Come raccontare questo lungo progetto di Silvio Capeccia, fondatore con Enrico Ruggeri di quei Decibel degli anni ’80? Certo, nonostante le ultime reunion e pubblicazioni, l’immaginario collettivo resta fedelmente ancorato d’istinto a quella “Contessa” che tanto ha reso celebre un certo glam rock italiano, un punk tutto nostrano che è stato, per certi versi, pura rivoluzione. Oggi Silvio Capeccia raccoglie tutta quella storia e pubblica “Silvio Capeccia Plays Decibel”: due volumi, due dischi, un viaggio dentro cui ritrovare quel suono codificato dentro un piano-solo davvero interessante. Per i palati fini che sapranno cogliere passaggi, tecniche e smagliature ma anche per tutti noi che abbiamo amato un certo immaginario sonoro: ritrovarsi dentro un pianoforte soltanto è un’impresa coraggiosa e decisamente ricca di poesia.
Il punk come il rock: secondo te sono linguaggi ormai decaduti?
David Bowie già negli anni Novanta sosteneva che il rock era morto, in quanto nei decenni precedenti si erano manifestate tutte le possibili declinazioni del genere; io credo che il rock nelle sue diverse varianti (punk, progressive, metal, etc.) debba oggi essere valutato in una prospettiva storica. Dopo oltre mezzo secolo artisti come Doors, Led Zeppelin, Genesis e altri cento nomi possono essere ormai considerati come la nuova musica classica.
Oppure, come spesso ho l’impressione, si sta tornando un poco indietro con le abitudini e anche con i suoni?
Certamente oggi c’è un recupero di sonorità passate, filtrate da una tecnologia che anni fa non esisteva. Questa è comunque una tendenza positiva, e conferma quanto dicevo poco fa circa la prospettiva storica con la quale si può fare musica adesso e negli anni a venire. La musica è in continua mutazione ed è sempre corretto prendere spunto dal passato per creare nuove modalità musicali, senza per questo cadere nella semplice ripetizione di quanto si è già ascoltato.
Ma quindi, domanda assai scontata immagino, da dove nasce l’idea di suonare in piano solo questi canzoni?
L’idea di rileggere al pianoforte il repertorio dei Decibel, la band di cui faccio parte che da sempre è stata paladina in Italia del punk e della new wave, è nata durante lo stop ex Covid. Premesso che non sono un pianista di estrazione classica, ho iniziato a postare online le mie versioni pianistiche dei brani nati al piano come “Contessa” e “Vivo da re”. Il riscontro positivo mi ha spinto ad andare oltre fino ad affrontare anche i brani più aggressivi dei Decibel ed il risultato si è tradotto in due raccolte per un totale di 28 brani, “Silvio Capeccia plays Decibel – Piano solo 1/2”.
Codificarle, risuonarle e in qualche modo “riscriverle” in piano solo… ti ha permesso di scoprire anche l’evoluzione dei Decibel nel corso degli anni? Il cambio di maturità, di scrittura, di forma estetica… che cosa hai scoperto?
In effetti in questo progetto non ho semplicemente suonato al piano canzoni nate in ambito rock: ho ritenuto fosse più interessante mantenere solo gli accordi e le linee melodiche per portare ogni brano in una nuova dimensione, più eterea ed evocativa. In questo processo la sonorità del pianoforte è stata fondamentale per riuscire nell’intento. Va anche detto che le canzoni dei Decibel, diversamente da tanta musica punk, sono ricche di accordi e quindi la rilettura pianistica ha potuto contare su un materiale di base armonicamente (e melodicamente) piuttosto ampio.
A questo punto c’è da chiedersi: pensato di orchestrare molte di queste canzoni?
Con “Piano solo” ho affrontato quasi la metà dell’intero repertorio della band… sono musicalmente curioso e nel prossimo futuro intendo avviare altri nuovi progetti. Intanto sono soddisfatto di avere riproposto queste canzoni, che abbracciano tutta la produzione discografica dei Decibel, sotto una prospettiva musicale originale.