I simbolismi sul Duomo di Como. La cattedrale di Como è una delle Chiesa fra le più belle d’Italia. Per la sua realizzazione ci vollero 344 anni. I lavori iniziarono nel 1396 su progetto di Lorenzo degli Spazzi da Laino in Val d’Intelvi. La Cattedrale fu eretta sui resti della basilica di Santa Maria Maggiore. Le fondamenta furono gettate nel 1452 e, cinque anni dopo iniziarono i lavori della facciata.
Nel 1487, sotto le direttive di Tomaso Rodari da Maroggia, si passò alla costruzione delle cappelle laterali e, dovettero passare altri 16 anni prima che fossero gettate le fondamenta di quello che sarebbe stato il coro.
Alla morte del Rodari, dopo quarant’anni di direzione e di intenso lavoro personale, gli successero Franchino della Torre di Cernobbio e Leonardo da Carona. Nel 1596 furono finiti il coro e le sacrestie. Tra il 1627 ed il 1640 fu realizzata la Cappella dell’Assunta mentre quella del Crocefisso fu costruita tra il 1653 ed il 1665. Per la costruzione della cupola bisognerà aspettare fino al 1730.
La facciata realizzata con marmi pregiati fu progettata da Fiorino da Bontà, ma fu fatta da Amuzio da Lurago e da Luchino Scarabota. Alcune strutture e la maggior parte delle statue che sono contenute sono state realizzate dai Rodari da Maroggia. Le pareti e le porte laterali, progettati dagli stessi Rodari. La più ornata, sul lato sinistro, è la cosiddetta “porta della rana”; della rana però è rimasta solo una parte ed anche così ha sollevato mille interrogativi e leggende. Una rana su una Chiesa rappresenta un interrogativo in quanto non si è ancora riuscita a darne un significato preciso.
All’interno della cattedrale si possono ammirare moltissimi capolavori tra cui nove arazzi del tardo 500, dei dipinti di Gaudenzio Ferrari, uno Sposalizio della Vergine; di Bernardino Luini, l’Adorazione dei Magi e la Pala Raimondi; del Morazzone, lo stendardo di Sant’Abbondio e l’Incoronazione della Vergine. Anche tra le statue ci sono dei capolavori tra cui il settecentesco l’altare maggiore del settecento, la Deposizione dalla Croce, il polittico dell’altare di Santa Lucia, e la Crocifissione e il polittico dell’altare di Sant’Abbondio del primo Cinquecento.
Volgendo le spalle all’Episcopio ed andando verso la piazza antistante la Cattedrale, una volta percorsa la piazza in direzione sud, si arriva in via Vittorio Emanuele, via, questa, che ripercorre il tracciato di un’antica via romana parallela all’asse principale nord-sud della Como romana. A metà della via, se si volge lo sguardo verso la propria desta, si può ammirare l’abside della basilica di S. Fedele. Sempre su questa strada si affaccia anche il portale della basilica, detto “Porta del Drago” che è noto anche per la scultura che è al centro del suo portale. Si tratta di una donna serpente ed è proprio questa figura che ha sollevato importanti interrogativi.
Il drago o il serpente ha una valenza che ad oggi ancora non è ben chiara. Nella religione cristiana il drago o il serpente ha un significato decisamente negativo, infatti, rappresenta il male mentre, l’uccisione di questo animale potrebbe significare la sconfitta del male ed il conseguente trionfo del bene. Per alcuni, invece, il significato è decisamente opposto ossia in questo caso potrebbe significare la sconfitta del bene ed il trionfo del male.
Da non lasciarsi sfuggire anche i fregi alati realizzati ai lati del portale che, tra gli studiosi, hanno sollevato il dubbio che si trattasse di due custodi dal bene anche se, la figura del serpente non ha ancora una sua collocazione in quanto c’è chi la identifica con il male e chi con il bene.