Vinicio Capossela libera tutti i demoni della musica con Pandemonium – Venerdì 17 luglio, alle 21.30 alla Rocca Brancaleone, il cantautore in scena con Vincenzo Vasi
“Tutti i demoni che fanno la complessità della nostra natura, tutte le stanze di cui è composto il bordello del nostro cuore,” promette Vinicio Capossela, che torna a Ravenna Festival con Pandemonium: venerdì 17 luglio, alle 21.30 alla Rocca Brancaleone, il concertato riapre il vaso di Pandora dopo il lungo silenzio della pandemia, libera cacofonie e paure, confusioni e invenzioni…e soprattutto tanta musica. Quella che Capossela – armato di una ridda di strumenti musicali che evocano il mitico pandemonium, strumento gigantesco imparentato con l’organo della fiera e costruito dai nani dei regni sotterranei – ordina e disordina incessantemente, menestrello onnivoro e chiassoso, rabdomante alla continua ricerca di suoni e storie, culture e ossessioni. Lo spalleggia in questo caso un “rumorista intraterreste”, Vincenzo Vasi, cui è affidato il compito non di colmare la mancanza dell’orchestra ma anzi amplificare vuoti, echi e solitudini; altro esemplare, Vasi, di quella specie ingegnosa e vorace, sempre cangiante, cui appartiene Capossela. L’appuntamento, già sold-out, è realizzato con il contributo di Coop Alleanza 3.0; sarà in diretta streaming su ravennafestival.live
“Il demone a cui mi riferisco in questo Pandemonium è il dáimōn dei greci – spiega Vinicio Capossela –L’essenza dell’anima imprigionata dal corpo che è anche il tramite tra umano e divino. Perché un po’ di divino nell’uomo c’è, pure se impastato col fango e il dáimōn lo rimesta e solleva. Il disordine continua il suo lavoro, fino nelle fibre dell’invisibile e ci modifica incessantemente. Noi cerchiamo di mettere un po’ di ordine, salvare qualche emozione pura, forgiandola in canzone e suonandola in solitudine”. E che musica potrà mai produrre il pandemonio? “Ho sentito parlare di questo enorme strumento, un grande organo fatto di metalli estratti dalle viscere della terra, dai nani che battono e forgiano nelle cavità ctonie, il cui rimbombo ci raggiunge col brontolare del tuono, e provoca il frastuono. Vincenzo Vasi batte i metalli delle piastre del vibrafono e li fa espandere, come la goccia provoca cerchi quando cade. Suona le voci fantasma nascoste nel theremin e rigenera i suoni del mondo”.
Mai quello che ti aspetti, Capossela, forse perché ogni suo concerto è un viaggio, un vagabondare cui è necessario abbandonarsi, scegliendo per guida questo stralunato cavaliere errante, sempre pronto a raccogliere leggende e musiche, poesie e verità, in una ricerca minuziosa che si nutre del suo talento istintivo per il sottile equilibrio fra colto e popolare, contemporaneo e storico. Che Pandemonium rifletta questa molteplicità – con un repertorio scelto lungo le rotte tracciate in trent’anni di canzoni (il primo disco di Vinicio, All’una e trentacinque circa è uscito nel 1990), svelandone storie e scheletri negli armadi – appare come il solo credibile ritratto del proteiforme Capossela. Dopo tutto Pandemonium è anche il nome della rubrica quotidiana che il cantautore ha tenuto sui social durante il lockdown, almanacco del giorno per mettere a nudo le canzoni, intrecciandole con le storie di un’attualità apparentemente immobile, ma in continuo cambiamento.
Tedesco di nascita – ad Hannover nel 1965 – ma di famiglia irpina, Vinicio Capossela conquista la Targa Tenco con il suo primo disco. L’album della svolta, però, è il quarto, Il ballo di San Vito, uscito nel 1996; un disco che, più che un disco, è “una vicenda”, parola di Vinicio stesso. Nel 2004 pubblica invece con Feltrinelli Non si muore tutte le mattine. I lavori discografici successivi, Ovunque proteggi (2006), Da solo (2008) e Marinai Profeti e Balene (2011), si sviluppano intorno al mito, al rito, alla maschera, all’epica, al destino, tematiche declinate in spettacoli che sono già teatro-canzone. E poi ancora collaborazioni con i musicisti greci di rebetiko, lavori sulla musica popolare da ballo, una candidatura al Premio Strega, spettacoli teatrali…e nel 2019 Ballate per uomini e bestie (La Cùpa/Warner Music), l’undicesimo disco che gli guadagna la quarta targa Tenco, nella categoria Miglior disco in assoluto: “un cantico per tutte le creature – l’ha definito il suo autore – per la molteplicità, per la frattura tra le specie e tra uomo e natura”.
Info: 0544 249244 – www.ravennafestival.org