“Un giorno con… Enrica Coccoli”. I poeti si raccontano nei docufilm di Aletti

Novità per la casa editrice Aletti. Non più solo libri per conoscere gli autori che compongono la grande community letteraria guidata dal maestro Giuseppe Aletti, ma anche docufilm. Un nuovo format comunicativo che concilia la voce alle immagini, in cui si mescolano momenti di vita vissuta ed elementi artistici degli autori. E’ la volta di Enrica Coccoli, classe 1960, insegnante in pensione che è riuscita a realizzare, come poetessa, un sogno. La prima parte del docufilm “Un giorno con…” è girato a Tivoli (Roma), mentre la seconda parte a Gardone Val Trompia (in provincia di Brescia), dove attualmente vive. E’ così che viene a crearsi un dialogo interiore con l’autrice, dove a fare da sottofondo è una musica dolce e movimentata, che incuriosisce lo spettatore ad una conoscenza sempre più approfondita. E a sottolineare la bellezza del docufilm come prodotto di una casa editrice sempre attiva, è anche Enrica Coccoli. «Con Aletti c’è un iter più completo. Non ci si limita alla valutazione dello scritto».

Immagini naturalistiche si alternano a fotografie di famiglia che ricordano gli anni passati in cui si divertiva con i giocattoli regalati dal suo amato papà, che sapeva leggerle dentro [guarda il docufilm]; una bambina cagionevole di salute, di rosa vestita, che preferiva giocare da sola ma che è diventata una donna forte, empatica e sensibile, anche grazie alla sua professione di maestra, e che ora continua a lavorare nel sociale, facendo corsi di lingua italiana per genitori stranieri. E ancora, le immagini di una rosa rossa, il mare, scorci storici, che segnano un passaggio. Quella bimba diventa, piano piano grande. Entra alla scuola elementare, si appassiona alla lettura e alla scrittura, con il diario segreto da aggiornare ogni sera, a cui nessuno poteva accedere; fino a capire che lavoro voleva fare da grande: la maestra. Idea che si rafforza alla scuola media e all’Istituto Magistrale per poi diventare una realtà fino alla pensione. La voce di Enrica diventa malinconica quando, guardando una luce che squarcia le nuvole bianche in cielo, seduta su una panchina, legge la poesia “A papà”, andato via troppo presto. “Sei il mio faro. Quando parlo di te non metto mai il punto fermo”. Enrica parla, poi, dei suoi amori, i veri amori della sua vita. Un uomo, suo marito, che purtroppo visse al suo fianco troppo poco, circa una decina d’anni, e un cane, il suo amabile trovatello Charlie. Ancora le nuvole, un tramonto che si innalza tra le vette, laddove Enrica rivede il suo amore perduto. Ma c’è sempre il suo rifugio, la scrittura, a ricordarle che il ricordo può essere impresso non soltanto nel cuore ma anche su un foglio e, così, la penna diventa uno strumento di pace interiore. E, poi, le immagini di un parco giochi, ad evocare gli occhi dei bimbi, di quei bimbi seduti dinanzi a lei. “Stelle brillanti sui loro visi paffuti; occhi che si spalancano, curiosi e radiosi occhi di conoscenza. Occhi d’amore”.

Altri versi sono letti nella seconda parte del docufilm, in cui quella finestra sull’autrice si spalanca, ancor di più, nei cuori degli spettatori. Non può mancare una poesia dedicata alla sua mamma, scritta, con commozione, un paio di mesi dopo la sua perdita. “Mai come in quei mesi ho provato tanta dolcezza per te mamma, che eri diventata la mia bambina. Da curare, coccolare, talvolta sgridare, quando pretendevi di fare di testa tua e facevi i capricci”.  E, così, si conclude il video-racconto di Enrica, pregno di amore e di sentimenti. Di una bambina diventata donna, che rivede la sua infanzia sulla battigia, dove le onde del mare si infrangono sugli scogli e l’azzurro del cielo si bacia con il mare.

Federica Grisolia

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