“Il declamatore” dei Stanislao Sadlovesky è un viaggio nell’inconscio, un’esperienza sensoriale che va oltre i limiti della musica convenzionale. Le 10 tracce compongono un lavoro che si presenta come un risveglio da un’anestesia totale, un emergere da un coma farmacologico, un percorso post-operatorio e post-traumatico. La coscienza sembra smarrita ma non persa, con residui di ricordi inafferrabili tra le ciglia e le pupille. Il disco è come galleggiare nel Mar Morto, un’eterna conversazione con sé stessi, una fusione di Verbo e Percezione. Si tratta di un teatro anatomico mentale, influenzato dalle interferenze del mondo, e trasmette una risonante solitudine alla De Chirico. Emergono pensieri sconnessi o inesprimibili, odissee post-industriali e notti bianche apocalittiche. Nulla sarà più come prima dopo questo viaggio, una sinfonia metafisica che si configura come una seduta di psicagogia. Il disco si presenta come il demiurgo delle stanze dell’inconscio, una voce proveniente da un Altrove che risiede dentro di noi, una narrazione diegetica in differita che lascia un’impronta indelebile.
Come è nata l’idea di formare la band? Qual è la storia dietro il vostro incontro e la decisione di fare musica insieme?
Stanislao Sadlovesky nasconde 2 creatori, Massimo Cavasin ed Alessandro Lazzarin. Ci siamo conosciuti in radio come colleghi. La nostra amicizia è continuata al di fuori dell’ambito lavorativo ed è sfociata fisiologicamente in quello artistico.
Parliamo del vostro processo creativo. Quali sono le fonti principali di ispirazione per la vostra musica e come avviene la collaborazione all’interno del gruppo?
Quasi sempre Massimo porta un testo ed Alessandro ci cuce la musica sopra. Musicalmente riteniamo di rientrare nel mondo dell’elettronica, visto che Alessandro compone da anni nel genere. Poi la collaborazione ha fatto sì che diventasse un’elettronica inquinata, talora irriconoscibile.
Come descrivereste il vostro stile musicale?
L’abbiamo chiamato Ambient-Punk. Le 2 parole sono antitetiche ma accostano, in questo caso, il genere di musica elettronica in cui è specializzato Alessandro a composizioni ed incisioni selvagge, spontanee, rapide e senza revisioni.
“Il Declamatore”, il vostro debut album, è appena stato pubblicato. Potete condividere con noi l’ispirazione dietro questo lavoro?
È un album nato dalla nostra amicizia, da una collaborazione veloce, senza fronzoli, in sintonia.
La distanza, Massimo di Treviso, Alessandro di Bassano del Grappa, ci ha imposto ed aiutato a concretizzare.
Infine, cosa possiamo aspettarci dal futuro degli Stanislao Sadlovesky?
Speriamo che più gente possibile ascolti il disco. Una volta che pubblichi ti metti in gioco e non puoi più nasconderti. Poi ci auguriamo di acquisire un seguito nostro, che possa essere sedotto da una creatura così particolare.