Torre della Muda: “Siamo tutti centurioni” e la musica come legame universale

I Torre della Muda sono tornati con il loro nuovo singolo, Siamo tutti centurioni, un brano che anticipa il prossimo album Momento Eterno e che esplora temi come l’unità globale e la responsabilità collettiva. Li abbiamo intervistati per scoprire di più sul significato del loro lavoro, sulla loro visione artistica e sulle sfide di portare avanti un messaggio profondo in un panorama musicale spesso dominato dalla semplicità.

“Siamo tutti centurioni” è un titolo potente. Vi sentite realmente “centurioni” della musica, messaggeri di un’ideologia o di un’idea che volete portare avanti? Se sì, quali sono le sfide e le responsabilità che questo comporta?
Il titolo non si riferisce ovviamente a noi come paladini e guerrieri della musica che devono portare avanti delle ideologie… Si riferisce al fatto che una buona parte di mondo è legata da una storia comune, quella, appunto, degli antichi romani che conquistando tutto il bacino del mediterraneo e fondendo la propria civiltà con quelle già esistenti nei vari luoghi ha dato vita ad un unico popolo fatto di mille culture. Non è sicuramente un’ideologia (come è stato fatto in un passato che oggi ritorna a galla con dei rigurgiti) che vogliamo portare avanti ma piuttosto un pensiero ed una riflessione sul fatto che essendo parte di un unica grande civiltà (ormai a livello globale) non possiamo far finta di niente e lasciare che in altre parti del mondo ci siano guerre, devastazione, persone che stanno soffrono… è una responsabilità di tutti contribuire al benessere di questa grande famiglia fatta di esseri umani.

Nel brano usate Roma come simbolo di connessione. Come mai avete scelto proprio l’Impero Romano, un periodo storico spesso controverso, per parlare di unità e fratellanza? Qual è l’aspetto di Roma che volete enfatizzare di più?
L’impero romano è una scelta ovvia, è il più vicino a noi, potevamo usare anche l’impero Inca o quello giapponese ma sarebbe stato poco credibile. Il fatto che sia controverso non è dovuto all’impero romano ma all’essere umano in generale. Per centinaia di migliaia di anni ci siamo ammazzati per i motivi più futili e questo è innegabile, è un dato di fatto. Al contempo però l’uomo è stato in grado di creare cose come l’arte, le leggi, delle architetture, dei pensieri e della filosofia che ancora oggi ci lega e ci influenza tantissimo e sempre di più a livello globale, questo è l’aspetto che noi vogliamo enfatizzare. Non nascondiamo il male che c’è stato ma se ci concentriamo solo su questo aspetto non ne usciremo mai fuori, valorizziamo il bello, il bene e il buono che c’è e magari possiamo creare un mondo migliore.

Cosa significa per voi fare musica che esplora temi come la fratellanza globale e la responsabilità collettiva? Come vi posizionate rispetto alle pressioni commerciali di mercato, che spesso richiedono messaggi più semplici e di facile consumo?
Esplorare questi temi è stata per noi un esigenza, siamo stanchi di ascoltare musica che parla sempre al singolare: io amo, io odio, io faccio, io dico… e soprattutto con gli stessi temi, utilizzati talmente tante volte che qualsiasi nuova parola sull’argomento è una ripetizione inutile. La pressione del mercato non ci spaventa e non la sentiamo, ci sentiamo liberi di esprimere quello che vogliamo è proprio il mercato che ha spinto e fomentato molto di più i musicisti che parlano di argomenti banali, semplici e di facile consumo. Noi cerchiamo di stare in quella fetta che ancora parla di quello che vuole e prova a far riflettere l’ascoltatore su temi che non siano consunti come le storie d’amore.

Secondo voi, il tema del DNA comune e della storia condivisa è in grado di influenzare il modo in cui ci vediamo oggi? In un mondo sempre più tecnologico e spesso isolante, credete che le persone possano riconnettersi attraverso la musica?
Questo è un po’ la nostra speranza, la musica come tutte le arti ha il potere di connettere le persone in tutto il mondo, soprattutto oggi dove con due click mi posso ascoltare musicisti coreani o argentini senza alzarmi dal divano, posso vedere un film girato a Los Angeles o una mostra a Tokio. Tutto questo ci influenza, o ci dovrebbe influenzare, a vederci come parte di un unica grande popolazione inevitabilmente connessa dalla stessa storia e dalla stessa cultura.

Infine, “Siamo tutti centurioni” anticipa il nuovo album. Potete dirci qualcosa su come questa traccia si collega al resto del disco? Ci saranno altri richiami storici o filosofici, o avete deciso di esplorare altri simbolismi?
All’interno del nostro album “Momento Eterno” cerchiamo di esplorare temi diversi ma che richiamino tutti a quella che è l’esperienza umana con le sue unicità e le sue contraddizioni, parliamo di storia ma anche di cultura pop, di filosofia, di società e di come l’essere umano si trova a navigare in un infinito cosmo di “cose e pensieri” alcune create dall’uomo stesso e altre che sono sempre esistite, come le stelle, che continuiamo ad osservarle con stupore e meraviglia perché ci siamo accorti solo ora della loro bellezza.

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