Ritorna in libreria Giacomo Mantovani, a distanza di poco più di un anno dall’uscita del libro d’esordio “Sinfonia delle sinapsi”. La nuova raccolta poetica “Rime senza rima”, editata dalla Aletti, si fregia della prefazione di Alfredo Rapetti Mogol.
Figlio di Giulio Mogol, è anch’egli autore di fama. Ha firmato, infatti, grandi successi, come “Strani Amori” per Laura Pausini, “Il battito animale” per Raf, “Il chitarrista” scritta insieme al compianto Ivan Graziani. E vanta importanti collaborazioni con Celentano, Mango, Nek, Ron, Elisa, Arisa.
Scrive entusiasta Alfredo Rapetti Mogol, a proposito di questo giovane talento nato a Voghera nel 1996: «Il territorio poetico arato da Mantovani è un altopiano molto vicino al cielo. La sua lirica è una continua ascensione di erudita serenità che non sfiora mai il compiacimento».
Al centro dell’opera, ci sono tematiche come la natura e il suo incanto ristoratore. La spiritualità e altri numerosi soggetti cristallizzati poeticamente.
In tutti i casi: «La grammatica emotiva di Mantovani ci regala oasi di purissima semplicità che trattengono lucidi e taglienti frammenti di verità. A volte intervallate da “chiodi” di pessimismo che, per un attimo, fanno a pezzi lo specchio delle aspettative», scrive ancora Alfredo Rapetti Mogol.
Il noto paroliere si sofferma sullo stile del giovanissimo poeta, caratterizzato da una «poesia riservata, curata, millesimata».
«Ogni parola è pensata, discussa, scelta – continua – ma nello stesso tempo sempre circondata da un recinto di autocontrollo».
Mantovani è immerso nello studio della parola, oltre che per inclinazione personale, per il percorso formativo intrapreso. Dopo il diploma al Liceo Scientifico Statale “Niccolò Copernico” di Pavia nel 2015, si è iscritto alla Facoltà di Lettere Moderne dell’Università degli Studi di Pavia. Lì, da amante della lettura e scrittura, può continuare a coltivare il suo amore per la letteratura.
Il titolo, “Rime senza rima”, è stato scelto da Mantovani proprio rispolverando le reminiscenze letterarie.
«Nella storia della letteratura italiana un gran numero di autori aveva pubblicato raccolte di poesie di carattere occasionale, con il generico titolo “Rime”. Sono giunte, fino a noi, le “Rime” di Dante, Boccaccio e Carducci – scrive nell’introduzione Mantovani -. Dopo una cauta riflessione, non mi sembrò il caso di paragonarmi ai giganti della nostra letteratura. Ciò nonostante, l’idea di fare riferimento ad un modello tanto aulico non riusciva ad abbandonare la mia mente. Quindi decisi di utilizzarlo, modificandolo però in chiave ironica».
Così è nato “Rime senza rime”, che si rifà sia alla tradizione letteraria che alla peculiarità dei versi liberi di Mantovani. “Senza rima” appunto.
ma pulito, che lasciano spazio all’immaginazione e a spunti di riflessione. «Attimi di vita quotidiana che ho cercato di fotografare, secondo le mie emozioni e i miei pensieri. Proprio come fossi un pittore impressionista».
Nelle sue parole, i lettori potranno ritrovare un po’ di sé stessi. Come ebbe a dire il poeta Salvatore Quasimodo: «La poesia è la rivelazione di un sentimento che il poeta crede che sia personale e interiore, che il lettore riconosce come proprio».