Terremoto di magnitudo 6.0 mette in ginocchio il centro Italia – Ha atteso pazientemente nel buio che le luci di 80 frazioni si spegnessero, ha atteso che la maggior parte delle persone si augurassero la buona notte e che dolcemente scivolassero nel sonno mentre la sua rabbia ribolliva. Infido, crudele e spietato, il terremoto ha atteso le 3 e 36 di mercoledì mattina per scatenare la sua violenza e seminare morte, distruzione e terrore con una scossa di magnitudo 6.0 che ha fatto tremare tutto il Centro Italia. Un sisma terribile che ha colto tutti impreparati. Al momento le vittime accertate sono 247 ma purtroppo si teme che il numero sia destinato ad aumentare. La violenza del sisma ha messo in ginocchio i comuni di Amatrice, Accumuli e Arquata del Tronto. La prima scossa, con epicentro vicino Accumuli, in provincia di Rieti e con ipocentro a 4 chilometri di profondità, è stata registrata alle 3 e 36 di mercoledì mattina. Paura, la fuga dalle case, i crolli, i feriti, le vittime. Un disastro. Il terremoto che ha colpito l’Italia centrale «è paragonabile, per intensità, a quello dell’Aquila del 2009» ha detto il capo del Dipartimento Protezione Civile, Fabrizio Curcio. La terra ha tremato per 142 interminabili secondi. Lo indicano i dati riportati dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). Le scosse successive alla principale più forti sono state registrate finora nella zona di Norcia (Perugia): la prima con una magnitudo di 5.4 avvenuta alle 4:33, preceduta appena un minuto prima, alle 4:32, da una scossa di magnitudo 5.1. Poi molte altre: 39 in poco più di 3 ore tra Perugia, ancora Rieti, Norcia (Perugia) e Castelsantangelo sul Nera (Macerata). Il sisma è stato avvertito anche a Bologna, Rimini, Roma e Napoli, dove non si sono verificati danni. Altre scosse sono state registrate anche dopo le 6 della mattina e sono proseguite per tutta la giornata successiva. Giovedì alle 5 e 17, una nuova scossa di magnitudo 4.5 con epicentro tra Accumoli (Rieti) e Arquata del Tronto (Ascoli), ha fatto ripiombare nel terrore i cittadini giù stremati dal dolore e dalle 470 scosse complessive che si sono alternate dall’inizio della tragedia fino alle prime ore del pomeriggio. L’Italia centrale, una chicca ricca di monumenti e di storia è stata ridotta, in pochi secondi, ad uno scenario devastante. Amatrice è stata rasa al suolo, le case distrutte ridotte in polvere, in ogni angolo cumuli di macerie, strade e comunicazioni interrotte e ovunque volti segnati dalle lacrime, dal dolore e dal terrore. A causare il sisma sembra sia stato uno stiramento dell’Appennino, ossia il processo di estensione da Est a Ovest. Lo indicano le prime analisi condotte dai sismologi dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). “Il tipo di movimento osservato dai dati sismici indica una faglia estensionale, simile a quella all’origine dei terremoti più recenti e vicini, ossia quello de L’Aquila del 2006 e quello di Colfiorito del 1997”, ha dichiarato all’ANSA il sismologo Alessandro Amato, dell’Ingv. “Anche quei terremoti – ha aggiunto – erano stati superficiali, avvenuti come questo alla profondità compresa fra 8 e 10 chilometri, cosa che spiega i forti scuotimenti”. Ora il rischio frane è altissimo. “Dopo un terremoto ci sono rischi residui e rischi indotti dal sisma e, fra questi, quelli che ci preoccupano di più sono l’elevato rischio frane ed il rischio di sprofondamenti” ha dichiarato all’Adnkronos il geologo Raffaele Nardone. “Dopo un terremoto c’è il rischio di sprofondamenti del territorio perché nel suolo esistono cavità che vengono danneggiate a causa delle scosse. Questi danni provocano fratture nella roccia ed il rischio conseguente di vedere la terra sprofondare. Una situazione che rimanda al rischio di ulteriori crolli, ulteriori danni e possibili ulteriori vittime. Andiamo a verificare – spiega Nardone – possibili frane indotte dalle scosse. Dopo un sisma, infatti, frane in equilibrio, e rimaste tali dopo la scossa principale, possono essere riattivate sotto la sollecitazione delle ripetute repliche.” Le scosse di assestamento, che al momento stando ai dati dell’Ingv sono arrivate, giovedì mattina, a 470, “provocano ulteriori sollecitazioni al terreno con incremento del rischio di crolli anche gravi.” L’Italia non ha perso tempo, il meccanismo dei soccorsi è partito immediatamente. Dall’Abruzzo sono partiti per aiuto e sopralluoghi 35 tecnici del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico (Cnsas). Alcune squadre si sono dirette verso le Marche, altre verso la parte interna del Lazio, in particolare verso la provincia di Rieti. Di alcune fanno parte unità cinofile e medici anestesisti e rianimatori. Facebook ha attivato il suo servizio Safety check, che consente agli utenti di segnalare che sono in sicurezza in caso di pericolo.
Ad Amatrice i volontari, i sopravvissuti, parenti e amici hanno scavato con le mani
Ad Amatrice, la città famosa per la pasta e dalle 100 chiese non c’è più nulla, tutto è stato distrutto. Qui, dove fino a qualche ora prima, si rideva e si scherzava e ci si preparava a pregustare la sagra delle spaghetti all’Amatriciana giunta alla sua 50esima edizione, il dolore si tocca con mano. Ovunque c’è distruzione e desolazione. Uno scenario apocalittico quello che si è presentato ai soccorritori che si sono addentrati da Piazza Antonio Serva, nel suo centro storico. Durante la notte, con la prima scossa, i cittadini hanno cercato di mettersi in salvo come potevano, calandosi anche dalle finestre utilizzando le lenzuola. La via principale, il corso, è crollata quasi completamente e le strade di accesso al paese sono inaccessibili. Anche l’ospedale è inagibile. Medici e paramedici hanno allestito un campo all’aperto nel parcheggio del nosocomio per prestare i primi soccorsi. Il sindaco Sergio Pirozzi dice: «decine di morti, tanti sotto le macerie, stiamo allestendo un luogo per le salme. Metà paese non c’è più». Le ricerche dei feriti, dei sopravvissuti, prosegue incessantemente. E’ una corsa contro il tempo. Ogni minuto è prezioso. I tecnici si sono messi subito al lavoro con gli appositi apparecchi che captano segnali di vita sotto quello che resta delle case. Sotto le macerie anche due gemellini di sei anni: Simone è stato recuperato in gravissime condizioni. Il fratellino Andrea invece non ce l’ha fatta. Con loro ci sarebbero altre quattro persone. Si cercano anche due ragazze afghane di 26 e 27 anni. E si scava, si scava e ancora si scava. Si usano tutti i mezzi a disposizione, anche le mani. Sì, si scava anche con le mani per cercare un altro bambino. «Hanno sentito le urla del bimbo e della sua mamma» testimoniano alcuni fotografi sul posto. Ce l’ha fatta invece, dopo 7 ore sotto le macerie, Irina. La donna è stata recuperata e portata in ospedale. I primi feriti da Amatrice sono arrivati a L’Aquila e a Roma al S. Andrea e al Gemelli.
Accumoli
La situazione ad Accumoli, un paese di appena 700 anime, non è da meno. Qui le vittime sarebbero 4, tra cui due bambini piccoli, mentre si cercano intere famiglie e altri bimbi scavando sotto le macerie. I dispersi sono almeno 8 mentre il numero degli sfollati sfiora i 2500. Danneggiate la caserma e le chiese, nessun edificio sembra essere agibile. Particolarmente colpita la frazione di Illica. Per i soccorritori e i Vigili del Fuoco raggiungere il centro abitato è stata una vera e propria impresa, a causa delle strade interrotte: al km 136 della statale 4, a circa 4 km dal Comune di Accumoli, il sisma ha provocato un dislivello di circa 15 centimetri su un viadotto. Problema simile su un altro viadotto, il «Tronto secondo», due chilometri più avanti. Il Sindaco, disperato ha dichiarato: «È un disastro, il paese è semidemolito, siamo senza luce, senza telefoni, in tanti sono ancora sotto le macerie, non riusciamo a quantificare quanti siano» poi Petrucci accusa: «Soccorsi in ritardo, la prima squadra dei vigili del fuoco è arrivata alle 7 e 40».
Pescara del Tronto, nelle Marche: la frazione che non esiste più
Ad Arquata del Tronto, in provincia di Ascoli, sul lato marchigiano quasi al confine con il Lazio, sono stati registrati 11 morti. Tra le vittime una bambina di pochi mesi è la vittima più giovane di questo terribile disastro. I vigili del fuoco hanno trovato il suo corpicino senza vita tra le macerie, i suoi genitori sono stati tratti in salvo e portati in ospedale. La frazione di Pescara del Tronto, in base a quanto affermato dai primi soccorritori, «è ridotta a un unico blocco di macerie». Qui hanno trovato la morte anche due bambini romani mentre due fratellini di 4 e 7 anni sono stati ritrovati vivi. I piccoli erano andati a fare visita alla nonna che, non appena si è resa conto di quanto stava accadendo li ha fatti mettere, salvandoli così, sotto il letto. Un uomo, per salvarsi, si è gettato dalla finestra con la figlia. I due stanno bene. Nella frazione di Pescara del Tronto decine di persone sono state salvate dagli agenti del Corpo Forestale dello Stato. Il borgo di Arquata è stato evacuato. Due anziani turisti romani sono stati salvati dalle macerie della loro abitazione, crollata.
Crollo sul Gran Sasso
Danni anche alla parete est del Corno Piccolo sul Gran Sasso che, a causa dell’intensità del sisma,. è crollata. L’allarme è stato lanciato su Facebook dal Rifugio Franchetti, a 2.433 metri. «Ore 3.30: anche noi qui al rifugio siamo stati svegliati da una forte scossa di terremoto, nella nebbia si è sentito un forte rumore di crollo dalla parete est del Corno Piccolo: al momento non si vede di quale entità, ma l’impressione è che sia venuto giù un bel pezzetto di montagna. L’incubo è tornato ma stiamo bene e non abbiamo avuto danni», scrivono dal rifugio.
La Protezione Civile: «Come a L’Aquila ma scenario diverso»
Il comitato operativo della Protezione Civile si è riunito a Roma. Il responsabile, Fabrizio Curcio, ha paragonato il sisma a quello de L’Aquila: «Questo è un terremoto di magnitudo importante, è un terremoto superficiale che ha provocato uno scuotimento rilevante. Il valore è paragonabile al sisma de L’Aquila anche se qui cambia lo scenario nel senso che L’Aquila era una città capoluogo di Regione e importante dal punto di vista numerico. Qui c’è una popolazione più diffusa, quindi immaginiamo che l’impatto sia meno gravoso in termini di vite umane. Ma un evento di assoluto rilievo».
Il sindaco de L’Aquila Cialente: «Tragedia come nel 2009»
«E’ una tragedia come quella che abbiano vissuto a L’Aquila». Lo ha detto Massimo Cialente sindaco della città devastata dal sisma del 2009 (magnitudo di 6.3, prima scossa alle 3.32 e 309 vittime) che ha raggiunto la cittadina del reatino per dare, come ha detto, «tutto il nostro aiuto». L’ospedale San Salvatore, dice Cialente, «è già pronto per la necessaria assistenza ai feriti».
Partiti da Roma mezzi speciali
Un vero e proprio esercito composto da vigili del fuoco, protezioni civili locali, polizia, carabinieri, Corpo Forestale dello Stato e anche l’esercito: il 6/o reggimento Genio di Roma, con mezzi speciali, è partito alla volta delle zone colpite dal sisma. Squadre della scuola interforze Nbc di Roma sono a disposizione delle autorità, insieme ad un ufficiale di collegamento. Il Dipartimento della Protezione civile è in contatto con tutti i territori colpiti, come ad Amatrice, rende noto Palazzo Chigi, con un post su Twitter.
Matteo Renzi
Il premier Matteo Renzi , che ha seguito, minuto per minuto, da Palazzo Chigi le operazioni di soccorso, ha ringraziato «chi ha scavato a mani nude» per poi andare in prima persona a visitare i luoghi colpiti dal sisma. «Non lasceremo nessuno da solo, nessuna famiglia, nessun Comune, nessuna frazione», ha detto.
Il capo dello Stato è rientrato a Roma
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha lasciato Palermo per far rientro a Roma e fin dalle prime ore del mattino è rimasto in contatto con la Protezione Civile. «È un momento di dolore e responsabilità, di appello alla comune responsabilità. Tutto il Paese deve stringersi con solidarietà attorno alle popolazioni colpite. Grazie alle forze che portano soccorso»
Papa Francesco: «Uniti, preghiamo per le vittime»
Anche Papa Francesco si è unito al dolore ed ha espresso «Commozione e vicinanza» alle vittime e ai loro familiari. Il Pontefice ha rinviato la catechesi del mercoledì alla prossima settimana e ha chiesto ai fedeli di recitare il rosario. «Uniamoci nella preghiera per le vittime, stringiamoli nel nostro abbraccio e ringraziamo tutti i volontari e gli operatori della protezione civile». La Cei, confederazione episcopale italiana, ha già stanziato un milione di euro dai fondi per l’8 per mille per far fronte alle prime urgenze e ai bisogni essenziali. Indetta anche una colletta nazionale da tenersi in tutte le Chiese italiane il 18 settembre 2016.
Ue, Stati Uniti e Mosca: «pronti ad aiutare»
Il dramma che ha colpito l’Italia è rimbalzato su tutti i tg del mondo. Le immagini dell’apocalisse , del dolore sono state trasmesse senza sosta non solo qui da noi ma ovunque. Solidarietà e offerte di aiuto sono arrivate anche da oltre oceano dagli Stati Uniti, dall’Unione europea e da Mosca. Il commissario Ue agli aiuti umanitari e alla gestione delle crisi Christos Stylianides ha annunciato su twitter che sta «monitorando attentamente l’impatto del terremoto in Italia». «Le mie condoglianze e vicinanza alle famiglie delle vittime», aggiunge il commissario. Il ministro delle emergenze russo Vladimir Puchkov ha inviato un messaggio al Capo della Protezione civile Fabricio Curcio mettendo a disposizione uomini e mezzi per la rimozione delle macerie.
Parlamentari uniti nella solidarietà
Dinnanzi alla tragedia e al dolore, anche i parlamentari hanno messo mano al portafoglio. Sono infatti 42 i parlamentari che hanno devoluto 1000 euro ciascuno Per volontari Protezione Civile. “I gruppi parlamentari di Camera e Senato di Sinistra italiana devolvono da subito 42.000 euro (1.000 euro per ciascuno eletto), ai volontari della Protezione civile impegnati in questa fase straordinaria dei soccorsi nei luoghi colpiti dal terremoto nel centro Italia”. Lo rende noto un comunicato dell’ufficio stampa nazionale di Sinistra Italiana. “Questa sottoscrizione – prosegue la nota- è un piccolo contributo di solidarietà in un momento cosi difficile per tanti cittadini che hanno perso tutto. Infine si stanno attivando in tutta Italia le strutture e i circoli territoriali per tutte le iniziative possibili e necessarie di solidarietà concreta”.
L’Italia intera al fianco dei terremotati
La mobilitazione è capillare su tutto lo Stivale. ”C’è la disponibilità totale da parte di tutte le regioni limitrofe alle aree colpite per ospitare persone evacuate”, ha detto nel pomeriggio di mercoledì la Protezione Civile dando gli aggiornamenti in conferenza stampa. L’Anci ha registrato che la partecipazione attiva cresce di minuto in minuto: le prime municipalità che si sono attivate per dare un contributo sono Torino, i Comuni della provincia di Mantova (che hanno già unito le forze), Catania, Napoli, Firenze, Bologna, L’Aquila, oltre ovviamente ai Comuni capoluogo di Lazio, Umbria e Marche. Le offerte di aiuto sono arrivate immediatamente anche da l’Associazione nazionale partigiani d’Italia e dall’Auser, l’Associazione per l’autogestione dei servizi e la solidarietà con sedi in tutta Italia che mette a disposizione le proprie strutture locali e limitrofe per collaborare attivamente al fianco della Protezione civile. Così come il Club alpino italiano (Cai) ha attivato un conto corrente per la raccolta fondi in aiuto alle aree interessate tra Lazio, Marche e Umbria (Banca Popolare di Sondrio – Agenzia Milano 21 IBAN IT06 D056 9601 6200 0001 0373 X15).
Si è mobilitata anche l’Associazione Bancaria Italiana per ”offrire sollievo al grave disagio socioeconomico causato dal sisma”: lo fa invitando i “i propri associati ad adottare ai residenti nei territori colpiti le previste sospensioni delle rate dei finanziamenti ipotecari collegati agli immobili residenziali, commerciali e industriali che abbiano avuto danneggiamenti anche parziali”.
Si rimbocca le maniche anche l’Emilia, ferita dal doppio tragico sisma del 20 e 29 maggio 2012. Oltre a una prima colonna di 20 camion, con a bordo un centinaio di volontari e tecnici dell’Agenzia regionale di Protezione civile, partita in mattinata, anche enti locali, sindacati e partiti stanno mettendo a punto iniziative. La Province di Modena e Reggio Emilia hanno aperto conti correnti e le risorse raccolte saranno utilizzate per gli interventi nei prossimi mesi.
Palazzo Chigi ha diramato i numeri attivi: 800840840 per contattare la Protezione civile e 803555 per la sala operativa della Protezione civile Lazio. L’sms solidale invece al numero 45500 con il quale è possibile donare due euro. La Federfarma si è attivata per allertare le farmacie delle aree terremotate al fine di garantire i medicinali e i prodotti sanitari, anche se sembra che le due farmacie di Amatrice siano entrambe distrutte, mentre si fatica a verificare la condizione della farmacia di Accumoli, epicentro del sisma.
Ecco la sequenza principale delle scosse registrata dall’Istituto nazionale di Vulcanologia
Le immagini sono prese da lanci twitter
I terremoti più violenti degli ultimi cinquant’anni che hanno sconvolto il volto del Bel Paese e seminato dolore e terrore tra i suoi abitanti sono:
14 – 15 gennaio del 1968 – Belice, Sicilia occidentale 6,1 Richter – Causò gravi danni in diversi paesi del trapanese e dell’agrigentino, tra cui ricordiamo Gibellina, Salaparuta, Poggioreale, Salemi, Partanna, Montevago, Santa Margherita di Belice e Menfi, molto colpite dal sisma, con numerosi crolli e danni gravi.
6 maggio 1976- Friuli, 6,4 Richter – Si registrò una serie di scosse inoltrate fino al mese di settembre, con vastissimi danni in tutto il Friuli, terremoto avvertito in tutto il Centro-Nord Italia, Slovenia, Austria. Si tratta del terremoto più forte del secolo per l’Italia Settentrionale.
15 aprile 1978 – Golfo di Patti (Provincia di Messina) 6,1 Richter – Si registrò alle ore 23,33, provocando ingenti danni (crollano più di 70 edifici[senza fonte]) e feriti a Patti e nei comuni limitrofi. Qualche crollo anche nei comuni della riviera ionica messinese. Molte persone colte da malore. Nessun morto
19 settembre 1979 – Valnerina, 5,9 Richter – Il sisma provocò gravi danni a Norcia, Cascia e le aree limitrofe danneggiando i monumenti e provocando alcuni morti e decine di feriti.
23 novembre 1980- Irpinia e Basilicata, 6,9 Richter – Dopo la Seconda guerra mondiale, il piu’ terribile terremoto in Italia, con una durata della scossa eccezionale: 90 secondi. Furono devastate diverse zone tra la Campania e la Basilicata, con danni ingentissimi, soprattutto nell’area dell’Irpinia. Vennero distrutti numerosi paesi. A Napoli, nel quartiere di Poggioreale, crolla un palazzo di diversi piani, provocando 52 morti. Danni ingenti nelle province di Avellino, Salerno, Benevento, Matera e Potenza. 8.000 i feriti e 250.000 senzatetto.
13 dicembre 1990 – Sicilia sud-orientale 5,1 Richter – Gravi danni ad Augusta e Carlentini, molti danni nell’area del Val di Noto. Centinaia di feriti e 15.000 senzatetto.
26 settembre-ottobre 1997 Umbria e Marche: furono coinvolte le zone di Colfiorito, Verchiano, Foligno, Sellano, Nocera Umbra, Assisi, Serravalle di Chienti, Camerino. Distrutte numerose frazioni del comune di Foligno ed altri centri, gravi danni alle città, soprattutto alle bellezze artistiche. Ad Assisi crolla una vela della volta Basilica superiore di San Francesco. Lo sciame sismico iniziò nella primavera’ del 1997. La terra tremò a lungo, per più di un anno. I terremoti di magnitudo maggiore a 5 furono: il 26 settembre di 5.8 alle ore 2:33 dove due coniugi anziani morirono sotto le macerie della propria casa, la stessa mattina alle ore 11:42 ci fu una nuova scossa ancora più forte di quella notturna (6,1 Richter) dove rimasero uccise altre 9 persone, di cui 4 tecnici che ispezionavano l’interno della Basilica di San Francesco, il 3 ottobre di magnitudo 5, il 7 ottobre di magnitudo 5.3, il 12 ottobre di magnitudo 5.1, il 14 ottobre di magnitudo 5.5, il 26 marzo 1998 di magnitudo 5.4. Si contarono 11 vittime, 100 feriti, 32.000 sfollati e oltre 80.000 case danneggiate. Colpita la zona del Pollino con epicentro localizzato fra i comuni di e Castelluccio Inferiore, Castelluccio Superiore e Lauria. Un morto a Maratea in cui un uomo fu travolto da una frana innescata dal sisma mentre si trovava all’interno della propria auto. Notevoli danni strutturali si sono verificati soprattutto a Castelluccio Superiore ed Inferiore.
6 aprile 2009 L’Aquila – Fu registrato in tutta la sua violenza alle 3,32 della domenica tra il 5 ed il 6 aprile. Le scosse, come quelle che seguirono nei giorni successivi vennero percepite in tutto il centro-Sud. Furono precedute da scosse di minore intensità anche in Friuli e nel forlinese. Gravissimi i danni a L’Aquila, con il centro storio distrutto completamente, con migliaia di case distrutte nel capoluogo e nei comuni limitrofi.
20 maggio 2015 – L’epicentro è a Finale Emilia (Modena) è stato avvertito in tutto il Centro-Nord. Colpisce in particolare la Pianura Padana e l’Emilia Romagna: è l’evento più forte dall’inizio del nuovo secolo.
Sono stati attivati i numeri di emergenza della Protezione Civile 800840840 e della sala operativa della Protezione Civile Lazio:803555.