Spartaco all’Ara Pacis

Spartaco all’Ara Pacis – Il Museo dell’Ara Pacis ospita fino al 17 settembre prossimo “Spartaco. Schiavi e padroni a Roma”, mostra dedicata al più grande sistema schiavistico che la storia ricordi. Esposti circa 250 reperti archeologici in un percorso che comprende installazioni audio e video.

La mostra, ideata  dal Sovrintendente Capitolino ai Beni Culturali, Claudio Parisi Presicce e da Orietta Rossini, è curata dagli stessi insieme a  Lucia Spagnuolo

Stime recenti hanno calcolato la presenza nell’antica Roma di 6/10 milioni di schiavi su una popolazione di 50/60 milioni di individui:  la società, l’economia e l’organizzazione di questo impero non avrebbero potuto raggiungere i grandiosi livelli che si conoscono senza lo sfruttamento pianificato delle capacità di questa forza lavoro priva di libertà, diritti e proprietà.

Un team di archeologi, scenografi, registi e architetti restituisce la complessità del mondo degli schiavi nell’antica Roma a partire dall’ultima grande rivolta guidata, tra il  73 e il 71 a.C, dallo schiavo e gladiatore trace Spartaco, che riuscì a raccogliere un vero esercito di schiavi, ma anche di poveri e di disperati in grado di tener testa all’esercito romano per tre anni.

Esposti circa 250 reperti archeologici – provenienti da 5 musei della Sovrintendenza Capitolina, da molti musei italiani e da alcuni importanti musei stranieri – inseriti in un percorso che comprende installazioni audio e video, in grado di riportare in vita suoni, voci e ambientazioni del contesto storico.

 

 

La mostra è suddivisa in  11 sezioni:

– Vincitori e vinti, in cui si racconta l’età delle conquiste e la riduzione in schiavitù di decine di migliaia di vinti in ogni campagna militare;

– Il sangue di Spartaco, ossia la sconfitta a opera delle legioni di Crasso dei circa 70.000 ribelli guidati, appunto, da Spartaco;

– Mercato degli schiavi, fiorente in tutto il Mediterraneo e presente nella stessa Roma;

– Schiavi domestici evidenzia il privilegio, rispetto agli addetti ai lavori pesanti, di chi condivideva quotidianamente la vita negli spazi domestici;

– Schiavi nei campi, si tratta dell’agricoltura, contesto sicuramente più svantaggiato, per la fatica quotidiana, la presenza di un sorvegliante plenipotenziario e a volte per l’uso delle catene nei campi;

– Schiavitù femminile e sfruttamento sessuale, per le quali la prostituzione era così frequente da renderne necessaria la proibizione per legge;

– Mestieri da schiavi  alcuni dei quali conferivano ulteriore marchio di infamia, come le prostitute, i gladiatori, gli aurighi e gli attori;

– Schiavi bambini, del cui impiego nell’economia domestica padronale restano molte testimonianze archeologiche;

– Schiavi nelle cave e miniere, descrive la condizione di lavoro e di vita cui erano costretti coloro che rifornivano di marmi e metalli preziosi la capitale e gli altri centri dell’impero;

– Una strada verso la libertà, dedicata alla manumissio, vera e propria occasione offerta dal diritto romano agli schiavi più meritevoli e a quelli che erano riusciti, arricchendosi, a comprare la propria libertà;

– Schiavitù e religione, esplora il rapporto della schiavitù con alcuni aspetti del culto ufficiale romano.

 

Chiudono il percorso le foto fornite dalla Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO, International Labour Organization),  Agenzia Specializzata delle Nazioni Unite nei temi del lavoro e della politica sociale.

 

Testo e foto tratti dal sito del Comune di Roma

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