Lei,
affannata che si perde
nel carrello della spesa scandagliando
necessità e voluttuarie
delizie non necessarie,
ma carezze della sera
parlando di pane e di occhi negli occhi ridenti
– cosa pensi?
Al sorriso tranquillo,
Al mio gatto che esige il conquibus
concreto amabilmente amato e venale,
alle cose da fare domani
dar l’ acqua ai fiori , hanno fame hanno vita,
tutto
– e tutto qui.
Lui,
vagando nell’ orbe terracqueo
benignamente adombrato di spartire
l’ umana umanità – odore di noi,
ammorba il mortale,
ma urge
la prece imprudente dell’altra metà del cielo
in vacanza con pupi , un martirio
– liberazione fugace per lui, ma non si può dire,
un bianco tubetto per sciacquare il sorriso,
eliminare le mute contese
e prendere l’acqua con il setaccio , finché si può
o si deve, difficile enigma.
Meglio pensare ad un alto pensiero,
pensare, tappando la puzza degli altri,
poetare ed applausi tra adepti,
scusandosi il miasmo di morte,
già, siano mortali,
rime , orsù, lo sbiancante cerchiamo,
non altro.
E ci si incontra,
lei e lui non armati,
indifferenti quasi alle casse,
estranei sguardi – ma dove l’ ho visto?
Attimi , poi lei va, con il dono felino
pensando un uomo
arrogante tra tanti.
Lui, sconvolto, sapendo
che i sommi pensieri non danno medaglia,
ma routine di memorie, per lei,
– giorno per giorno per giorno.
Chi vince, mi chiedo?
Ma è un racconto.
In fondo.
©mtl
(Mara Limonta)