Ruàn Avallone nasce a Latina. A 21 anni si trasferisce a Torino per coltivare l’amore per la musica e per la filosofia. A partire dal 2020 nasce il progetto “ruàn” (rigorosamente con la minuscola) che, tra varie difficoltà, tra cui la pandemia, prende definitivamente il via nel 2022.
I temi dei suoi brani fanno riferimento soprattutto ad incomprensioni, sentimenti inespressi, amore, separazioni, ma anche alla volontà di cambiare e di aggrapparsi a quanto di buono i rapporti con gli altri hanno da offrire.
Le sue influenze musicali attingono al pop sperimentale (“magari stanotte”), cantautorato (“oh, euridice”, “oltreoceano”) e indie-rock (“moti lunari”, “le parole degli altri”).
Le principali fonti di ispirazione oscillano tra i primi album dei Coldplay, il cantautorato italiano moderno (Cesare Cremonini, Daniele Silvestri), fino ad includere l’indie-pop contemporaneo (Mac DeMarco, Current Joys) e l’indie-rock anni ’00 (Arctic Monkeys, The Strokes, Kings of Leon).
“Miniere di sale”
“Miniere di sale” è un brano che parla di solitudine, del ripensare ai bei ricordi passati e alla sensazione di sentirsi distanti da chiunque. Il brano affronta anche il tema della difficoltà di farsi capire, di esprimere quello che proviamo e di venire accolti per ciò che siamo.
Il testo si sviluppa attraverso immagini “surrealiste”, quasi come se ci si trovasse in un incubo, sopraffatti da allucinazioni che vengono messe da parte nel ritornello.
“Per questo brano l’obiettivo era quello di trovare un sound diverso, che fosse diverso rispetto alle produzioni precedenti. Abbiamo fatto un uso più importante dei sintetizzatori, della drum machine e in generale il pezzo è meno rock del solito. Nei versi viene fuori uno spirito IDM ed elettronico (sulla falsa riga dei Radiohead), mentre il ritornello mantiene un suono rock/pop, più in linea con le canzoni passate, ma sicuramente più morbido ed etereo”.