Abbiamo avuto il piacere di intervistare il cantautore piacentino Ricky Ferranti in occasione dell’uscita del suo nuovo singolo “Qua è dura”, un brano che parla di un dialogo immaginario con Dio e rivolgendosi a lui l’artista fa notare come sia difficile vivere su questo pianeta.
Ciao Ricky, grazie per essere qui con noi oggi. Vorremmo iniziare parlando del tuo brano “Qua è dura”. Puoi condividere con noi l’ispirazione dietro questo pezzo?
Ciao e grazie per questa intervista.
Sono pensieri che mi girano in testa fin dal liceo quando lessi della famosa scommessa sull’esistenza di Dio di Pascal.
Mettiamoci poi che arrivo da una famiglia Cattolica e praticante unito ad un interesse per tutto ciò che riguarda il trascendente.
Tutte queste cose unite a ciò che di assurdo avviene nel mondo ,ad un certo punto, tra dubbi e certezze, hanno dovuto uscire nella forma canzone che per me è la più congeniale per esprimermi.
Il brano menziona la possibilità di incontrare Dio in situazioni quotidiane, come alla stazione del tram o al bar sotto casa. Qual è il significato di questa rappresentazione?
L’idea che Dio possa manifestarsi in situazioni quotidiane nasce proprio da ciò che dicono i Vangeli nei passi in cui si Gesù dice che” ciò che farete al povero al mendicante è come se verrà fatto a me”.
In un ottica da credente è plausibile che un mendicante alla stazione del tram possa rappresentare Dio per la storia umana di qualcuno.
Nel brano, emerge anche un divario tra il messaggio trascendente spirituale e la sua strumentalizzazione materialistica distruttiva. Come vedi questo divario nella società odierna?
E’ un divario che esiste da sempre ed oggi è pesante ad un livello che definirei superiore.
Con livello superiore intendo che se un tempo era palese ed accettata la crociata in nome di Dio , oggi se ne comprende l’assurdità ma la si continua a perpetrare mascherandola ed edulcorandola.
Si esporta democrazia all’urlo di “In God we trust” e si fa la guerra per la pace.
Come pensi che la musica possa contribuire a far riflettere sulle questioni spirituali e sociali?
Potrebbe fare tantissimo.
Ma non le è più permesso farlo.
Non è un caso che il mainstream veicoli per il 99 per cento tematiche di evasione assimilabili ad una droga per non pensare.
Prendiamo i testi delle prime 20 canzoni più trasmesse in radio.
Li abbiamo la risposta.
Tolti gli autori anni 70 che ogni tanto passano ancora in radio, il nuovo è desolante.
Parlo di mainstream chiaramente.
Infine, quali speranze hai per il futuro e come sperate che “Qua è dura” possa influenzare chi lo ascolta?
La speranza è che sempre più voci possano arrivare al grande pubblico e che la musica ,mantenga si una sua funzione di divertimento , ma parallelamente portando spessore e riflessioni in chi ascolta.