, anch’essa tipica, è l’espediente che contribuisce a conferire alla composizione un lirismo unico. Quello che le pennellate restituiscono è la materializzazione di un locus amoenus ove la concezione del tempo e dello spazio si smarrisce.
Lo stesso senso di straniamento, mai respingente, anzi piuttosto attrattivo, si ritrova nello special project realizzato per la galleria: una serie acquerelli su carta inediti ove la figurazione ancora una volta è visionaria e non imitativa e dove la luce costruisce la forma.
Info
RIBOT gallery
Via Enrico Nöe 23 – Milan
T. +39 02 36565235
M. +39 347 0509323